di REDAZIONE ECONOMIA
Ancora una volta è stato il TAR LAZIO a fare chiarezza e decidere sul rigetto della contestazione da parte dell’ente camerale di Brindisi con il ricorso presentato a maggio del 2018, esprimendosi su una vicenda che si trascina ormai da diversi anni, dopo la riforma voluta dal governo Renzi . Sempre il TAR LAZIO si era rivolto il 30 gennaio 2019, con un apposito quesito alla Corte costituzionale, sollevando la questione di legittimità costituzionale per violazione del principio di leale collaborazione nella funzione legislativa, in quanto le norme prevedono che l’esercizio delegato della potestà legislativa sia condotto all’esito di un procedimento nel quale l’interlocuzione fra Stato e Regioni si realizzi (e si è realizzata) nella forma inadeguata del parere e non già attraverso l’intesa in sede di Conferenza-Stato Regioni.
La decisione è rimasta stand-by fino al 28 luglio 2020, allorquando la Consulta ha dichiarato “non fondate” le questioni sollevate dal TAR LAZIO, definendo nel caso in questione rispettato il principio di leale collaborazione durante il procedimento di adozione del decreto ministeriale del 16 febbraio 2018.
Il decreto del Governo Renzi era stato contestato non solo dalla Camera di commercio di Brindisi ma anche da quelle di Massa-Carrara, Rieti, Pavia e Terni, avrebbe dovuto essere adottato previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni e non, come inizialmente previsto, solo sentita la Conferenza Stato-Regioni. L’accordo non si era mai formalmente raggiunto nonostante i vari tentativi dal Governo e quindi, per evitare l’immobilismo, il decreto legge era stato comunque adottato. La battaglia delle Camere di Commercio “nemiche” del decreto, sembrava perduta dopo il parere della Corte costituzionale, sperando di poter mantenere l’autonomia. Un’illusione questa che, invece, è stata recisa dall’ultima decisione del TAR LAZIO, i cui giudici hanno ritenuto improcedibile per carenza di interesse il ricorso dell’ente camerale brindisino, eccepita proprio da Unioncamere che al contrario di diversi enti camerali si è sempre espressa a favore della riforma.
L’Unione italiana delle camere di commercio ha evidenziato come il decreto ministeriale impugnato dalla Camera di Commercio di Brindisi fosse stato inserito nel testo normativo, ed a questo punto le circoscrizioni territoriali all’interno delle quali sono identificate le Camere di commercio, nonché le sedi delle camere accorpate, sono ora definite da un atto avente forza di legge. Una tesi accolta dal TAR LAZIO, secondo cui i ricorsi in esame riuniti, sono improcedibili, essendosi venuta a creare una situazione di fatto e di diritto sostitutiva di quella esistente al momento della instaurazione del presente giudizio.
L’attuale commissario dell’ente camerale brindisino, Antonio D’Amore, ha annunciato che non presenterà ricorso al Consiglio di Stato. “Rispetto a quelli che erano i timori di chiusura della sede, di perdita del personale e di impossibilità di svolgere attività di rappresentanza, il Tar ha confermato che con gli ultimi interventi normativi c’è stato il recepimento delle nostre richieste: la sede resta aperta, il personale in servizio, non si trasferiscono i servizi e le attività promozionali. In seno all’unica giunta, viene individuato un rappresentante del territorio in qualità di vicepresidente, che ha un budget per le attività promozionali“.
Ed adesso la Camera di Commercio di Taranto e quella di Brindisi dovranno votare, ed eleggere il proprio organo statutario, che sulla base dei numeri degli iscritti, dovrebbe prevedere la presidenza in seno alla Camera di Commercio di Taranto e la vicepresidenza a Brindisi. Ed i commissari Antonio D’ Amore e Gianfranco Chiarelli dovranno lasciare il proprio posto a chi verrà eletto democraticamente e non “nominato” da qualche partito. Nessun commento da Taranto dove probabilmente qualcuno starà preparando le carte per tornare a fare il proprio precedente lavoro. La “festa” del presenzialismo e degli annunci è finita.