di REDAZIONE POLITICA
“Il Consiglio di Stato non ha travalicato il confine della propria giurisdizione”. È quanto hanno sentenziato i giudici delle Sezioni unite civili della Cassazione con due distinte sentenze depositate che hanno rigettato i ricorsi proposti dal procuratore di Roma (destituito) Michele Prestipino contro le decisioni dei giudici amministrativi di Palazzo Spada che avevano dato ragione al procuratore generale di Firenze Marcello Viola e al procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, annullando la sua nomina a procuratore di Roma. Il sostituto procuratore generale nell’udienza del 23 novembre scorso aveva chiesto di dichiarare inammissibile o, comunque, infondato il ricorso proposto da Prestipino.
La vicenda della Procura di Roma è al centro di una lunga querelle che ha le proprie radici nel cosiddetto caso Palamara. La 5a commissione (incarichi direttivi) del Csm, l’ organo di autogoverno dei giudici, il 23 maggio 2019, aveva proposto Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, con 4 voti, mentre Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo, e Giuseppe Creazzo, procuratore di Firenze, avevano riportato un voto ciascuno. In quello stesso periodo di due anni fa però vennero fuori le intercettazioni della vicenda Palamara, da cui era emerso un presunto interesse dell’ex presidente dell’ Anm ed ex consigliere del Csm Luca Palamara e dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, di ottenere la nomina di Viola come procuratore romano.
La conseguenza era stato il ritorno in commissione della decisione e la successiva esclusione di Viola dalla cerchia dei tre candidati (Prestipino, Lo Voi e Creazzo) che si erano contesi la Procura, con la nomina finale, avvenuta il 4 marzo 2020 di Prestipino. Ma il Tar del Lazio e successivamente il Consiglio di Stato, con due decisioni di segno uguale, avevano però imposto al Csm di ripartire dalla originaria proposta della 5a commissione e cioè quella che aveva visto in pole position Viola, poi immotivatamente escluso, secondo i giudici amministrativi di primo e secondo grado, perché del tutto inconsapevole delle manovre riguardanti il suo nome.
Prestipino, attualmente facente funzione della Procura di Roma, aveva “lamentato il vizio di eccesso di potere giurisdizionale per invasione della sfera di discrezionalità riservata al Csm per una pluralità di profili“. Era arrivato a capo della procura più grande d’Italia dopo il pensionamento di Pignatone, come outsider dopo lo scandalo del caso Palamara, venendo nominato dal Csm nonostante avesse meno titoli degli altri concorrenti alla guida della procura della Capitale.
I giudici amministrativi avevano bocciato ancora una volta una delle tante discutibili nomine del Csm, come la nomina di Prestipino per “carenza di motivazioni”. Nelle due sentenze “gemelle” depositate ieri, le Sezioni Unite hanno osservato che si osserva che “nessuna invasione dell’ambito delle attribuzioni costituzionali del Csm è ravvisabile” nella decisione dei giudici amministrativi e che “il Consiglio di Stato non ha travalicato il confine della propria giurisdizione” concludendo “Va escluso che nel caso in esame – si legge nelle due sentenze – il Consiglio di Stato abbia esorbitato dai limiti posti al proprio giudizio, conformando la scelta del Csm mediante la riformulazione dei criteri da applicare“. Il Consiglio di Stato, sottolinea la Cassazione, “ha difatti rimarcato la manifesta irrazionalità e, quindi la palese illegittimità dei criteri di scelta adottati dal Csm in base al mero tenore testuale dell’articolo 18 del Testo unico sulla dirigenza giudiziaria e lo ha fatto nell’esercizio del proprio potere-dovere di valutazione“. Quindi “nessuna invasione della sfera del merito amministrativo si è quindi prodotta – osservano i giudici di Piazza Cavour – poiché il Consiglio di Stato si è limitato a svolgere l’attività d’interpretazione dei parametri normativi che è propria della sua funzione“.
Adesso si attende il plenum del prossimo 22 dicembre con all’ordine del giorno la nomina del nuovo procuratore di Roma. La Quinta Commissione del Csm, competente sugli incarichi direttivi, ha concluso i suoi lavori formulando due proposte: quella di maggioranza (con 4 voti a favore in Commissione) riguarda l’attuale capo della procura di Palermo Francesco Lo Voi, quella di minoranza (sostenuta con un voto in Commissione), invece, propone la nomina di Viola.