di ANTONELLO de GENNARO
“Un nonno al servizio delle istituzioni”. Con questa immagine il presidente del Consiglio, Mario Draghi alla conferenza stampa di fine anno organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della Stampa parlamentare, presso l’Auditorium Antonianum, ha consegnato alla politica il compito di definire il suo ruolo nel decidere i futuri assetti istituzionali del Paese, a cominciare dal prossimo mese di febbraio dall’ elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Nella tradizionale conferenza stampa di fine anno e la solita sequela di domande, con un pressante botta e risposta con i giornalisti di testate italiane e straniere presenti nell’ Auditorium Antonianum. Come si poteva immaginare, la prima domanda, è stata “quale sarà il futuro istituzionale di Mario Draghi ?” .
È stata una conferenza stampa piacevole, ma anche molto seria. Il leader del Governo Draghi sorride, ride, si presta ai siparietti, si concede anche una battuta in romanesco, sempre pesando bene ogni parola, cercando di restare sempre in equilibrio, dentro un confine istituzionale che tocca tutti i temi dei suoi 9 mesi di governo: il rapporto con i partiti, il ruolo di Mattarella, “il modello ideale di presidente della Repubblica”, i successi quelli veri (e non quelli millantati in passato dal suo predecessore Conte) nella lotta alla pandemia.
La risposta “soft” del premier Draghi è sempre chiara: “I miei destini personali non contano, non ho particolari aspirazioni di un tipo o dell’altro, sono un uomo, se vogliamo un nonno, al servizio delle istituzioni” ha esordito Draghi. Il Governo, ha sottolineato, “ha fatto molto di quel che era stato chiamato a fare”. Ha “conseguito tre grandi risultati. Abbiamo reso l’Italia uno dei paesi più vaccinati del mondo, abbiamo consegnato in tempo il Pnrr e raggiunto i 51 obiettivi”. In buona sostanza “abbiamo creato le condizioni perché il lavoro sul Pnrr continui. Il governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà alla sua guida” .
Draghi ha fatto capire molto chiaramente che ormai la sua sua presenza a Palazzo Chigi non è indispensabile . L’importante, ha invece aggiunto il premier “è che il governo sia sostenuto da una maggioranza come quella che ha sostenuto questo governo, ed è la più ampia possibile. E’ una maggioranza che voglio ringraziare molto”, perchè “il sostegno delle forze politiche è stato fondamentale”. Senza dimenticare che “la responsabilità quotidiana dell’azione di governo sta nel Parlamento, la prosecuzione del governo sta nel Parlamento”, ha affermato il premier.
Ogni sua affermazione viene tracciata, “pesata”, ascoltata e poi risentita. E le parole, come le risposte del premier, sono tante. “Di questo genere di domande ne vorrei una sola, e poi basta”, è il suo auspicio, ma mentre lo dice sorride, sa che chiede l’impossibile, e infatti non opporrà resistenza. E sarà sempre lui a lasciare sempre un porta aperta, ad allargare le braccia, a schermirsi dicendo che il suo messaggio, ogni messaggio, è solo di buon senso. “Lei parla di risultati raggiunti, allora missione compiuta?“, lo provoca un giornalista. “Questo lo dice lei…” la sua immediata risposta..
“E’ il Parlamento che decide la vita del Governo e la deciderà sempre“, ha proseguito il premier Draghi, “Proprio per questo è necessario che questa maggioranza si confermi nella sua ampiezza, se non che si allarghi ulteriormente” perchè, sempre guardando al prossimo cambio di guardia al Quirinale, ” la responsabilità della decisione è interamente nelle mani delle forze politiche, quelle che hanno permesso a questo governo di agire, non è nelle mani di individui. Sarebbe veramente un fare offesa all’Italia, che è molto di più di persone individuali”.
“La grandezza del Paese non è determinata da questo o quell’individuo ma da un complesso di forze, di persone e di sostegno politico che permettono di andare nella direzione giusta” ha continuato Draghi.
Il premier ha stilato un bilancio considerando probabilmente conclusa la sua missione a Palazzo Chigi e può anche aspirare ad altro,. E altre parole autorizzano la suggestione: “Abbiamo conseguito tre grandi risultati. Abbiamo reso l’Italia uno dei Paesi più vaccinati del mondo, ed eravamo l’ultimo tra i grandi Paesi europei — elenca il presidente del Consiglio — abbiamo consegnato in tempo il Pnrr e raggiunto i primi 51 obiettivi del Piano; abbiamo creato le condizioni perché il lavoro sul Pnrr continui». Ma non solo, Draghi dice di più : “Il Governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà: l’importante è che il governo sia sostenuto da una maggioranza come quella che ha sostenuto questo governo, la più ampia possibile“. Affiora dunque l’ipotesi che non sia lui a concludere la legislatura, il Paese saprà comunque essere all’altezza delle sfide, è la certezza del premier.
La forza di Draghi è nel suo nome, nel consenso potenziale e anche nell’opportunità della sua funzione di garanzia per sette anni. La sua debolezza: questa elezione non avviene “indipendentemente” dal governo, che non è non un organigramma, ma il luogo della responsabilità e della direzione politica del paese, in un momento come questo. Draghi oggi l’ha presa dalla testa (il Quirinale), ma il problema è la coda (il Governo). È dipendente, super dipendente da quella. E il problema è pure il “testacoda” perché non sarebbe senza effetto, in termini di forza e legittimazione, rimanere al governo con coloro che ti hanno rifiutato per il Colle.