di ANTONIO ZAMA*
In questo mare tempestoso, che circonda la vita nei tribunali, rileggere la lettera, scritta nel 2017, del dottor Giacomo Ebner ha un effetto lenitivo sulle profonde e reciproche diffidenze e polemiche che sembrano il leitmotiv che accompagna il rapporto dell’avvocatura con la magistratura. Rapporto fatto di rivendicazioni, proclami, dissensi e veri propri attacchi al campo avverso. Diciamo la verità avvocatura e magistratura sembrano due cavalieri che si affrontano in una giostra medioevale.
Agli iniziali e cavallereschi inchini e saluti di circostanza scambiati nei convegni, seguono le mazzate e randellate tirate alla cieca contro il “nemico” quando si scrive e si parla con la propria “fazione” e in pubblico, dimenticando “l’uguaglianza di origini”, come scriveva l’avvocato Enrico De Nicola.
Ci piace l’idea che si possa provare a percorrere una strada comune nell’anno delle riforme della Giustizia. In tal senso ricordiamo lo scritto “Avvocati e magistrati” del 1920 di Enrico De Nicola, dove il futuro primo Presidente della Repubblica ricordava all’avvocatura che: “… Non si può parlare della nostra famiglia, cementata nei diuturni rapporti e irradiata dalle sue virtù senza che il pensiero volga alla magistratura, che ha con noi uguaglianza di origini, identità di scopi, comunanza di ideali, di opere e di fede”.
Sono trascorsi 100 anni e l’avvocatura ha le sue responsabilità per la perdita di stima e di autorevolezza che la professione ha nel comune sentire, questo è un tema che ci svierebbe dalle considerazioni espresse da un magistrato nei confronti di un avvocato. Con le dovute proporzioni, non si adombri il dottor Giacomo Ebner, passiamo dalle parole del Presidente De Nicola alla lettera del magistrato Ebner.
Siamo consapevoli che la realtà non è così ma ci piace l’idea che le parole di Ebner sulla figura dell’avvocato siano lette da più magistrati possibili, in particolare dai giovani giudici che sembrano avulsi dal considerare che il valore di un magistrato si vede anche da come tratta un avvocato. Iniziamo il 2022 quindi con la lettera scritta dal dottor Giacomo Ebner magistrato presso il Tribunale di Roma:
Lettera di un magistrato ad un avvocato
Caro Avvocato,
ogni giorno ci vediamo e condividiamo una parte del lavoro assieme.
Sì ma tu facendo la fila fuori dalla mia porta, io alla mia scrivania;
tu entrando col sorriso anche se hai i tuoi cavoli, io dipende dall’umore;
tu in piedi, io seduto;
tu in giacca e cravatta anche a luglio, io in jeans;
tu paziente dei miei orari, io non sempre dei tuoi;
tu che hai il cliente sul collo, io che ho tutto apparecchiato;
tu che torni più volte per vedere se ho deciso ed io che mi sento in colpa per non averlo ancora fatto;
tu che hai vent’anni più di me e mi saluti con rispetto;
tu che mi racconti storie di altri e dagli occhi capisco che mille ne avresti da dirne di tue;
Ti rispetto, ti ammiro, ti sono grato.
Dott. Giacomo Ebner