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22 Luglio 2024 12:30
22 Luglio 2024 12:30

Apulia Film Commission, dopo le polemiche denunce e dimissioni strumentali , l’assemblea soci nomina un nuovo CDA

L' Apulia Film Commission in due anni e mezzo con la presidenza Dellomonaco ha ricevuto diversi premi, l’ultimo al Senato della Repubblica, in Puglia sono arrivate tantissime produzioni d’eccellenza, i Comuni soci sono raddoppiati, è stata aperta la Film House, trasformando la Fondazione in un organismo intermedio.
di Alessia Di Bella

L’ex presidente Simonetta Dellomonaco avrebbe dovuto riferire ieri all’assemblea dei soci l’attuale situazione dell’Apulia Film Commission, entrata in una fase di stallo dopo le dimissioni notificate sabato scorso da tre consiglieri di amministrazione, i quali ieri avrebbero dovuto discutere la proposta di licenziamento del direttore generale Antonio Parente avanzata dalla stessa presidente in seguito a una presunta aggressione subita nel suo ufficio lo scorso novembre. “Siamo in una situazione di impasse amministrativa che va superata“, dice la Dellomonaco, che si augurava una pronta ripartenza dell’Afc. Che è arrivata ma senza di lei !

Simonetta Dellomonaco ex presidente dell’Apulia Film Commission

Incredibilmente i Comuni soci della Fondazione Apulia Film Commission, su indicazione della Regione Puglia stessa, hanno accolto l’invito a ricostituire immediatamente il CdA nominando all’unanimità i nuovi membri del consiglio di amministrazione nelle persone dei brindisini Carmelo Grassi, nominato dalla Regione Puglia, ex direttore del Teatro Pubblico Pugliese e ora direttore artistico del Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, l’architetta  Marina Samarelli (indicata dai piccoli Comuni) e l’avvocato barese giuslavorista  Ettore Sbarra, indicato dal Comune di Bari. La nomina dei tre consiglieri, che si aggiungono a quelli rimasti in carica (Simonetta Dellomonaco e Giandomenico Vaccari) rende nuovamente operativo il Cda dell’Afc

Ma cosa era successo in precedenza ? C’era un procedimento disciplinare in corso. C’era, perché le dimissioni simultanee di tre consiglieri di amministrazione hanno di fatto invalidato un procedimento disciplinare avviato dalla presidente Simonetta Dellomonaco, nota giornalista culturale, nei confronti dell’ ex direttore, a seguito dell’aggressione subita e della denuncia penale presentata. in quanto i termini indicati dall’art. 58 del CCNL contratto Federculture parlano chiaro: le sanzioni vanno erogate entro 30 giorni dalla deposizione del dipendente.

I 30 giorni sarebbero scaduti oggi mercoledì 26 gennaio, per questo il CdA era stato da loro stessi fissato per lunedì 24 gennaio dopo essere stato rimandato, sempre da loro, per ben due volte. I consiglieri di amministrazione si sono dimessi contemporaneamente in 3 alle 20:00 del venerdì 21 gennaio “per motivazioni personali”. Appare evidente che in realtà le dimissioni siano arrivate per impedire che venissero assunte decisioni definitive entro i termini procedurali previsti dalle norme.

il direttore generale dell’Afc Antonio Parente

Le circostanze nelle quali Simonetta Dellomonaco ha subito l’”aggressione” da Parente motivavano in maniera analitica, come da disciplina giuslavoristica, il suo licenziamento. Tali circostanze non riguardano una “lite”, come è stata raccontata dall’aggressore, ma in realtà un atto ritorsivo. Chi conosce la Dellomonaco sa molto bene che è una persona pacifica ed equilibrata.

L’ ex presidente Dellomonaco con una lettera “aperta” pervenuta anche al nostro giornale, così ha ricostruito l’ accaduto: “Ero nel mio ufficio e ho convocato il direttore dopo avergli contestato una procedura illegittima per iscritto. Il direttore si è presentato dopo ben 4 ore dalla convocazione ed è entrato nella mia stanza minacciandomi con frasi tipo “ti faccio cacciare”, “si fa come dico io”, ecc. Constatato il suo evidente stato alterato, ho avuto paura che la situazione degenerasse, come purtroppo era già accaduto in passato (non era la prima volta che mostrava atteggiamenti violenti nei miei confronti), ho raccolto quindi i miei effetti personali e mi sono diretta verso la porta. Non è servito a nulla perché dal divano dov’era seduto è balzato in piedi, ha bloccato la porta e mi ha spinta, mi ha stretto le braccia, tenendo la porta bloccata con il suo corpo e impedendomi di uscire. Mi sono divincolata e mi ha afferrata di nuovo. Quando sono riuscita ad aprire la porta l’ha richiusa sulla mia mano, poi sono scappata e uscendo mi ha spinta e sono caduta. Ho vissuto un incubo“.

Il Cda dimissionario era perfettamente a conoscenza di tutto questo avendo ricevuto copia della denuncia-querela e del referto ospedaliero e avendo sentito i testimoni che hanno confermato. Continua la Dellomonaco: “Del resto sono finita in ospedale con 10 giorni di prognosi. Ho trovato il coraggio di sporgere immediatamente denuncia.
In questo contesto la consigliera regionale di parità ha depositato agli atti del Cda un esposto per grave episodio di discriminazione e di violenza nei miei confronti in qualità di presidente della Fondazione. L’accaduto è così grave da aver poi determinato l’obbligo di avviare il procedimento disciplinare contro il responsabile della violenza, aggravata dal ruolo dirigenziale dell’aggressore che non ha alcuna giustificazione in un ambito pubblico di grande visibilità come la prestigiosa Fondazione pugliese
“.

“Per questo motivo duole constatare le dimissioni dei consiglieri – conclude – che ne hanno certamente tutto il diritto, ma risultano ora quanto mai sconcertanti. Tali dimissioni, infatti potevano arrivare un mese fa, dando ai soci della Fondazione il tempo per rieleggere i loro sostituti. Oggi, alla viglia della scadenza dei termini, appaiono quanto meno sospette, dato che sono provvidenziali per evitare il giudizio verso un dipendente, uomo, che ha usato violenza contro il suo datore di lavoro, donna, Presidente di una Fondazione

Tutte le associazioni femministe regionali pugliesi, si sono rivolte al governatore Michele Emiliano e si sono schierate con la giornalista culturale. A parere delle associazioni, Parente avrebbe condizionato parte del CdA inducendo alcuni componenti a dimettersi per evitare la decisione sul provvedimento disciplinare. Dall’esterno le dimissioni dei tre consiglieri sembrerebbero una evidente presa di posizione in favore di Parente, ma tutti assicurano che non sia così. Interpellati i vari consiglieri dimissionari si sono detti “obbligati al riserbo” (quale riserbo quando le cariche sono pubbliche ?), vista la delicatezza della questione.

L’ Apulia Film Commission in due anni e mezzo con la presidenza Dellomonaco ha ricevuto diversi premi, l’ultimo al Senato della Repubblica, in Puglia sono arrivate tantissime produzioni d’eccellenza, i Comuni soci sono raddoppiati, è stata aperta la Film House, trasformando la Fondazione in un organismo intermedio, ripristinando condizioni di lavoro rispetto a situazioni di precariato. Il nuovo CdA così reintegrato dovrà decidere sulla ipotesi di licenziamento di Parente .

A seguito dell’esposto della presidente Dellomonaco, il precedente CdA ha richiesto all’avvocato Carmela Garofalo un parere “pro veritate”,che ha ricostruito il caso, ascoltando anche le dichiarazioni di Parente che, come riportato nel parere proveritate, inizialmente ha negato “un contatto fisico” , ma successivamente durante la sua audizione dinanzi al CdA nel rispondere ad una domanda formulata dal consigliere Vaccari “ha precisato di non avere un ricordo preciso dell’accaduto e di non escludere che, nel tentativo di calmare la presidente e di invitarla a non abbandonare la riunione, le abbia poggiato “un palmo della propria mano sulla spalla… tanto non in forma violenta ma nella normale gestualità tra persone che ben si conoscono e che lavorano insieme giornalmente da tanto tempo“.

L’avvocato Garofalo nel suo parere riporta le dichiarazioni di una testimone che ha assistito alla denunciata aggressione, evidenziando che il referto medico del pronto soccorso del Policlinico di Bari parla di “contusione alla spalla e stato ansioso da aggressione fisica sul luogo di lavoro da persona nota” . Sempre nel parere pro veritate, l’avvocato ha indica delle possibili decisioni che il CdA può intraprendere: la più grave è quella del licenziamento ed in questa eventualità consiglia di “evidenziare che non possono accogliersi integralmente le giustificazioni del Parente perché è stato accertato che lo stesso ha fisicamente aggredito e bloccato la presidente per impedirle di uscire dalla stanza”. Parente per salvarsi dal licenziamento potrebbe dimettersi dall’incarico ricoperto di direttore generale, così mantenendo il posto di lavoro (ma non di direttore) e lo stipendio, dopo un periodo di sospensione.

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