di Redazione Economia
Ai piani alti delle grandi istituzioni finanziarie che detengono gran parte del debito pubblico italiano e nelle cancellerie dei governi europee stanno tirando un sospiro di sollievo. La conferma dell’ accoppiata Mattarella-Draghi, rappresenta una solida garanzia di stabilità e continuità per le sorti del Paese, soprattutto di fiducia che nella finanza è praticamente tutto.
E l’incertezza nell’ultimo periodo pre-elettorale per il Quirinale si cominciava a percepire, poichè questa volta, la partita del Quirinale, era strettamente legata alle sorti del governo. Lo avevano capito i cittadini comuni esattamente come lo percepivano gli investitori dei grandi fondi e delle banche d’affari che ogni giorno fanno muovere la finanza globale e finanziano il debito pubblico.
Lo spread rappresenta il termometro di questa fiducia nei confronti del “Paese” Italia. Non a caso nell’ultimo mese si era registrata qualche linea di diffidenza , con il differenziale salito dai 130 punti base di inizio mese fin quasi ai 150 punti base (148 pp) di giovedì 27 gennaio. Chiaramente ci sono anche altri fattori, fra i quali, primo tra tutti la fine del Pepp (Pandemic emergency purchase programme) programma pandemico della Bce da 1.850 miliardi di euro, che decollerà nel prossimo mese di marzo. Ma chi capisce di finanza, sa molto bene nelle “stanze dei bottoni” tutti sono a conoscenza che la stabilita’ politica porta anche stabilità finanziaria, e pronti a scommettere ed investire sull’ Italia.
La conferma arriva da un dato inconfutabile, e cioè che da quando il governo Draghi è in carica, l’indice principale della Borsa Italiana, l’Ftse Mib ha guadagnato a Piazza Affari, il 21,72%. Chiaramente questo risultato non è solo merito di Draghi. Nell’ultimo anno, infatti la ripresa economica e finanziaria si è registrata in tutto il mondo contestualmente alle riaperture delle attività, le vaccinazioni e la ripresa di una vita quasi “normale” dopo l’ esplosione iniziale del Covid-19.
Dopodichè c’è la questione del Recovery fund in cui l’Italia è impegnata per non rischiare di perdere i 191,5 miliardi (composti 68,88 miliardi in sovvenzioni europee a fondo perduto e 122,6 miliardi in prestiti). Nel 2021 l’Italia grazie al Governo Draghi ha raggiunto i 51 obiettivi del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, concordati con la Commissione Europea con scadenza il 31 dicembre 2021. Nel corso della conferenza stampa di fine anno, il premier Draghi non a caso ha sottolineato come “occorre dimostrare che la fiducia degli altri Paesi europei, mostrata dando all’Italia questi fondi, è stata ben riposta“. Una fiducia che l’Europa dovrà mantenere sull’Italia. Quest’anno infatti andranno centrati altri 102 obiettivi per assicurarsi altri 40 miliardi che costituiscono la seconda e la terza tranche dei fondi europei.
Chiaramente all’interno del Governo Draghi va chiarito qualcosa. Nella maggioranza di governo, la Lega per bocca di Giancarlo Giorgetti, ministro dello sviluppo economico e numero 2 del partito guidato da Matteo Salvini, ha chiesto a Draghi una nuova fase di governo perché l’ultimo anno di legislatura non si trasformi in una campagna elettorale permanente.
“Per affrontare questa nuova fase serve una messa a punto: il Governo con la sua maggioranza dovrebbe adottare un nuovo tipo di metodo di lavoro che ci permetta di affrontare in maniera costruttiva i tanti dossier, anche divisi, per non trasformare quest’anno in una lunghissima, dannosa campagna elettorale che non serve al paese“, ha detto il ministro Giorgetti al termine di un incontro con il segretario della Lega Matteo Salvini. Una dimostrazione che, nonostante la stabilità, quest’ultima settimana di votazioni per il Quirinale, potrebbe portare qualche novità ed equilibrio nel governo.
Lunedì alla riapertura delle Borse internazionali i mercati ricominceranno a giudicare il nostro Paese per trovare delle conferme se la fiducia finanziaria sinora concessa è stata ben riposta.