di Alessia Di Bella
La procura di Milano nei prossimi giorni spiccherà un mandato di arresto internazionale e la richiesta di estradizione nei confronti dell’ex attaccante del Milan Robinho, il cui nome all’anagrafe è Robson de Souza, condannato in via definitiva a nove anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo. La condanna in primo grado risale al 2017, ed era già stata confermata in Appello a Milano. Il 19 gennaio 2022 la conferma anche in Cassazione a Roma.
Il fascicolo per mandare in esecuzione la sentenza emessa dalla terza sezione penale della Cassazione il 19 gennaio è stato iscritto dal pm Adriana Blasco che nei giorni scorsi ha ricevuto copia del dispositivo in cui gli ermellini della suprema Corte hanno dichiarato inammissibile il ricorso dell’ avv. Franco Moretti difensore del calciatore brasiliano 38enne. La condanna coinvolge il calciatore brasiliano e il suo amico Ricardo Falco. Il 10 dicembre 2020 la corte d’appello di Milano aveva già confermato la sentenza di primo grado in cui Robinho insieme a un amico co-imputato era stato ritenuto responsabile con altri conoscenti mai identificati di aver stuprato la sera del 22 gennaio 2013 una ragazza albanese.
Secondo le indagini, i componenti del gruppo avrebbero fatto bere la giovane fino al punto da renderla incosciente e poi l’avrebbero violentata a turno nel guardaroba nel locale notturno della movida, in zona Bicocca, dove quella sera la ragazza, che già conosceva il calciatore, si era ritrovata con il gruppetto e due amiche per festeggiare il 23esimo compleanno.
A raccontare e confermare lo stupro furono alcune telefonate private proprio dell’ex milanista, che raccontò l’accaduto commesso insieme a Falco: “La donna era ubriaca, non sa nemmeno cosa sia successo”. Le stesse intercettazioni hanno confermato la colpevolezza di Robinho e dell’amico, che avrebbero fatto bere la ragazza fino a renderla incosciente prima di abusare di lei. I due si dicevano tranquilli poiché nel locale non c’erano telecamere e la violenza era avvenuta nel guardaroba. Come si legge nella condanna della Corte d’Appello di Milano, Robinho e l’amico Ricardo Falco. mostrarono “particolare disprezzo” nei confronti della vittima “che è stata brutalmente umiliata”.
Prima di inviare gli atti al ministero della Giustizia, deputato a inoltrare la richiesta di estradizione al Brasile, il magistrato dell’esecuzione penale dovrà svolgere alcuni accertamenti tecnici, tra cui la conferma dell’identità di Robinho.
Nonostante la condanna sia definitiva, Robinho e Falco non possono essere estradati in Italia secondo “Globo Esporte“: la Costituzione del 1988 vieta l’estradizione dei brasiliani, inoltre il trattato di cooperazione giudiziaria in materia penale tra Brasile e Italia (firmato nel 1989 e tutt’ora in vigore) non prevede l’applicazione in territorio brasiliano di una condanna imposta dalla giustizia italiana. Ecco perché Robinho e Falco correrebbero il rischio di essere arrestati solo in caso di viaggi all’estero e non necessariamente in Italia.
Già due anni fa Damares Alves ministra della Famiglia e dei Diritti Umani del Governo brasiliano, aveva espresso parere favorevole: “Vedendo le trascrizioni di ciò che è avvenuto mi ha provocato nausea e voglia di vomitare. È stato molto brutto aver letto quello che ho letto, soprattutto da un calciatore come lui. Parliamo di un crimine e l’aggressore non merita alcuna considerazione . Non dobbiamo fare alcuna concessione solo perché è un giocatore. Deve scontare la sua pena, lì o qui, immediatamente”.
Lo Stato italiano dovrà quindi emettere un mandato d’arresto internazionale che, successivamente, potrebbe essere eseguito in qualsiasi Paese dell’Unione Europea. Come riporta Globo Esporte la donna, che venerdì compirà 32 anni, ha chiesto di non essere nominata nel processo ma ha assistito all’udienza convinta dal suo avvocato Jacopo Gnocchi. Dal 2020 Robinho è svincolato dopo le ultime parentesi tra Turchia (Sivasspor e Basaksehir) e Brasile con Atletico Mineiro e Santos.