di Redazione Cronache
Nelle prime ore di questa mattina la Polizia di Stato , nell’ambito di un’indagine coordinata dal pm Milto Stefano De Nozza della D.D.A.-Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, ha eseguito a Taranto un’ordinanza di custodia cautelare emanata dal Gip Marcello Rizzo del Tribunale di Lecce di 869 pagine a carico di 38 soggetti (di cui 28 in carcere e 10 agli arresti domiciliari) presunti responsabili a vario titolo di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di altri gravissimi reati tra cui estorsione, detenzione e porto illegale di armi e munizioni, lesioni personali, ed altro.
L’operazione in questione è il frutto di una lunga e complessa attività d’indagine della Squadra Mobile della Questura di Taranto, diretta dal vicequestore dr. Fulvio Manco, svolta con il supporto – investigativo e di prevenzione – della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato.
Le indagini hanno permesso di accertare come il noto “clan” Pascali – già destinatario del “sigillo della mafiosità” duramente colpito dalla sentenza di condanna passata in giudicato nell’operazione “Città Nostra” – abbia continuato, nonostante il perdurante stato detentivo, ad operare sotto la guida del capo storico e, in posizione lievemente subordinata, del fratello (personaggio non meno carismatico ed anzi ancor più violento del primo).
Le indagini hanno avuto inizio da un episodio avvenuto il 31 ottobre 2018 a Taranto nel quale due pregiudicati (indagati dei reati in concorso di lesioni personali pluriaggravate, detenzione e porto di armi comuni da sparo e esplosione di colpi di arma da fuoco in luogo pubblico) a bordo di uno scooter, spararono colpi di arma da fuoco agli arti inferiori di un giovane colpevole di aver richiesto l’amicizia su Facebook alla compagna di uno dei due.
I numerosi colloqui tra i due fratelli Pascali ( Nicola e Giuseppe) hanno consentito di riscostruire il contributo attivo di molti degli affiliati al clan, tra i quali, certamente, spiccano le figure delle mogli dei due, alle quali veniva delegato il compito di veicolare all’esterno del carcere gli ordini e le direttive ricevute dai propri mariti.
Gli investigatori hanno raccolto elementi idonei a sostenere come Antonella Bevilacqua moglie di Nicola Pascali fosse diventata la “reggente” in libertà di tutte le attività illecite del sodalizio secondo le precise disposizioni dei coniuge detenuti, oltre a svolgere la funzione di “supervisore” delle attività del clan per ciò che attiene il settore delle estorsioni. In particolare, insieme alla cognata Eufrasia Quero, mogli di Giuseppe Pascali avrebbero avuto il compito di recapitare all’esterno del carcere messaggi contenenti ordini e direttive degli esponenti apicali, detenuti, dell’organizzazione criminale e di procedere alla riscossione del denaro di provenienza delle attività estorsive. Alla Bevilacqua ed alla Quero viene attribuito il ruolo di “promotori” di un’associazione di stampo mafioso.
Il compendio investigativo delinea un quadro probatorio volto a disvelare la perdurante attività dell’associazione e, quindi, la coesione interna di un gruppo criminale unificato intorno a figure dirigenziali riconosciute; il comune sentimento di appartenenza ad un medesimo organismo, strutturato e con proprie gerarchie, dedito al perseguimento di scopi condivisi; l’interazione del clan con le altre realtà mafiose e non del territorio; la presa sul territorio esercitata con metodi spesso violenti, ma anche, e soprattutto, silenti; il possesso di armi.
Intervista al Prefetto Francesco Messina Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato
È emerso come il clan non avesse più bisogno di passare a gesti di violenza, anche estrema, per dominare il territorio di riferimento, potendo godere di una fama criminale di tale portata da esercitare un controllo totalizzante in varie zone della città, soprattutto nella zona del Quartiere Paolo VI. Il provvedimento dell’ Autorità giudiziaria ha evidenziato che i due fratelli Pascali avrebbero proseguito l’azione criminale del sodalizio di stampo mafioso, conservando e rafforzando l’egemonia dell’associazione mafiosa sul territorio nei confronti sia dei suoi aderenti sia della società civile, prona ad un assoluto controllo, oltre che rispetto ad altri gruppi criminali “nemici” verso i cui sodali rivolgevano violente rappresaglie.
Significativo l’episodio in cui il fratello minore Giuseppe Pascali, all’interno del carcere di Foggia, ha violentemente aggredito il rappresentante di un clan rivale, costringendolo a scrivere una lettera in cui rappresentava la volontà di dissociarsi dal gruppo criminale di appartenenza. Tra le fonti di reddito, il racket delle estorsioni ed il traffico di sostanze stupefacenti avevano carattere di sistematicità.
Dalle indagini svolte e dalle risultanze delle attività tecniche, sarebbe emerso come, anche durante il periodo di detenzione dei due fratelli, il clan abbia posto in essere l’attività illecita del traffico di sostanze stupefacenti, approvvigionandosi dal territorio napoletano e da altri clan affiliati alla camorra. In ogni caso, i sodali, pur svolgendo in autonomia e in forma associativa l’attività delittuosa, riconoscevano ai vertici del clan una quota dei loro introiti, una vera e propria “royalty” che assicurava loro di poter spendere il “buon nome” dei fratelli Pascali ed usufruire di canali di approvvigionamento di stupefacenti vicini agli stessi.
Sarebbero quindi due i gruppi criminali autonomi e indipendenti cui è stato contestato il reato dell’associazione armata aggravata ex art. 74 , comma 4 del DPR 309/1990, a carico dei quali sono stati effettuati numerosi sequestri di ingenti quantità di droga, denaro, armi e munizioni. Tra gli altri, quasi 3 kg di cocaina, 200mila euro in banconote di vario taglio conservate anche in mazzette sottovuoto, armi e munizioni tra cui una pistola semiautomatica clandestina Beretta modello 98F calibro 7,65, una pistola tipo revolver marca Weihrauch modello HW38 calibro 38 special con matricola abrasa, risultata poi essere provento di furto; una pistola “da guerra” semiautomatica ed automatica con matricola abrasa, con funzionamento sia a colpo singolo sia automatico a raffica; una penna pistola calibro 6,35 (“arma camuffata” e quindi “arma tipo guerra”), un silenziatore perfettamente compatibile; numerosi proiettili calibro 7,65 e 38 special.
Rilevante anche il profilo delle estorsioni ambientali, settore in cui i due fratelli e le donne avrebbero agito con la minaccia consistita nell’evocare, anche tacitamente, l’esistenza e l’appartenenza al clan Pascali per ottenere una dazione settimanale di somme di denaro, non complessivamente quantificabili, quali “pensiero” per il sostentamento delle famiglie dei membri del clan, pretendendo ed ottenendo somme a loro non dovute.
Tra le vittime vi erano soprattutto titolari di esercizi commerciali per la vendita di automobili, bar, pizzerie, ortofrutta, imprenditori nel settore delle bevande, nel settore dei mitili, titolari di imprese di pulizie, gestori di piazze di spaccio. Oltre alle sostanze stupefacenti e le armi, sono state sequestrate anche numerose lettere. In particolare, corrispondenza trasmessa al maggiore dei due fratelli da soggetti appartenenti al sodalizio criminale, corrispondenza dal padre e dai fratelli e, infine, corrispondenza da appartenenti ad altri sodalizi. Nelle stesse, si esprime la vicinanza e la devozione al capo Nicola “Nico” Pascali nonché si dà conto anche dell’attività estorsiva nelle quali spendono il suo nome ed il suo prestigio.
Nella conferenza stampa odierna il direttore centrale anticrimine, prefetto Francesco Messina, affiancato dal questore di Taranto Massimo Gambino, dal direttore della 1a divisione dello S.C.O. Marco Garofalo e dal dirigente della Squadra Mobile di Taranto Fulvio Manco . “Si tratta di una delle operazioni più significative per la realtà di Taranto” ha affermato Messina “È stata disarticolata un’associazione, quella dei Pascali, effervescente che aveva il suo core business a Paolo VI, ma era abbastanza ramificata toccando anche la provincia. Quanto alle forniture di cocaina e hascisc i gruppi avevano collegamenti con la camorra napoletana e la criminalità albanese“
“Qualche esponente sarebbe legato alla spettacolare sparatoria accaduta nelle ultime ore – ha aggiunto Messina – Il clan operava su diversi fronti, soprattutto nel campo delle estorsioni ottenendo la provvista presentandosi semplicemente dai soggetti estorti senza ricorrere ad azioni violente sfruttando la propria fama criminale è il controllo totalizzante del territorio. Dispiace che nessuna delle vittime si sia mai rivolta alle forze dell’ordine per denunciare. Ci aspettiamo più collaborazione dai cittadini“.
“L’associazione aveva anche una sua dimensione social” ha spiegato Messina “Alcune donne del clan erano solite registrare video con canzoni neomelodiche in cui raccontavano l’attività del gruppo e altri soggetti si manifestavano come attori. Il gruppo criminale era in fase espansiva avendo contatti con appartenenti alla camorra e alla mafia albanese. L’operazione testimonia che Taranto ha canoni di sicurezza elevatissimi”. Il questore di Taranto Massimo Gambino ha voluto confermare l’impegno della Polizia di Stato a Taranto: “Abbiamo fornito risposte immediate rispetto a quanto accaduto di recente in città. L’attenzione è costante e l’attività di prevenzione è continua e condivisa con le altre forze dell’ordine”.
Tutti i nomi degli indagati:
– AGROSI Luigi, nato a Grottaglie (TA) il 28.09.1990 – arrestato, tradotto in carcere
– ALBERTINI Giovanni, nato a Martina Franca (TA) il 27.03.1978 – arrestato, tradotto in carcere
– AULETTA Salvatore, nato a Torre Annunziata (NA) il 05.12.1987 – arrestato ai domiciliari
– BEVILACQUA Antonella, nata a Taranto il 27.07.1978 – arrestata, tradotta in carcere
– BISIGNANO Agostino, nato a Taranto il 27.12.1982 – arrestato, tradotto in carcere
– BLEVE Antonio, nato a Taranto il 02.05.1988 – – arrestato, tradotto in carcere
– BRESCIA Pietro Francesco, nato a Martina Franca (TA) il 02.07.1988 – arrestato ai domiciliari
– BRUNO Cecilia Catia, nata a Taranto il 22.11.1974
– CAFORIO Cosimo Damiano, nato a Taranto il 02.10.1993 – arrestato, tradotto in carcere
– CAPUANO Emanuele, nato a Taranto il 02.03.1981 – arrestato, tradotto in carcere
– CHIAFELE Christian ( detto “il nano“), nato a Taranto il 29.09.1979 – arrestato, tradotto in carcere
– CICCOLELLA Gianluca, nato a Taranto il 06.11.1980 – arrestato ai domiciliari
– COSMAI Francesco (detto “U’ Draghett“), nato a Taranto il 29.01.1959 – arrestato ai domiciliari
– DE CATALDIS Walter (detto Walterino), nato a Taranto il 12.11.1994
– DURELLI Leonardo, nato a Taranto il 25.01.1977 – arrestato, tradotto in carcere
– GIANNETTI Carlo (detto “Carletto“), nato a Taranto il 14.02.1994
– GIANNOTTA Robin, nato a Taranto il 15.09.1994
– GRECO Antonio, nato a Taranto il 11.12.1977 – arrestato ai domiciliari
– GUARINO Consiglia, nata a Taranto il 07.01.1983
– GUARINO Mirko, nato a Taranto il 10.06.1989 – arrestato, tradotto in carcere
– IACCA Domenico, nato a Taranto il 06.05.1978 – arrestato, tradotto in carcere
– INGENITO Francesco, nato a Taranto il 18.02.1975
– LAGIOIA Lucky ( detto “Luchino“), nato a Taranto il 19.04.1986 – arrestato, tradotto in carcere
– LATORRE Alessandro, nato a Taranto il 23.01.1982
– LABRIOLA Salvatore, nato a Taranto il 21.03.1979 – arrestato, tradotto in carcere
– LOPERFIDO Simone, nato a Taranto il 05.05.1995 – arrestato, tradotto in carcere
– MAIORINO Antonio, nato a Taranto il 30.07.1976 – arrestato, tradotto in carcere
– MARANGIOLO Benito (detto “Bruno“), nato a Taranto il 24.01.1992 – arrestato ai domiciliari
– MARTINO Giorgio, nato a Brindisi il 17.07.1979
– MASTROVITO Davide, nato a Martina Franca (TA) il 28.10.1997
– MASTROVITO Marco, nato a Martina Franca (TA) il 20.12.1995
– MUNNA Miriam, nato a Taranto il 30.01.1996
– PALUMBO Giuseppe (detto “Pepè“), nato a Taranto il 12.11.1989 – arrestato ai domiciliari
– PASCALI Carmelo, nato a Taranto il 06.07.2000
– PASCALI Giuseppe, nato a Taranto il 21.12.1985 – arrestato, tradotto in carcere
– PASCALI Luca, nato a Taranto il 02.08.1982 – arrestato, tradotto in carcere
– PASCALI Nicola (detto “Nico“), nato a Taranto il 07.09.1979 – arrestato, tradotto in carcere
– PETRELLI Giuseppe, nato a Taranto il 06.02.1987 – arrestato, tradotto in carcere
– PORTACCI Giuseppe, nato a Taranto il 26.06.1975 – arrestato, tradotto in carcere
– PRESTA Francesco, nato a Taranto il 13.07.1996 – arrestato ai domiciliari
– QUARATO Vito, nato a Martina Franca (TA) il 15.03.1971
– QUERO Eufrasia (detta “Eleonora“), nata a Taranto l’ 08.03.1988 – arrestata, tradotta in carcere
– RICATTI Vincenza (detta “Enzina Motolese“) , nata a Taranto il 21.09.1967
– ROSATO Antonio, nato a Putignano (BA) l’11.12.1980
– SALERNO Vito Onofrio, nato a Monopoli (BA) – arrestato, tradotto in carcere
– SANGERMANO Francesco, nato a Taranto il 06.03.1995 – arrestato, tradotto in carcere
– SEBASTIO Cosimo, nato a Taranto il 05.02.1998
– SEDETE Antonio (detto “Tony“), nato a Torino il 12.05.1969
– SEDETE Giovanni , nato a Taranto il 20.02.1944
– SEDETE Massimo , nato a Taranto il 12.08.1973 – arrestato, tradotto in carcere
– SEDETE Patrizio, nato a Taranto il 24.01.1977 – arrestato, tradotto in carcere
– SPEZIO Pietro, nato a Martina Franca (TA) il 05.05.1987 – arrestato, tradotto in carcere
– TAMARISCO Domenico (detto “Mimmo“), nato a Torre Annunziata (NA) il 21.08.1974
– TAMBONE Francesco, nato a Taranto il 06.04.1994 – arrestato, tradotto in carcere
– TORTORELLA Francesco (detto “Power Ranger“), nato a Taranto il 25.05.1988 – arrestato ai domiciliari
– VERARDI Ezio, nato a Taranto il 17.05.1997 – arrestato, tradotto in carcere
– ZONILE Amedeo, nato a Taranto il 10.05.1968 – arrestato ai domiciliari