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22 Novembre 2024 04:47

Perquisito dalla GdF lo studio dell’ex premier Conte. Si indaga sulle consulenze all’ Acqua Marcia in concordato preventivo fallimentare

"Concorso in bancarotta fraudolenta:" era questa l'ipotesi di reato con cui Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio, ha rischiato di finire nel registro degli indagati della Procura di Roma, travolto anch'egli dalle esternazioni senza fine dell'avvocato Piero Amara davanti alla Procura di Milano

di Redazione Politica

L’indagine che ha indotto le fiamme gialle a presentarsi nello studio legale di Conte, come in quello del suo mentore maestro Guido Alpa e di altri due professionisti, Enrico Carratozzolo e Giuseppina Ivone, ha origine dall’inchiesta sul presunto complotto per sabotare il processo Eni, a seguito di uno dei primi interrogatori resi dall’ avvocato-faccendiere Piero Amara davanti al pm milanese Paolo Storari, durante i quali ha detto di aver “raccomandato” alcuni avvocati a Fabrizio Centofanti, ex capo delle relazioni esterne di Acqua Marcia

È stato Amara a dichiarare a Storari che una serie di incarichi professionali a Conte e colleghi erano stati affidati dagli amministratori di Acqua Marcia, la società dei Caltagirone che vivono a Montecarlo, ammessa al concordato preventivo per evitare il fallimento. Secondo Amara si trattava, di incarichi il cui vero obiettivo era quello di condizionare e pilotare la decisione del Tribunale di Roma sul progetto di salvataggio di Acqua Marcia. La gravità delle accuse, costrinse la Procura di Milano a prendere questo passaggio dei verbali di Amara e trasmetterle per competenza alla Procura di Roma. 

Arrivate le carte a Roma il procuratore aggiunto Paolo Ielo, in presenza di una ipotesi di reato che avrebbe potuto coinvolgere dei magistrati romani, trasmise il tutto per competenza alla Procura di Perugia, dove per competenza territoriale si indaga sui reati della giustizia della Capitale. Ma questo fascicolo che sembrava una trottola non si è fermato a Perugia, dove valutano che non c’è ombra di reati di magistrati, e decidono di rispedire il tutto a Roma.

Giuseppe Conte, presidente del M5S

Concorso in bancarotta fraudolenta:” era questa l’ipotesi di reato con cui Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio, ha rischiato di finire nel registro degli indagati della Procura di Roma, travolto anch’egli dalle esternazioni senza fine dell’avvocato Piero Amara davanti alla Procura di Milano. I veleni hanno sfiorato Conte solo marginalmente, e il fastidio peggiore per l’attuale leader dei 5 Stelle è stata la perquisizione ad opera della Guardia di finanza del suo studio e della sua abitazione dove convive con la compagna Olivia Paladino, operazione tenuta segreta fino a quando ieri il quotidiano il Domani di proprietà dell’ ing. Carlo De Benedetti, diretto da Stefano Feltri in un articolo a firma di Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian lo ha raccontato parlandone in prima pagina. Mentre il guaio giudiziario almeno per ora sembra schivato, sull’ex premier “grillino” si concentra una vicenda che comunque positiva non è, arrivando a poche settimane dalla rogna che ha investito il padre fondatore del Movimento, Beppe Grillo, indagato per traffico di influenze dalla Procura di Milano.

La sede della procura di Roma in piazzale Clodio

Il fascicolo approda in Procura a Roma sul tavolo della pm Maria Sabina Calabretta, magistrato specializzata in reati fallimentari. Nel caso Conte, Alpa, Ivone e Carratozzolo siano stati pagati con fondi del concordato fallimentare, con delle seconde finalità, questa ipotesi di reato avrebbe impoverito illegalmente la società Acqua Marcia, motivo per cui prudenzialmente il fascicolo di indagine viene aperto nei confronti di ignoti, ma con una ipotesi di reato ben precisa.

Ma la pm Calabretta per capire cosa sia accaduto in realtà, qualche settimana ordina alla Guardia di Finanza la perquisizione degli studi di Conte e degli altri, cercando di rintracciare degli eventuali documenti che confermino che il leader del M5S in qualche modo abbia lavorato realmente per il concordato preventivo della società Acqua Marcia. Secondo quanto riferito dal Camillo Caltagirone (figlio di Francesco) al quotidiano Il Domani l’oggetto dell’incarico all’ex premier Conte sarebbe stata la “ricognizione dei rapporti giuridici” di una società del gruppo: un incarico vago, ma dovrebbe aver lasciata qualche traccia di attività concreta . A meno che, come sembra aver sostenuto Amara, il vero incarico invece non fosse una sorta di lobbismo giudiziario.

Giuseppe Conte ed il suo giornalista “preferito” Marco Travaglio

Va precisato che i fatti risalgono al 2012 e 2013, allorquando Conte non fosse ancora attivo in
politica era ancora lontano. Ma le perquisizioni sono recenti: e il renziano Michele Anzaldi, segretario della commissione di vigilanza sulla Rai, si domanda “perché il leader M5s non ha subito dichiarato in piena trasparenza di aver ricevuto l’ispezione della Finanza? Ha forse qualcosa da nascondere?“. spalleggiato dal suo compagno di partito Ettore Rosato che giustamente osserva che se fosse accaduto a qualcun altro “avremmo avuto trasmissioni tv, prime pagine dei giornali e Travaglio dare lezioni di moralità. Siccome si chiama Giuseppe Conte la notizia resta nascosta per settimane“.

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