di Redazione Cronache
Anche alla DIA si registra un caso di stalking che vede come protagonisti due appartenenti al corpo della Guardia di Finanza distaccati presso gli uffici di Roma. La vittima è una donna 38 anni, sottufficiale delle Fiamme Gialle, che è stata molestata, offesa, minacciata e perseguitata dal suo diretto superiore, da un suo superiore anch’egli 38enne, capitano e figlio di un ex-consigliere di Stato, entrambi in servizio presso la sede capitolina della Direzione investigativa antimafia, solo perché si era rifiutata di avere una relazione sentimentale.
La vittima esasperata era arrivata al punto di chiedere il trasferimento da Roma a Napoli, ma il suo “capo” ha cercato in ogni modo di metterle il bastone tra le ruote. “L’indagato era solito inviarle messaggi con cui le diceva che le avrebbe fatto terra bruciata intorno – scrive il Gip dr. Ezio Damizia -. Alla richiesta di trasferimento per motivi famigliari avanzata dalla vittima, lui l’ha intimidita rappresentandole che, in virtù delle sue conoscenze, non le avrebbero mai concesso l’aggregazione nel reparto di Napoli. Sebbene il capitano in varie occasione rassicurasse la sua sottoposta di non cercarla più, pochi giorni dopo le inviava puntualmente messaggi su Whatsapp dal “contenuto fortemente minatorio” come “...Se so che starai sola allora smetterò, ma se mai dovessi sapere che stai frequentando qualcuno dentro la Dia o fuori, inizio da Roberto, poi Fabio, e sai che non mi fermo… devi chiedere aiuto“.
Ma non solo arrivando a messaggi ancora più violenti. “Occhio che sei sotto osservazione, non sbagliare“, “Mi hai rovinato la vita, ti sgozzo”; “Addio vomito, sei pure bugiarda, falsa e bugiarda, la peggio specie (…) pagherai col destino“; “Non me ne frega niente che ti senti male, muori! Ti auguro tutti i mali, non verrò neppure al tuo funerale”, “Mi hai rovinato la vita, ora prego che ci sia un finale degno a questa malvagità. Addio, il destino ti darà presto ciò che meriti” al punto tale “da far temere – aggiunge il Gip Damizia – per l’incolumità della persona offesa“.
L’anno precedente nel novembre 2020 aveva iniziato a scambiarsi dei messaggi con il capitano ora indagato, ed a incontrarsi anche al di fuori dalla sede di lavoro, ma dopo solo due mesi, nel gennaio 2021, accorgendosi che l’uomo cominciava ad avere un comportamento ossessivo nei suoi confronti aveva deciso di interrompere la frequentazione . Il capitano della Guardia di Finanza di fronte al rifiuto di intrattenere un vero rapporto sentimentale, ha dapprima assunto “un atteggiamento aggressivo, accusatorio e intimidatorio”, che con il passare del tempo ha avuto una escalation pericolosa. In particolare, dagli atti d’indagine risulta che abbia mandato alla donna dei messaggi, come si legge nell’ordinanza dal “contenuto ossessivo e petulante, con cui chiedeva insistentemente alla persona offesa di aspettarlo all’interno del luogo di lavoro per il caffè, pretendendo che la stessa gli dedicasse altro tempo anche extra lavoro; pretese a cui la vittima non riusciva sempre a sottrarsi in quanto non in grado di gestire un rapporto con una persona che era pur sempre a suo superiore gerarchico“. La maresciallo capo infatti per non rimanere sola con lui, a volte si rivolgeva ad altri colleghi chiedendo loro di accompagnarla.
Il capitano un giorno aveva inviato alla donna un messaggio audio con cui le comunicava la volontà di togliersi la vita. A questo punto, il maresciallo ha inoltrato il messaggio al superiore gerarchico e l’ufficio, ha provveduto immediatamente a requisirgli in via precauzionale l’arma di ordinanza. In altre circostanze l’ aveva minacciato prospettando la propria intenzione di andare parlare con il capo del personale della Dia per screditarla, aggiungendo che i suoi colleghi l’avrebbero “aspettata al varco”. L’ufficiale indagato il 2 dicembre 2021 ha inviato un proprio messaggio audio al telefono di un amico della donna, dicendogli che a breve la sua amica avrebbe dovuto mandare il curriculum al McDonald’s per trovare un lavoro.
La donna, dopo aver denunciato il suo superiore, è tornata a integrare la denuncia con nuovi episodi persecutori subiti per tre volte in un mese. Il maresciallo capo della Guardia di Finanza lo scorso 10 dicembre 2021, ha raccontato in un lungo verbale agli inquirenti che l’hanno convocata e sentita a sommarie informazioni, l’incubo con cui ha dovuto convivere per quasi un anno.
Nemmeno il trasferimento della maresciallo capo a Napoli ha convinto il “capitano-stalker” a mollare la presa, ed “ha ininterrottamente posto in essere tale persecuzione inviando messaggi con cadenza quasi giornaliera nel periodo in cui la persona offesa era in servizio a Roma diventati ancora più continui e ossessivi dal momento in cui la stessa si trasferiva a Napoli” come si legge nell’ordinanza. L’ufficiale è arrivato alla squallida azione di mandare una email al padre della donna, all’indirizzo istituzionale della scuola dove insegna e quindi leggibile da tutto il personale, a partire dal preside, in cui lo informava della millantata relazione che intratteneva con sua figlia, invitandolo a prendersi cura di lei.
A causa di queste continue vessazioni e persecuzioni, la maresciallo capo 38enne è stata di fatto costretta a dover cambiare il numero di telefono e tutte le sue abitudini di vita, non uscendo più la sera da sola, trascorrendo la maggior parte del proprio tempo libero fuori servizio da sola in casa e, per non correre il rischio di incontrarlo, ha preferito non iscriversi in palestra, vivendo di fatto in “un obiettivo stato di ansia, nonché di paura per la propria incolumità fisica“.
La vicenda chiaramente ha avuto un epilogo giudiziario con un provvedimento disposto lo scorso 29 dicembre dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Roma, dr. Ezio Damizia, considerato che il capitano 38enne “è sempre più ossessionato” perseguitando la donna-maresciallo con “stazionamenti sotto la sua abitazione e invio serale di messaggi e telefonate moleste e denigratorie” ha applicato nei suoi confronti con una contestazione di reato per stalking, la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima e dai suoi congiunti, e il divieto di comunicare con lei attraverso qualsiasi mezzo verbale, scritto, telefonico e telematico.