Il presidente della Banca Nazionale del Lavoro, Luigi Abete, e altre 12 persone, fra manager e funzionari della Bnl, sono stati rinviati a giudizio dinnanzi al Tribunale di Trani dal pubblico ministero Michele Ruggiero, nell’ambito della inchiesta sui derivati venduti da funzionari di filiali pugliesi ad alcuni imprenditori di Corato, in provincia di Bari, fra cui, in particolare, un ristoratore. La notizia è stata confermata dagli ambienti giudiziari. Il processo comincerà il 4 dicembre.
Il processo, che comincerà il 4 dicembre prossimo, vedrà sedere sul banco degli imputati oltre ad Abete, anche l’ex vice presidente di BNL, avv. Sergio Erede, l’amministratore delegato Fabio Gallia, ma anche i responsabili della direzione finanza e retail, in quantosecondo l’accusa, avrebbero spinto i funzionari pugliesi a vendere quei prodotti pericolosi e speculativi, con i quali a guadagnare sarebbe stata solo la banca.
La Bnl sostiene di non essere a conoscenza delle decisioni del pm di Trani e quindi si limita a ribadire quanto già espresso nel gennaio 2014, nella sua difesa, all’inizio della vicenda. “Bnl ribadisce la correttezza e linearità dei comportamenti tenuti dai propri esponenti coinvolti“, è riportato nella nota citata oggi dalla banca, che sottolinea nuovamente come “il contratto derivato stipulato non aveva alcuna funzione speculativa ma era di copertura di un finanziamento di 3 milioni di euro a tasso variabile ed ha permesso al cliente di trasformare il suo indebitamento da tasso variabile in tasso fisso ad un costo più basso di un equivalente tasso fisso di mercato pro tempore, con ciò determinando minori oneri per il cliente stesso“.
In ogni caso, “si precisa che il coinvolgimento delle funzioni apicali della Banca sembra derivare esclusivamente da ipotesi di responsabilità per asserito omesso controllo, che sembrano sconfinare in una responsabilità oggettiva inammissibile in sede penale. Si confida che la correttezza dell’operato della Banca sia confermata dall’Autorità Giudiziaria“.
A conclusione delle indagini erano 16 le persone indagate, tre persone in più rispetto a quelle che andranno a processo, le cui posizioni sono state stralciate, per il differente livello di responsabilità. I fatti risalgono ad un periodo intercorrente fra il 2008 e il 2011. Fu in quel periodo che il ristoratore coratino, avendo contratto un mutuo per alcuni milioni di euro, sarebbe stato spinto, contestualmente, a sottoscrivere il contratto per quel derivato swap, con la assicurazione che sarebbe servito a conferire stabilità al tasso variabile che aveva scelto per il finanziamento ottenuto. In realtà quel derivato all’imprenditore – secondo quanto è emerso dalle indagini della Guardia di Finanza – è costato una perdita di quasi 600.000 euro.