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28 Novembre 2024 04:01

Approvata dal Cdm la riforma giustizia. Draghi: “In vigore prima dell’elezione del prossimo Csm”.

Il premier Draghi : "Testo condiviso da tutti". Il ministro Cartabia: "Riforma ineludibile. Unanimità sull'obiettivo di evitare altri casi Palamara". La bozza prevede lo stop alle "porte girevoli" per i magistrati che lasciano la politica e vogliono tornare a indossare la toga

“È stata una discussione ricchissima e molto condivisa, anche grazie alle interazioni della ministra Cartabia con le forze politiche”  ha detto il premier Mario Draghi in avvio della conferenza stampa odierna in cui è stata presenta la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura approvata oggi dal consiglio dei ministri. “Questa discussione ha portato alla condivisione dell’impianto del provvedimento, alla delimitazione delle aree dove permangono differenti vedute e all’impegno con capigruppo per dare priorità in Parlamento alla riforma in tempo utile per l’ elezione del prossimo Consiglio superiore della magistratura” ha aggiunto Draghi . Ed proprio grazie alla circostanza che tutti i partiti hanno condiviso il testo, in Parlamento non ci saranno “tentativi di imporre la fiducia. È un provvedimento di portata tale che necessita di questa apertura“.

Il testo è stato esaminato dal Consiglio dei Ministri, convocato convocato nonostante la richiesta di Forza Italia di rinviare il vertice per poter avere il tempo di esaminare il provvedimento. Motivo per cui i ministri azzurri si sono seduti in ritardo al tavolo del Cdm , quando la riunione era già iniziata. Prima del consiglio dei ministri si era tenuto un vertice tra Draghi, la Guardasigilli Cartabia ed i capi delegazione dei partiti di maggioranza proprio per cercare di sciogliere i nodi legati al testo del provvedimento.

Durante la discussione in consiglio dei ministri del testo di riforma del Csm , il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli (che è un magistrato) ha fatto richiesta di assentarsi dalla sala per sensibilità istituzionale, pur non essendoci ragioni di merito per astenersi dal parteciparvi, poichè le norme in discussione non si applicano sin dal testo Bonafede agli incarichi in corso, quindi né a Garofoli né agli altri magistrati impegnati in questo governo.

Parlando del governo, Draghi ha assicurato che non ci saranno rimpasti perchè “la squadra lavora bene e va avanti”. Tutto ciò perchè “il dovere del governo è proseguire e affrontare sfide importanti per gli italiani che sono quella immediata del caro energia, quello meno immediata ma preoccupante che è l’inflazione che sta aggredendo il potere acquisto dei lavoratori ed erodendo, anche se per ora non si vede, la competitività delle imprese, c’è poi l’uscita dalla pandemia e poi il Pnrr che sta andando molto bene”. Alle domande dei giornalisti sull’ipotesi che egli possa diventare in futuro il federatore di un un nuovo centro, Draghi ha risposto: “Lo escludo”. E ha aggiunto ironico: “Tanti politici mi candidano in tanti posti, mostrando una sollecitudine straordinaria. Vorrei rassicurare che se decidessi di trovare un lavoro dopo questa esperienza, un lavoro lo troverei da solo…“.

Per la ministra della Giustizia, Marta Cartabia presente in conferenza stampa accanto al premier, “la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm era ineludibile per la scadenza a luglio del Consiglio ora in carica” sottolineando che “nasce anche dall’ esigenza della magistratura di essere forse un pochino più severa con se stessa, perché questa richiesta di recupero della credibilità viene anzitutto dall’interno“. Dunque il provvedimento, ha aggiunto, “era dovuta ai tantissimi magistrati che lavorano silenziosamente ogni giorno e lo dobbiamo ai cittadini, che hanno diritto a recuperare la piena fiducia nei confronti della magistratura”. E in Parlamento, ha evidenziato Cartabia, “c’è unanimità di vedute sull’obiettivo della riforma di arginare casi come quello di Palamara. C’è stata condivisione assoluta anche sui nodi sui quali intervenire, come le porte girevoli, cioè il passaggio del magistrato a cariche politiche. Quello su cui permangono differenze è sulla gradazione delle misure”.

La Guardasigilli Cartabia ha quindi ricordato chel’estate scorsa sono state approvate due grandi leggi delega di riforma del sistema penale e civile. Stiamo lavorando – ha anticipato – ai decreti legislativi: abbiamo preso l’impegno con l’Europa per portarli a termine entro la fine dell’anno ed io confido che possiamo arrivare anche prima, specie sul penale. Stiamo lavorando alacremente“.

Cosa prevede la riforma del Csm

La bozza della riforma, attesa da anni, ha l’intento porre un rigoroso limite al fenomeno delle toghe che, dopo aver ricoperto cariche elettive, tornano poi a fare i magistrati.I  magistrati che hanno ricoperto cariche elettive, di qualunque tipo, o incarichi di governo (nazionale, regionale o locale) al termine del mandato, non potranno più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale. Fonti di Forza Italia hanno fatto sapere che “il governo in Parlamento non porrà la fiducia sulla riforma”. Inoltre, dicono dal partito, la separazione delle carriere e il via libera alla separazione delle funzioni, sono una ”battaglia storica del partito‘, che andranno ulteriormente migliorate in Parlamento”. 

In base alla riforma Cartabia, i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali.  Analoga disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica e che non sono stati eletti.

Altro punto fondamentale del provvedimento riguarda la scelte dei magistrati che compongono il Consiglio superiore di magistratura. La composizione del plenum dell’organo di governo autonomo delle toghe è di 30 membri (3 di diritto: il presidente della Repubblica, il primo Presidente e il procuratore generale della Cassazione, 20 togati, 10 laici). Ma come? Tramite un sistema elettorale misto, basato su collegi binominali, che eleggono cioè ciascuno due componenti. Ma è prevista anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale.

 

 

 

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