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29 Novembre 2024 18:33

Sequestrati ben per 9 milioni di euro a due imprenditori ritenuti “vicini” al clan dei Casalesi

Le ulteriori complesse ed articolate indagini di natura patrimoniale successive a tale misura, eseguite dalla D.I.A. in capo ai due imprenditori ed ai rispettivi nuclei familiari conviventi hanno consentito di accertare ulteriori ingenti disponibilità finanziarie suddivise in fondi di investimento, azioni, conti correnti e quote sequestrate con l’odierno provvedimento del valore complessivo di quasi € 9.000.000,00.

La Direzione Investigativa Antimafia di Napoli ha eseguito un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – Sezione per l’Applicazione delle Misure di Prevenzione – su proposta della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, nei confronti di due imprenditori edili del Casertano.

Gli accertamenti svolti dalla DIA su delega della Procura della Repubblica di Napoli attinenti ai due gruppi familiari dei predetti sono stati avviati a seguito dell’approfondimento di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette le quali hanno consentito di individuare beni in denaro non ancora oggetto di misure patrimoniali, quindi potenzialmente esigibili dagli intestatari.

 

Le importanti inchieste giudiziarie coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli avevano portato all’arresto su o.c.c.c. nel 2006 e nel 2020 di Francesco Grassia (classe 1945), imprenditore edile aversano uno dei due imprenditori ritenuto responsabile di partecipazione all’associazione di tipo camorristico denominata “clan dei casalesi”. Il provvedimento peraltro veniva confermato dal Tribunale per il Riesame di Napoli, nonché dalla Suprema Corte di Cassazione.

Con l’ordinanza era stato disposto altresì il sequestro di due società per le quali esisteva il periculum in mora derivante dalla disponibilità delle stesse in capo agli indagati. Indubbia era la strumentalità di tali imprese rispetto alle condotte del delitto ipotizzato di concorso esterno nel “clan” dei Casalesi atteso che proprio tali aziende erano state destinatarie delle commesse regionali pubbliche a base dell’ipotesi accusatoria.

Già nel passato dicembre il Tribunale di S. Maria Capua Vetere – Sezione Misure di Prevenzione sulla base delle prime risultanze relative alle operazioni finanziarie individuate aveva disposto il sequestro d’urgenza di prevenzione a carico del Francesco Grassia , uno dei due, indiziato di aver riciclato somme di denaro provento del delitto ex art. 416 bis, di n. 2 polizze vita per un totale di circa € 1.500.000. Le indagini avevano consentito non solo di ricostruire il suo reale assetto patrimoniale, ma anche di delineare la sua “pericolosità qualificata”, derivante dai rapporti avuti con il clan dei casalesi, fazione “Zagaria”, emersi non solo dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ma soprattutto dall’inchiesta giudiziaria del giugno 2000, nell’ambito della quale fu tratto in arresto per aver fornito appoggio logistico agli affiliati, nascosto armi, riscosso proventi di estorsioni e reinvestito illeciti profitti delle attività del clan.

Nell’estate del 2018, Francesco Grassia venne tratto in arresto a La Maddalena (SS) in esecuzione di un provvedimento di cattura internazionale, emesso dall’Autorità giudiziaria del Principato di Monaco, perché ritenuto responsabile di riciclaggio di denaro. I decreti di sequestro e di confisca emessi dal Tribunale, a seguito della proposta del Direttore della DIA, eseguiti nel 2015 e nel 2016, sono stati in parte definitivamente confermati dalla Corte di Appello di Napoli e dalla Cassazione. I beni acquisiti al patrimonio dello Stato, per un valore di circa 4 milioni di euro, consistono in società e fabbricati, aventi sede o ubicati principalmente nella provincia di Caserta, nonché in diversi beni mobili e rapporti finanziari, tra cui un conto corrente cifrato presso una banca del Principato di Monaco (valore nel 2011 di circa 300 mila euro)

Le ulteriori complesse ed articolate indagini di natura patrimoniale successive a tale misura, eseguite dalla D.I.A. in capo ai due imprenditori ed ai rispettivi nuclei familiari conviventi hanno consentito di accertare ulteriori ingenti disponibilità finanziarie suddivise in fondi di investimento, azioni, conti correnti e quote sequestrate con l’odierno provvedimento del valore complessivo di quasi € 9.000.000,00.

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