Il professor Franco Coppi, è uno dei penalisti più autorevoli e stimati in Italia, rispetto alle decisioni della Consulta sul Sì alla Legge Severino e alla separazione delle carriere dei magistrati va controcorrente. Il suo pensiero lo ha affidato al Corriere della Sera in un’intervista pubblicata nell’edizione odierna. “Fermo restando che il referendum è un istituto attraverso cui si manifesta la volontà popolare, penso che quella legge risponda a un sentimento diffuso” riferendosi alla Legge Severino che anni fa causò la decadenza di Silvio Berlusconi, assistito proprio da Coppi, “ovvero che non si possa aspirare a determinate cariche pubbliche avendo ricevuto condanne almeno per alcuni reati, tipo quelli contro la pubblica amministrazione, contro lo Stato o di riprovazione sociale come quelli sessuali. Per reati bagattellari o colposi, come l’omicidio stradale, sarei più di manica larga“.
Sulla separazione delle carriere il professor Coppi sostiene che “creeremmo degli automi. Lo scambio di esperienze aiuta a interpretare il singolo ruolo. Ho conosciuto magistrati che da giudici istruttori sono diventati pm e poi giudici, interpretando benissimo i vari ruoli. Ci penserei. Il referendum è un po’ tranchant. Invece c’è molto da riflettere su regole per i passaggi e altro. Io ci penserei“, mentre sulla legge elettorale per il Csm afferma che “finché del Csm faranno parte i magistrati, anche estratti a sorte, si riproporranno giochi, giochetti e giochini. Ma sono problemi complessi e delicati. Deve occuparsene il Parlamento“.
Coppi nell’intervista si è soffermato sui tempi lunghi della giustizia. “lo sto tutti i giorni in Tribunale a Roma e vedo arrivare in Cassazione processi che sono durati 15 anni. Ieri ho discusso un omicidio del ’96. E questa lentezza è legata a questioni che sarebbe lungo spiegare ma che non mi sembra abbiamo ancora soluzione”.
Il professore Franco Coppi, è uno dei penalisti italiani più noti, avendo difeso, tra gli altri, due ex presidenti del Consiglio dei Ministri, Giulio Andreotti, e recentemente Silvio Berlusconi. “Vorrei pensare che i giudici siano sempre impermeabili al racconto mediatico e alle chiacchiere da bar” – ha commentato tempo fa parlando dell’omicidio di Avetrana – “Ma in questa vicenda l’enorme pressione della comunicazione, e la descrizione che in particolar modo è stata fatta di Sabrina, penso abbiano inciso fortemente. Sentenze che per me restano così incomprensibili sono debitrici verso tale circo. Anche perché dobbiamo dirlo: nessuno sa che diventerà giudice popolare quando le indagini sono in corso e quindi è plausibile che guardi la televisione e si faccia un’idea di ciò che è accaduto. La vicenda, nonostante la sentenza passata in giudicato, non è conclusa“.
Il processo contro Sabrina e Cosima Misseri per Coppi è stato un terremoto emotivo, al punto che stava pensando di ritirarsi dalla professione di avvocato. “Avevo già scritto la lettera di dimissioni. Poi un amico e collega fidato mi ha convinto a non demordere: solo facendo l’avvocato avrei potuto continuare a occuparmi del caso e presentare ricorso in Europa. È chiaro come la vicenda l’abbia segnata profondamente. Resta il mio tormento, continuo a non dormirci la notte“.