Il costo dei ricoveri “evitabili” ossia quelli di persone non vaccinate, nei 14 mesi trascorsi dall’avvio della campagna vaccinale, è stato di poco più di un miliardo di euro. È quanto emerge dal report dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) della Facoltà di Economia dell’Università Cattolica, che ha voluto elaborare un rapporto di sintesi della risposta alla diffusione del virus a due anni dall’inizio della pandemia.
Per avere un quadro ampio sull’impatto economico per il Servizio sanitario nazionale (Ssn) dell’emergenza Covid-19, si è elaborata una stima del costo indotto sulle spese del Ssn per via all’esitazione vaccinale. “Per fornire un quadro complessivo sulle vaccinazioni – spiegano gli autori del rapporto – si è voluto analizzare la campagna vaccinale in Italia andando ad elaborare anche una stima delle mancate vaccinazioni in Italia di terza dose.
Sulla base quindi del numero di ospedalizzati evitabili se vaccinati con dose addizionale/booster, possiamo stimare l’impatto economico sul servizio sanitario nazionale nel periodo tra il 17 novembre 2021 e il 09 febbraio 2022 delle mancate vaccinazioni. Il totale dei costi delle ospedalizzazioni in Area Medica varia da un minimo di € 3.687.941 a un massimo di € 83.638.548, mentre Il totale dei costi delle ospedalizzazioni in Area Critica (cioè Terapia Intensiva) varia da un minimo di € 413.904 a un massimo di € 15.550.210.
Il totale delle due spese di voci (Area Medica + Area Critica) va anch’esso da un minimo di € 4.101.844 ad un massimo di € 99.188.758. Considerando i 14 mesi della campagna vaccinale, si stimano costi legati alle ospedalizzazioni evitabili pari a poco più di 1 miliardo di euro“.
Dall’inizio della pandemia l’Italia ha speso oltre 19 miliardi
Due anni di pandemia, dal primo paziente italiano ad oggi hanno determinato in Italia una spesa di 19 miliardi di euro; 11,5 miliardi di questi legati all’incremento della spesa sanitaria delle Regioni, 4,3 miliardi per l’acquisto di dispositivi di protezione (DPI), anticorpi monoclonali, fiale remdesivir, gel, siringhe, tamponi, ventilatori, monitor, software, voli, (acquisti direttamente gestiti dalla struttura commissariale dell’emergenza Covid), infine 3,2 miliardi di euro per l’acquisto dei vaccini.
È la stima della spesa che ha dovuto sostenere il Paese in due anni di Covid, dal paziente “1” di Codogno, ottenuta dagli esperti dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) della Facolta’ di Economia dell’Università Cattolica, che ha voluto elaborare un report di sintesi della risposta alla diffusione del virus, soffermandosi sui modelli istituzionali e organizzativi adottati dalle Regioni italiane.
Dal rapporto si vede anche che in totale, indicativamente una persona su cinque (20,05%) in Italia è stata contagiata (dato che non tiene conto delle reinfezioni), con un valore massimo registrato dalla Pubblica Amministrazione di Bolzano (33,9%), una persona su tre, e un valore minimo registrato in Sardegna (9,7%), una persona su dieci.
Dal report emerge inoltre come si è passati da una letalità (percentuale di vittime sul totale dei casi) del 15% (circa un paziente Covid-19 su 7) nella prima ondata pandemica; a una, riscontrata tra ottobre e novembre 2020, piu’ bassa che si assestava intorno al 3%. Dall’inizio di gennaio 2022 si assiste ad un’ulteriore diminuzione nei valori di letalità grezza apparente, che la porta poco sopra l’1%.
Quanto alla mortalità (percentuale di deceduti sul totale della popolazione), era di 4,83 per 100 mila abitanti nella prima ondata, contro una mortalità di 1,29 per 100.000 nell’ultima. Mentre nella prima ondata, un paziente su due veniva gestito in ospedale (45% a livello nazionale), per le ondate successive, tutte le Regioni hanno notevolmente ridotto la quota dei pazienti ospedalizzati, optando per un modello di gestione prevalentemente territoriale (integrato dall’ospedale).
Per la quarta ondata, la quota degli ospedalizzati nei casi (peraltro molto più numerosi rispetto a tutte le ondate precedenti) si è attestata poco sopra il 2,5%. Infatti, mentre nella prima ondata la quota degli isolati a domicilio si muove circa tra il 35-85% dei casi, dalla fine della prima ondata in poi la quota degli isolati a domicilio si assesta intorno al 95% dei casi.
“La nostra serie settimanale – che aveva già visto una Edizione Speciale dell’Instant Report a fine anno 2020 in prossimità dell’avvio della campagna vaccinale – viene presentata in forma diversa rispetto agli 85 report precedenti, afferma il professor Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica (Altems). Il presente Report è stato strutturato per fornire una sintesi di quanto accaduto negli ultimi 24 mesi fornendo una lettura complessiva degli eventi e delle modalità di risposta adottate dalle Regioni, continua Cicchetti, e beneficia delle analisi effettuate negli ultimi due anni dal gruppo di lavoro grazie a tre diversi set di indicatori che corrispondono al sistema di analisi applicato alle quattro ondate dell’epidemia“