di Alessia Di Bella
La Polonia si sta consultando sia con la Federcalcio svedese che con quella della Repubblica Ceca considerato che il 28 marzo lo schema di qualificazione prevede l’ultimo turno tra la vincente di questo confronto e quella di Russia-Polonia. La ministra dello Sport della Polonia che per prima si era attivata per coinvolgere altri Paesi , aveva anche inviato una lettera alla Sottosegretaria del Governo Draghi Valentina Vezzali , ora sta lavorando ora con le federazioni svedese e ceca (impegnate nello stesso gruppo nell’altra semifinale dei playoff) per presentare una posizione comune alla Fifa che finora non ha ancora preso nessun provvedimento nei confronti della Russia.
Molti giocatori polacchi si sono schierati con la propria Federazione. Il centrocampista del Leeds Mateusz Klich ha aggiunto che i giocatori e i dirigenti hanno deciso “insieme”: “Non è una scelta facile, ma nella vita ci sono cose più importanti del calcio. Il nostro pensiero va alla nazione ucraina e al nostro amico della nazionale, Tomasz Kedziora, che è ancora a Kiev con la sua famiglia“. Lo stesso Robert Lewandowski ha parlato di “scelta corretta”.
Anche il portiere polacco Wojciech Szczesny, ha comunicato e spiegato con un lungo post su Instagram, la sua scelta personale: “La mia coscienza non mi permette di giocare». E lo dice «con il cuore che mi si spezza mentre scrivo“. Il portiere della Juventus è stato particolarmente toccato dallo scoppio della guerra: “Mia moglie è nata in Ucraina, nelle vene di mio figlio scorre sangue ucraino, parte della nostra famiglia è ancora in Ucraina, molti miei colleghi sono ucraini e sono tutte persone fantastiche. Vedere la sofferenza sui loro volti e la paura per il loro Paese mi fa capire che non posso stare fermo e fingere che non sia successo niente“.
Szczesny aggiunge ed evidenzia che “nel momento in cui Putin ha deciso di invadere l’Ucraina ha dichiarato guerra non solo all’Ucraina ma anche a tutti i valori che l’Europa rappresenta. Libertà, Indipendenza ma soprattutto Pace“. La conseguenza viene da sè: “Rappresentare il proprio Paese è il più grande onore nella carriera di un calciatore, ma è pur sempre una scelta. Mi rifiuto di giocare contro giocatori che scelgono di rappresentare i valori e i principi della Russia! Mi rifiuto di stare in campo, indossando i colori del mio Paese e ascoltando l’inno nazionale della Russia! Mi rifiuto di prendere parte ad uno sport anche che legittima le azioni del governo russo. So che il mio impatto potrebbe essere solo simbolico, ma invito Fifa e Uefa ad agire e ritenere la federazione russa responsabile delle proprie azioni”.