L’Ucraina entra nel tredicesimo giorno di guerra e le città stremate e sotto assedio sperano nella tregua annunciata per stamani dai russi, la quarta dopo tre consecutive cadute nel vuoto. Dopo una notte di apparente diminuzione della violenza sul terreno – ma in cui è stato colpito un centro medico radiologico, senza conseguenze -, dalle 10 locali (le 8 italiane) il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato corridoi umanitari per evacuare i civili da Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Mariupol, suscitando qualche speranza dopo il nulla di fatto degli ultimi tentativi per i quali Mosca e Kiev si sono scambiati accuse di sabotaggio. Nella notte sono stati abbattuti missili russi lanciati verso Odessa. A Sumy, denunciano le autorità locali, un attacco aereo ha causato 21 morti, alcuni dei quali sarebbero bambini.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia “non sta andando particolarmente bene“. Ad affermarlo è il ministro della Difesa del Regno Unito, Ben Wallace, parlando a Sky News. Secondo il ministro britannico le truppe di Mosca infatti stanno iniziando ad avere “seri problemi logistici”.
La Russia ha inserito l’Italia nella lista dei Paesi ostili. Il Ministero degli Esteri italiano commenta : “Ce lo aspettavamo, stiamo colpendo i ricchi di Mosca, questo da il senso di come Putin stia isolando la Russia dal resto del mondo”. La lista comprende tra gli altri gli Stati Uniti, i Paesi Ue, la Gran Bretagna, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, la Nuova Zelanda, la Svizzera oltre che ovviamente la stessa Ucraina. Siamo tra i Paesi che dopo l’invasione russa dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin ha reagito con sanzioni che in questo momento stanno andando a colpire gli oligarchi e i super ricchi russi. La Borsa di Mosca è stata chiusa, il rublo ha perso il 30 per cento del suo valore e 15 mila cittadini russi sono stati imprigionati per aver manifestato per la pace.
Anche il Giappone infatti ha imposto ulteriori sanzioni contro Russia e Bielorussia in conseguenza dell’invasione dell’Ucraina congelando i beni di 32 funzionari e oligarchi russi e bielorussi. Ad annunciarlo è stato oggi il capo di gabinetto del governo di Tokio, Hirokazu Matsuno, che ha parlato di un’intensificazione dell’attacco da parte della Russia e di un “chiaro coinvolgimento” della Bielorussia. Lo riporta la Cnn. Il governo dell’ Australia ha annunciato nuove sanzioni contro la Russia nell’intento di colpire la disinformazione che vuole “legittimare l’invasione” russa dell’Ucraina. Secondo il ministro degli Esteri, Marise Payne, il governo sanzionerà dieci persone di «interesse strategico per la Russia per il loro ruolo nel fomentare ostilità verso l’Ucraina e nel promuovere la propaganda pro-Cremlino per legittimare l’invasione della Russia». E “questo include – si sottolinea in una dichiarazione – diffondere narrazioni false riguardo la “denazificazione” dell’Ucraina, affermazioni false di genocidio” nei confronti degli abitanti di lingua russa nell’est dell’Ucraina e “promuovere il riconoscimento delle cosiddette repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk come indipendenti”. Canberra è anche pronta a imporre sanzioni finanziarie per sei comandanti militari russi “responsabili per attacchi navali, aerei e via terra contro l’Ucraina”. Saranno colpiti da divieti di viaggio.
Le banche italiane sono le prime in Europa per il volume lordo delle esposizioni sulla Russia: 25,3 miliardi di euro al 30 settembre 2021, secondo la Banca dei regolamenti internazionali. Va anche detto che le banche italiane sono anche quelle in Europa che, in proporzione, hanno ridotto di meno la loro esposizione sulla Russia dopo la prima aggressione all’Ucraina nel 2014. Le banche tedesche e francesi invece hanno molto tagliato le loro posizioni nel Paese. Continua il crollo del rublo, che si è deprezzato fino a un nuovo minimo storico di circa 145 rubli per dollaro per poi risalire intorno ai 126, nel timore che un embargo petrolifero schiaccerebbe l’economia russa, colpendo la principale fonte di entrate di Mosca.
La Banca Mondiale ha mobilitato circa 720 milioni di dollari in prestiti e aiuti per sostenere il governo ucraino a fornire servizi essenziali alla popolazione provata dall’attacco russo. Il consiglio di amministrazione dell’organizzazione ha approvato la scorsa notte un pacchetto supplementare di sostegno al bilancio comprendente un prestito supplementare di 350 milioni di dollari e 139 milioni di dollari di garanzie. La Banca Mondiale sta inoltre mobilitando un finanziamento a fondo perduto di 134 milioni di dollari e un finanziamento parallelo di 100 milioni di dollari, per un totale di 723 milioni di dollari.
Da giorni il presidente del Consiglio Mario Draghi ha avviato trattative con alcuni Stati – primi fra tutti Algeria e Qatar – per strade alternative alla fornitura di gas e di energia se la Russia dovesse decidere di chiudere i rubinetti anche solo parzialmente. Al momento la minaccia implicita della Russia rimane sullo sfondo anche se per il momento sembra improbabile che Putin decida di imboccare questa strada, perché la Russia ne sarebbe la prima vittima: il gas naturale oggi è la sua prima fonte di entrate e una delle poche rimaste, con oltre 200 miliardi l’anno alle sue quotazioni attuali; e l’Europa è la prima cliente con oltre l’80% delle esportazioni russe di gas, una realtà difficilmente modificabile dato il ruolo essenziale delle infrastrutture esistenti di trasporto. Non ci sono abbastanza gasdotti per deviare le forniture destinate all’Europa verso la Cina, per esempio. Tagliarci il gas naturale, per Putin, sarebbe l’ultimo atto di un leader ormai in preda a una visione apocalittica del proprio ruolo.
Gazprom infatti continua regolarmente a fornire gas naturale russo all’Europa attraverso l’Ucraina. Lo riferisce ai giornalisti Sergei Kupriyanov portavoce del colosso di stato russo, citato da Interfax. “Gazprom fornisce gas russo per il transito attraverso il territorio ucraino, in linea con le richieste dei consumatori europei, a un livello di 109,5 milioni di metri cubi all’8 marzo”.
In attesa del quarto incontro di colloqui fra i delegati russi e ucraini, si attende per giovedì l’incontro ad Antalya, il primo dall’inizio della guerra, fra i due ministri degli esteri nemici, il russo Serghei Lavrov e l’ucraino Dmytro Kuleba. A provare la mediazione, stavolta, è il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Ma la speranza è che Pechino, alleato strategico di Mosca, possa tentare qualcosa. Se non un’iniziativa di mediazione, che la Cina eserciti almeno la sua influenza sull’alleato russo.
Il settimanale americano The New Yorker ha deciso di dedicare la copertina dell’ultimo numero al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’illustrazione – dal titolo “Resilienza” – mostra il leader di Kiev in mimetica, che sventola la bandiera ucraina, tra il fumo nero delle esplosioni, mentre guarda a occidente.
“Questo conflitto non finirà così ma scatenerà una guerra mondiale. Oggi la guerra è qui, domani sarà in Lituania, poi in Polonia, poi in Germania”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si esprime così in un’intervista a World News Tonight della Abc. La guerra tra Russia e Ucraina, dice, sarà solo l’inizio di una escalation perché Mosca “non si sazierà“. “La gente muore ogni giorno, ogni minuto. Considero Vladimir Putin un criminale di guerra? Tutti quelli che sono venuti qui sul nostro suolo, tutti quelli che hanno dato ordini, tutti i soldati che hanno sparato sono criminali di guerra”. Putin “può porre fine ad una guerra che ha iniziato. E se non pensa di aver dato inizio a tutto, deve sapere che può porre fine alla guerra“.
“L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) condanna fermamente gli attacchi ai servizi sanitari” in Ucraina. “Ad oggi abbiamo 16 segnalazioni confermate” di episodi simili “e altre sono in fase di verifica. Non dovrebbe essere necessario dire che operatori sanitari, ospedali e altre strutture mediche non devono mai essere un bersaglio, in nessun momento, anche durante crisi e conflitti“. Sono le parole di Hans Kluge, direttore dell’Ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Europa, oggi durante un briefing dedicato all’emergenza in Ucraina.
La Santa Sede ha confermato che questa mattina c’è stata una telefonata tra il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, e il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov: “Il cardinale ha trasmesso la profonda preoccupazione di Papa Francesco per la guerra in corso in Ucraina e ha riaffermato quanto detto dal Papa domenica scorsa all’Angelus”, fa sapere il portavoce vaticano, Matteo Bruni: “In particolare ha ribadito l’appello perché cessino gli attacchi armati, perché si assicurino dei corridoi umanitari per i civili e per i soccorritori, perché alla violenza delle armi si sostituisca il negoziato. In questo senso, infine, il Segretario di Stato ha riaffermato la disponibilità della Santa Sede “a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace”“.