Quattordicesimo giorno di guerra in l’Ucraina, che si preannuncia con una nuova tregua che dovrebbe garantire il funzionamento dei corridoi umanitari da Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Mariupol. Il “cessate il fuoco” dovrebbe essere in vigore e rispettato a partire dalle 10:00 ora locale (le 08:00 in Italia). Lo riferisce il Ministero della Difesa russo citato dalla Tass, spiegando che le informazioni sui corridoi umanitari da Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Mariupol saranno inviate alla vicepremier dell’Ucraina Iryna Vereshchuk, la quale ieri ha ribadito che l’Ucraina non accetterà l’offerta di Mosca di stabilire corridoi sicuri per i civili per dirigersi verso la Russia. Kiev accetterà solo corridoi sicuri che portino verso ovest. Le precedenti evacuazioni sono state complicate e nella città di Mariupol, dove l’assedio russo dura ormai da una settimana, la popolazione è allo stremo.
Le 200.000 persone che abitano a Mariupol – secondo le dichiarazioni di Human Rights Watch – sono di fatto “intrappolate in un incubo gelato e senz’acqua né luce e vivono sotto la costante minaccia dei bombardamenti russi”. Gli Stati Uniti stimano che almeno l’8%-10% degli asset militari russi usati nell’invasione dell’Ucraina sia stato distrutto o reso non operativo. Lo riferisce la Cnn citando una fonte Usa vicina alle ultime notizie intelligence. Si tratta di tank, aerei, artiglieria e altro materiale bellico.
In attesa del quarto incontro di colloqui fra le delegazioni ucraine e russe che si terrà ad ad Antalya si attende per giovedì il primo incontro dall’inizio della guerra, fra i due ministri degli esteri nemici, l’ucraino Dmytro Kuleba ed il russo Serghei Lavrov. A provare una mediazione, questa volta, sarà il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Anche se in molti sperano che Pechino, da sempre alleato strategico di Mosca, possa tentare qualcosa. Se non un’iniziativa di mediazione, almeno che la Cina riesca ad esercitare la propria influenza sull’alleato russo.
A Odessa, nel Sud dell’Ucraina, sono state udite “3-4 forti esplosioni provenienti da Ovest”. Lo ha riferito il corrispondente della Bbc. “Ci è stato detto sono state causate dal sistema di difesa ucraino che ha abbattuto i missili russi lanciati da una delle numerose navi da guerra situate al largo della costa qui”, ha aggiunto.
In un’intervista alla rete tv americana Abc, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, ha dichiarato in merito alla Crimea e alle Repubbliche separatiste del Donbass: “Possiamo discutere e si può trovare un compromesso su come questi territori continueranno a vivere”. L’Ucraina, ha spiegato, “è pronta al dialogo ma non alla capitolazione”. La domanda chiave, ha sottolineato Zelensky, “è come vivranno le persone in questi territori, chi vuole far parte dell’Ucraina“. Quello che è importante, ha aggiunto, “è che Putin inizi a parlare, inizi un dialogo, invece di vivere in una bolla di informazione senza ossigeno. Penso che sia lì che si trova“. In un videomessaggio, ripreso da Ukrainska Pravda. il presidente ucraino Zelensky ha detto: “La guerra deve finire. Dobbiamo sederci al tavolo delle trattative“.
Dopo il crollo della sua moneta, il rublo, la Russia ha sospeso fino al 9 settembre la vendita di valuta estera: tra oggi 9 marzo ed il 9 settembre 2022, “le banche non saranno in grado di vendere valuta estera ai cittadini” come riporta una nota della banca centrale russa. L’agenzia Fitch ha declassato il rating da B a C e sottolinea in una nota il rischio “di un imminente default”. Si tratterebbe di una vera e propria “dichiarazione di insolvenza”, che renderebbe irreversibile l’isolamento finanziario di Mosca. È una delle conseguenze per le sanzioni dell’Occidente. “L’ulteriore aumento di sanzioni e proposte che potrebbero limitare il commercio di energia aumenta la probabilità di una risposta politica da parte della Russia che includa almeno il mancato pagamento selettivo dei suoi obblighi di debito sovrano“, ha affermato l’agenzia di rating Fitch in una nota. Il rating C nella valutazione dell’agenzia di rating è l’anticamera del default.
S&P Global Ratings rivede al ribasso le stime di crescita globali: il Pil diminuisce di 70 punti base al 3,4% quest’anno, rispetto alla baseline precedente, si legge nell’aggiornamento delle previsioni macro globali alla luce del conflitto russo-ucraino. L’impatto della minore crescita russa è il fattore più determinante, seguito dai prezzi dell’energia e dai cambiamenti in termini di dati e politiche. L’Europa è la regione più colpita dal conflitto. La crescita dell’Eurozona scende dell’1,2% quest’anno (a 3,2%), a causa dalla sua esposizione alla Russia e dalle importazioni di energia molto più costose, e la crescita per il 2023-2024 è in gran parte invariata.
Sul fronte delle sanzioni, gli Usa e la Gran Bretagna hanno annunciato il blocco dell’import di petrolio e gas dalla Russia: c’è ora attesa per le mosse dell’Ue. Il presidente russo ha risposto firmando un decreto per la preparazione di una lista di paesi con i quali bloccare l’import-export.
Il Pentagono sembrerebbe voler respingere l’offerta della Polonia di mettere a disposizione degli Stati Uniti i suoi jet da combattimento MiG-29 in una base in Germania, in risposta alla richiesta di jet da combattimento dell’Ucraina, definendo l’offerta “non sostenibile“. Il portavoce del Pentagono John Kirby, ha detto in una dichiarazione, che la prospettiva di jet che partono da una base degli Stati Uniti e della Nato in Germania “per volare in uno spazio aereo che è contestato con la Russia sull’Ucraina solleva serie preoccupazioni per l’intera alleanza della Nato”. Kirby ha aggiunto “Continueremo a consultarci con la Polonia e gli altri nostri alleati della Nato su questo problema e le difficili sfide logistiche che presenta, ma non crediamo che la proposta della Polonia sia una proposta sostenibile“, rimarcando che “la decisione se trasferire gli aerei di proprietà polacca in Ucraina spetta in definitiva al governo polacco“.
“Dobbiamo ricordare che il cattivo qui è il presidente Putin e il presidente Zelensky ha ragione, ogni goccia di petrolio russo che viene consumata è un’altra goccia di sangue ucraino versato“. Così Victoria Nuland, sottosegretaria agli Affari politici del Dipartimento di Stato americano, parlando con la Cnn.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha incontrato ieri a Parigi il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Entrambi hanno convenuto che occorre mantenere la pressione sul presidente russo, Vladimir Putin, per porre fine alla guerra in Ucraina ribadendo il loro impegno a “imporre costi importanti al presidente Putin e ai suoi collaboratori fin quando proseguirà la guerra“, ha spiegato il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price. Macron e Blinken hanno anche discusso dell’accordo sul nucleare iraniano concordando che bisogna continuare “lo stretto coordinamento” con l’obiettivo di ottenere un’intesa che assicuri “un ritorno reciproco al pieno rispetto” dell’accordo del 2015.
Lanciata dalla Farnesina l’Unità di Crisi a sostegno delle imprese che esportano in Russia e Ucraina. Su impulso del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, la Farnesina ha convocato la prima riunione tecnica di un Gruppo di Lavoro incaricato di valutare l’impatto complessivo del conflitto russo-ucraino a danno delle aziende italiane che esportano verso quell’area. Per ottenere il cessate il fuoco, ha proseguito il titolare della Farnesina, serve un “tavolo serio con Ucraina, Russia, Croce Rossa e altri attori internazionali, un tavolo che consenta di arrivare a un vero cessate il fuoco per l’ingresso degli aiuti umamnitari e l’uscita dei civili”.
In vista del Consiglio europeo informale, previsto domani e dopodomani a Parigi, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente francese Emmanuel Macron nel corso della quale sono stati esaminati gli ultimi sviluppi della crisi in Ucraina e le sue conseguenze sull’economia europea.
La tv inglese Bbc ha annunciato di aver ripreso le trasmissioni da Mosca, sospese sulla nuova legge russa che ha criminalizzato di recente le informazioni false sulle forze armate del Paese. “Dopo aver considerato le conseguenze di una mancata informazione abbiamo deciso di riprendere i reportage in lingua inglese“, si legge in una nota della Bbc. “Riporteremo le storie con indipendenza e imparzialità secondo i nostri rigorosi standard“.