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29 Novembre 2024 16:49

Cosa sono e quanto pesano sul costo del pieno le accise italiane sulla benzina 

Costituiscono una parte significativa del prezzo di benzina e gasolio, e sono fondamentali per le casse erariali: ecco cosa sono le accise e quanto pesano sul prezzo alla pompa. I prezzi sono determinati dalle accise che ogni Paese applica. E l’Italia in Europa si trova sul podio: 2a per quanto riguarda la benzina, 1a per il diesel.

Durante le ultime settimane, i prezzi della benzina e gasolio, ma anche di metano e GPL, sono aumentati repentinamente raggiungendo valori record. Determinante, in questa corsa al rialzo, la guerra che infuria in Ucraina ? Non solo: come mostrato dai dati ufficiali del Mise, il prezzo dei carburanti è costantemente aumentato negli ultimi 12 mesi, passando da 1,56 euro/litro per la benzina e 1,43 per il gasolio a marzo 2021 alle attuali cifre superiori ai 2 euro e in continuo aumento. A marzo 2021 la benzina “verde” si vendeva a una media di 1,568 mentre il “diesel” a 1,435: un altro mondo rispetto ai valori odierni dove anche un rifornimento self pagato 20 euro eroga meno di 10 litri. 

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha dato un’altro forte aumento alle tariffe, producendo dal 23 febbraio al 6 marzo aumenti sulla benzina del 6,37 per cento (da 1,999 a 2,126 euro) e sul gasolio del 7,95 per cento (da 1,878 a 2,027 euro).

Ma da cosa è composto e determinato il prezzo del carburante alla pompa? I fattori sono molteplici: innanzitutto il costo della materia prima, ovvero del barile di petrolio, ma anche i costi di raffinazione e trasporto, oltre ai margini di guadagno che si assicurano le compagnie petrolifere e i gestori degli impianti. Ma ad avere un grande peso sul prezzo finale sono anche le tasse imposte dallo Stato, sotto forma di Iva e soprattutto di accise. Andiamo a capire di cosa si tratta, quanto pesano sul portafogli degli automobilisti e quando sono state introdotte.

Quanto pesano le accise sul costo alla pompa

Oltre all’Iva, ovvero l’Imposta sul valore aggiunto che vale il 22% del prezzo del carburante industriale, lo Stato impone su benzina, gasolio e affini anche una serie di accise. Ovvero, un’imposta che riguarda determinati beni di consumo tra cui appunto i carburanti. Gestite dall’Agenzia delle dogane e dei Monopoli, le accise hanno un’importanza fondamentale nei bilanci dello Stato: le accise sui carburanti nel 2021 hanno fatto incassare all’erario, oltre 24 miliardi di euro. Da specificare che, mentre i costi di greggio, raffinazione e trasporto, e di conseguenza anche l’Iva, sono variabili, le accise costituiscono una tassa fissa indipendentemente dall’andamento del prezzo del carburante industriale.

Al momento, le accise sulla benzina ammontano a 0,7284 euro per litro, mentre per il gasolio si fermano a quota 0,6174 euro/litro. Sebbene dal 1995 l’imposta sul carburante sia definita in modo unitario (ovvero non va a finanziare determinati ambiti della spesa pubblica, ma fluisce direttamente nelle casse dell’erario) le accise odierne sono il frutto di ben 19 tassazioni aggiunte nel corso degli anni. La prima tra quelle tecnicamente ancora in vigore in quando mai abolita risale addirittura agli anni ’301,60 lire per finanziare la guerra in Etiopia. Nel ’56 si aggiunsero 14 lire per fronteggiare la crisi di Suez, e poi, a seguire, diversi aumenti i cui fondi erano destinati alla ricostruzione dopo calamità di vario genere: il disastro del Vajont, l’alluvione a Firenze, i terremoti nel Belice, in Friuli e in Irpinia. Nell’82 e nel ’95 toccò poi alle accise per sostenere le missioni ONU in Libano e Bosnia, rispettivamente di 205 e 22 lire.

Nel corrente millennio la corsa alle accise non si è fermata: nel 2004 si è registrato un aumento di 2 centesimi per il rinnovo dei contratti dei ferrotranviari, poi l’anno successivo nel 2005 per l’acquisto di autobus ecologici e nel 2009 per il terremoto in Abruzzo. Poi, nel 2011, cioè 10 anni fa è stato il turno delle nuove accise per il finanziamento alla cultura e per la crisi libica, oltre che per l’alluvione in Liguria e Toscana e il Nel nuovo millennio la corsa alle accise non si è fermata: nel 2004 si è registrato un aumento di 2 centesimi per il rinnovo dei contratti dei ferrotranviari, poi l’anno successivo per l’acquisto di autobus ecologici e nel 2009 per il terremoto in Abruzzo. Poi, nel 2011, è stato il turno delle nuove accise per il finanziamento alla cultura e per la crisi libica, oltre che per l’alluvione in Liguria e Toscana e il Decreto “Salva Italia”. Nel 2012 i carburanti sono stati rincarati per trovare fondi destinati alla ricostruzione dopo il terremoto in Emilia. Le ultime nuove accise sono andate infine a finanziare il “Bonus gestori”, alla riduzione delle tasse per i terremotati abruzzesi e, nel 2014, il “Decreto Fare”. Nel 2012 i carburanti sono stati rincarati per trovare fondi destinati alla ricostruzione dopo il terremoto in Emilia. Le ultime nuove accise sono andate infine a finanziare il “Bonus gestori”, alla riduzione delle tasse per i terremotati abruzzesi e, nel 2014, il “Decreto Fare”.

Benzina e gasolio alle stelle

Alla luce dei recenti e gravosi aumenti dei prezzi di benzina e gasolio, ormai stabili oltre la soglia dei 2 euro al litro, in molti hanno richiesto al Governo di ridurre almeno temporaneamente accise e Iva. Soprattutto per sostenere quei settori, come l’autotrasporto, fondamentali per l’economia italiana e fortemente dipendenti dal consumo di gasolio. “Un costo insostenibile per gli automobilisti e per tutti i cittadini, che pagano tali aggravi in termini di rincari generalizzati su beni e servizi” spiegano le associazioni dei consumatori Senza accise, la benzina oggi costerebbe 1,39 euro al litro e il gasolio 1,55 euro al litro, con un risparmio, in termini annui, di circa 874 euro”.

Oltre alle dinamiche di mercato, in questo momento legate al conflitto in Ucraina, i prezzi sono determinati dalle accise che ogni Paese applica. E l’Italia in Europa si trova sul podio: 2a per quanto riguarda la benzina, 1a per il diesel.

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