Ventotto gigabyte di informazioni finanziarie riservate del governo russo sono state rese pubbliche dagli hacker di Anonymous, a due giorni dalla violazione informatica alla Banca Centrale di Russia. Dopo l’attacco informatico, il collettivo aveva annunciato che avrebbe rilasciato oltre 35mila file contenenti accordi segreti.
“Nessun segreto è al sicuro. Siamo dappertutto: siamo nel tuo palazzo, dove mangi, al tuo tavolo, nella stanza in cui dormi”, è la minaccia che Anonymous rivolge in un video a Vladimir Putin, definendolo “un bugiardo, dittatore, criminale di guerra e assassino di bambini”. Il collettivo annuncia quindi la condivisione di “centinaia di documenti appartenenti alla Banca centrale di Russia: accordi, corrispondenza, trasferimenti di denaro, patti segreti degli oligarchi, veri rapporti sull’economia tenuti lontano dal pubblico, intese commerciali con altri Paesi, dichiarazioni, informazioni dei sostenitori registrati, video conferenze di Putin e i programmi che usa”. I 28 giga di file riservati sono stati resi disponibili per il download da The Black Rabbit World. un membro di Anonymous.
Uno degli ultimi tweet pubblicati dal profilo del collettivo di hacker dà concretezza a quanto era stato precedentemente annunciato: «Sono state diffuse le informazioni relative alla Banca centrale russa da “Ddosecrets”. Questo è il link per scaricarle. Anonymous proseguirà la sua cyber-guerra fino a quando i militari russi non abbandoneranno l’Ucraina». Con queste parole sono stati forniti i dettagli per scaricare i documenti attraverso le piattaforme Torrent o Magnet.
Yesterday ddosecrets . com released hacked information from the Central Bank of Russia from Anonymous. #Anonymous #OperationRussia will continue its cyber war on Russia until they leave Ukraine.#SlavaUkraini
Link (remove *): https://ddosecrets*.com/wiki/Central_Bank_of_Russia— Anonymous (@YourAnonNews) March 26, 2022
La pagina web di Ddosecrets appare molto simile a quella di Wikipedia, con tanto di ulteriori informazioni sull’attacco informatico appena portato a segno: “Migliaia di file sono stati hackerati dalla Banca di Russia da parte di “Thblckrbbtworld” (The Black Rabbit World), una team di hacker che collaborano con Anonymous. Rendiamo disponibili questi documenti a seguito della guerra ibrida alla quale state assistendo. Incoraggiamo tutti a essere molto accorti relativamente a quanto viene diffuso in rete, perché account fake, malware e alterazioni dei dati che circolano in rete sono diventati sempre più frequenti”. Oltre a questo ammonimento, a lato della pagina si può invece accedere ai documenti, con tanto di spiegazione su come poterli recuperare.
Un ulteriore campanello d’allarme per Vladimir Putin. Nella sfida a Mosca, i gruppi di pirati informatici che si sono uniti alla causa di Kiev possono così celebrare un ottimo traguardo, uno dei più significativi da quando Anonymous e i suoi cyber-alleati hanno scelto di dichiarare guerra a Putin con la loro campagna ribattezzata #OpRussia. Con l’occasione, gli hacker sono tornati a minacciare il leader del Cremlino, affermando che “per loro ormai il presidente russo non può più vantare alcun segreto”.
Dopo essere entrati nelle televisioni e nelle webcam russe, ora gli sforzi delle campagne principali di Anonymous sono rivolti alle aziende dell’Occidente che continuano a lavorare a Mosca. Nelle ultime ore il collettivo ha attaccato i siti russi di Auchan, Decathlon e Leroy Merlin. Negli scorsi giorni aveva lanciato un’accusa pubblica anche all’italiana Pirelli. Su questo fronte l’ultima a decidere di ritirarsi dal mercato russo è stata Nestlè, il colosso dal fatturato di 84 miliardi di euro era stato attaccato dal collettivo hacker con la minaccia di pubblicare 10 Gb di dati riservati se non avesse smesso di operare in Russia. Una minaccia che poi sarebbe diventata realtà. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva chiesto alla multinazionale di fare un passo indietro. Ieri l’annuncio di Nestlé: “Cessazione delle importazioni e delle esportazioni non essenziali da e verso la Russia nonché di tutta la pubblicità e tutti gli investimenti di capitale nel Paese“.