LA VITA PUBBLICA
“E’ molto difficile raccontare in poche battute – ha continuato Vendola – una esperienza di vita pubblica durata il tempo di dieci anni è difficile farlo nel momento in cui prevalgono le emozioni, che sono anche emozioni molto forti. Vorrei congedarmi dalla mia terra, dai miei concittadini e dai pugliesi con un saluto che è anche un rapido bilancio di quello che è accaduto. E per me è accaduto molto. Per chi aveva sempre vissuto, anche la vita politica, sentendosi fino in fondo cittadino del mondo e frequentando le trincee, anche quelle più difficili e più aspre, dalla ex Jugoslavia alla Colombia a tutto il centro America, ovunque ci fosse una battaglia per i diritti, per la giustizia e per la libertà, lì pensavo che fosse giusto collocare la mia vita e la mia testimonianza. E poi un giorno mi è accaduto invece di attraversare una strada, improvvisamente in quell’aprile del 2005 mi capitò di trovarmi nel cuore del cuore del potere. Ebbi una grande paura e un grande spavento, paura di essere inghiottito dal potere e che questo potesse cambiare la mia anima e il mio modo di pensare”.
Nichi Vendola in un passaggio del suo video messaggio si è soffermato sulle grandi debolezze della Puglia, partendo da quella sociale “è la regione con meno infrastrutturazione sociale, con un welfare fragile e claudicante, con una platea di cittadini e di cittadine deboli socialmente che rappresentavano bisogni anche incandescenti a cui questo luogo non dava risposte” , per poi passare a quella economica “e non perché non ci fossero attori dinamici ma perchè non si era costruito un sistema economico pugliese e non si erano messi insieme tutti gli attori” a senza dimenticare quella ambientale “la Puglia senza parchi, la Puglia della grande concentrazione, in alcune aree come Taranto e brindisi, di agglomerati industriali fortemente impattanti e inquinanti”.
IL GOVERNO
“Nel corso del decennio – ha detto Vendola – abbiamo cercato di attraversare queste fragilità per rispondere in maniera moderna ai bisogni, alle urgenze, ai diritti e ai desideri degli uomini e delle donne della Puglia. Abbiamo ricostruito il sistema del welfare, abbiamo ragionato su una programmazione dei servizi sociali che mettesse al centro il singolo uomo e la singola donna come portatori di ricchezza”. E di seguito : “abbiamo lavorato perché nascessero i distretti produttivi di filiera, abbiamo fatto una rivoluzione dal punto di vista delle innovazioni, del trasferimento tecnologico. Siamo punto di riferimento per la meccatronica e l’aerospazio, sono investimenti che portano lavoro e trainano la Puglia verso un mercato internazionale in cui noi non siamo una periferia lamentosa e spenta ma siamo protagonisti”.
Nichi Vendola ha ricordato anche l’utilizzo degli strumenti di governo del territorio che hanno messo il concetto di rigenerazione urbana al centro della sua guida , così come ha ricordato la “guerra ingaggiata contro l’amianto, contro le diossine, i furani e il benzopirene, contro i veleni che assediano la nostra vita”, senza dimenticare un passaggio sulla condizione di difficoltà nella quale tutto questo lavorosi è svolto “perché in questi dieci anni, per otto anni, siamo stati prigionieri della più grande crisi economica”.
Vendola ha ricordato anche la lezione di Tonino Bello , quella cioè “di fare della convivialità delle differenze la cifra dei nostri comportamenti quotidiani”.“Abbiamo anche commesso tanti errori – ha detto Vendola – e tanti traguardi non siamo riusciti a raggiungerli. Credo che la riflessione sia aperta, così come il dibattito e anche il giudizio. Quello che posso dire in piena coscienza è che questa esperienza è stata durissima e anche dolorosa per me, ma anche bellissima per tutto quello che ho imparato su cosa significhi governare un sistema complesso e su cosa significhi avere la responsabilità di orientare i comportamenti di migliaia e migliaia di uomini e di donne, e avere, nei tuoi gesti quotidiani, un riverbero che riguarda la vita di 4 milioni di pugliesi”.
“Sono nato in questa terra e in questa terra morirò. In questa terra – ha detto Vendola – ho imparato le cose essenziali della vita e da questa terra ho avuto l’alfabeto necessario per immaginarmi cittadino del mondo. Amare la Puglia non significa blindarsi. Amare la Puglia significa educarsi all’euromediterraneo, alla mondialità e alle differenze”.
IL RINGRAZIAMENTO FINALE
“Vorrei ringraziare tutti – ha concluso Vendola – e vorrei chiedere un atteggiamento indulgente nei confronti degli errori che abbiamo compiuto e un giudizio equanime su questo decennio. Vorrei fare gli auguri di ogni bene agli amici e alle amiche della Puglia, a voi che avete creduto in me, a quelli che mi hanno criticato e a coloro che sono stati miei oppositori, con l’augurio che i passi che ciascuno di noi dovrà ancora compiere siano passi che ci portino nella stessa direzione, quella di una Puglia sempre più aperta, libera ed accogliente”.