Nei giorni scorsi i commissari dalla società siderurgica in amministrazione straordinaria ha presentato alla Corte d’Assise di Taranto istanza di dissequestro per gli impianti dell’area a caldo del siderurgico, attualmente in gestione alla società Acciaierie d’Italia che fra qualche mese passerà sotto il controllo pubblico guidata dall’attuale presidente Franco Bernabè, destinato a diventare il vero “capo azienda” assumendo i poteri attualmente delegati a Lucia Morselli in rappresentanza dell’ azionista Arcelor Mittal.
Gli impianti dello stabilimento siderurgico di Taranto dal 26 luglio 2012 sono sequestrati su ordinanza dell’ex gip Patrizia Todisco in relazione al processo Ambiente Svenduto, nel frattempo celebratosi e concluso, ma è concessa da tempo la facoltà di utilizzo. I pubblici ministeri, nella loro requisitoria durante il processo, avevano chiesto ed ottenuto la confisca stabilita nella sentenza di fine maggio scorso. Confisca che però potrebbe scattare soltanto dopo una sentenza definitiva della Corte di Cassazione. Il paradosso è che anche in caso di confisca gli impianti passerebbero sotto il controllo dello Stato, che è attraverso Invitalia (società controllata dal Mes)a sua volta è l’azionista di maggioranza della società Acciaierie d’ Italia.
I commissari di Ilva in amministrazione straordinaria hanno presentato un’ istanza di dissequestro esponendo come la gran parte delle prescrizioni ambientali dell’Aia (Dpcm di settembre 2017) sia stata ormai rispettata, e si concluderà il 23 agosto 2023 termine previsto per l’attuazione delle prescrizioni. Anche la nuova società Acciaierie d’Italia, nella comunicazione con cui lo scorso 1 marzo ha reso noto alle organizzazioni sindacali l’avvio della cassa integrazione straordinaria per 3.000 dipendenti (di cui 2.500 a Taranto) per un anno, ha dichiarato in relazione agli investimenti ambientali sinora effettuati, che le attività sinora realizzate rappresentano l’88% delle prescrizioni previste dal piano ambientale complessivo.
Acciaierie d’Italia inserisce tra gli interventi già realizzati il primo filtro Meros (camino E312) per i fumi dell’impianto di agglomerazione , l’adeguamento delle batterie coke 7, 8, 9 e 12, la copertura dei parchi delle materie prime e dei parchi agglomerato sud e calcare. L’azienda elneca fra le opere da completare gli ulteriori filtri Meros per l’agglomerazione, l’impianto di trattamento delle acque di processo delle cokerie necessario per l’ abbattimento del selenio, la raccolta ed il trattamento delle acque piovane che impattano sull’area a caldo.
I commissari di Ilva in A.S. oltre a considerare ed evidenziare l’88 per cento delle prescrizioni rispettate, hanno presentato l’istanza di dissequestro anche in vista della scadenza di maggio, quando sulla base dell’accordo raggiunto il 10 dicembre 2020 tra Arcelor Mittal Europe ed Invitalia (società che rappresenta lo Stato in Acciaierie d’Italia), è quello in cui l’ azionista pubblica dovrebbe passare dal 38 al 60 per cento del capitale e acquisire la maggioranza effettuando di un versamento di ulteriori 680 milioni in conto quota capitale sociale .
Un closing legato all’acquisizione da ILVA in a.s. dei rami di azienda attualmente utilizzati dal gestore in fitto a fronte di un canone di locazione, che di fatto è subordinato ad alcune condizioni sospensive, specificate ed indicate a dicembre 2020, e cioè la modifica del piano ambientale esistente per rispettare il nuovo piano industriale nei confronti di AM InvestCo (soggetto italiano di Arcelor Mittal Europe) ; la revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto; l’assenza di misure restrittive, nei procedimento penali nei quali è coinvolta l’ Ilva nella posizione di imputata .
Attualmente nessuna di queste condizioni si è verificata, e la circostanza che il dissequestro degli impianti non possa arrivare come auspicato entro la fine del prossimo mese di maggio, viene ritenuto già da tempo improbabile dal Governo, sindacati e imprese dell’indotto. Inoltre non sono ancora state depositate le motivazioni della sentenza di un anno fa, con la quale la Corte d’Assise aveva condannato numerosi imputati di “Ambiente Svenduto”, disponendo la confisca (non definitiva) degli impianti .
L’iniziativa dei commissari di ILVA in A.S. di depositare l’istanza di dissequestro potrebbe servire a capire le intenzioni della Magistratura, che da troppo tempo condiziona l’operatività e produttività dello stabilimento. Acciaierie d’Italia avrebbe già manifestato la propria disponibilità ad un nuovo accordo per un nuovo contratto che dovrebbe essere pronto a maggio, e sarebbe in fase avanza di stesura da parte dei legali incaricati dal Governo, il quale come ben noto è attualmente occupato con altre emergenze ben più importanti per il Paese. Un contratto che confermerebbe l’alleanza societaria pubblico-privato, ed il piano industriale da 8 milioni di tonnellate previsto sino al prossimo 2025.
Quello che sa di incredibile è leggere sui soliti giornali locali “amici degli amici” virgolettati estratti da documenti giudiziari riservati, che sicuramente non fanno parte di comunicati stampa. Ma questo e molto altro di vergognoso succede a Taranto quando un giornalista presenta ad un avvocato un’ amichetta che poi diventa la fidanzata del legale. E come per incanto, molte notizie “riservate” diventano giornalistiche….!