Luca Casarini 52 anni, mestrino, ex “no global”, ex “disobbediente” (non si è mai capito bene verso chi), ex agitatore dei centri sociali dal Pedro di Padova al Rivolta di Marghera, è stato speronato dalla magistratura. La sua Ong è stata fondata grazie ad una serie di donazioni, tra cui 70 mila euro in parte donati dal deputato e segretario di Sinistra Italia Nicola Fratoianni e dall’ex governatore della Puglia Nichi Vendola, fondatore di SEL-Sinistra ecologia e libertà in cui militava un’altro finanziatore Nicola Palazzotto, oltre a Rossella Muroni. Nel corso degli anni molteplici sono state le controversie giudiziarie che hanno coinvolto la “Mare Jonio”, con alcuni fermi amministrativi per violazioni delle norme del decreto sicurezza.
Per la Ong di Casarini sono arrivate donazioni pure dall’ Arci, dal magazine I Diavoli e da imprese sociali come Moltivolti. Soltanto nel 2018 la Ong aveva raccolto fondi per 1 milione di euro, 600 mila euro nel 2020. Il rapper Ghali ha voluto contribuire lanciando una mega-colletta online. E per finanziare l’avvio della attività della Ong è stato necessario un prestito di 465mila euro ottenuto da Banca Etica. Ma di etico nella vicenda che ha coinvolto Casarini (che diceva “ci sarebbero molte considerazioni da fare sull’etica pubblica”) per ora, c’è rimasto ben poco…
Su richiesta dal procuratore capo di Ragusa Fabio D’Anna e del pm Santo Fornasier, titolari del fascicolo d’indagine , il gip del Tribunale di Ragusa, ha disposto il sequestro di 125mila euro nell’ambito delle eterne indagini sulla vicenda della Ong Mediterranea Saving Humans di cui Luca Casarini è capomissione e della sua nave corsara dei migranti “Mare Ionio“. La somma sequestrata sarebbe arrivata alla Ong dalla petroliera danese “Maersk Etienne” per aver trasportato 27 migranti sulla “Mare Ionio“. Nel mirino dei magistrati si contano ben 8 attivisti, tra i quali spunta puntuale la figura di Casarini, appunto, oltre a quella dell’armatore Alessandro Merz e del capo missione Beppe Caccia che sono stati tutti indagati per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina“.
I fatti hanno origine dall’estate del 2020 con lo sbarco di migranti nel porto siciliano di Pozzallo. Ma la vicenda del sequestro di danaro riaccende, peggiorando la vocazione della stessa “Mare Ionio”, un rimorchiatore di 37 metri degli anni ’70 trasformato in taxi del mare ed accusato di caricare e scaricare migrati dietro lauto compenso. In questo caso trattasi di 27 migranti per 125mila euro, cioè 4629 euro a passeggero.
I magistrati contestano ai tre indagati un fitto scambio di messaggi con i danesi che volevano liberarsi del “carico umano” (un mese di stop in mare stava costando decine di migliaia di euro al giorno) prima di raggiungere l’accordo. All’inizio pare che la cifra richiesta da Casarini fosse addirittura di 270mila euro. E pare secondo la Procura che il capo missione Beppe Caccia si sarebbe incontrato a Copenaghen con i dirigenti della Maersk al fine di “lucrare il controvalore pecuniario dell’operazione di trasbordo”.
L’11 settembre la “Mare Ionio” salpava da Licata verso Lampedusa: poi cambiava rotta dirigendosi verso la Maersk che il 20 ottobre 2020 bonificava 125mila euro sul conto della società Idra Social Shipping s.r.l. armatrice della nave. Secondo l’impianto accusatorio, i dialoghi intercettati proverebbero la presunta trattativa. “Domani a quest’ ora potremmo essere con lo champagne in mano a festeggiare perché arriva la risposta dei danesi” diceva Casarini a Merz. Soldi che servivano per “pagare stipendi e debiti“, eludendo la legge facendo apparire l’operazione il più “legale” possibile. E ancora, si esalta Casarini intercettato: “Mi sa che abbiamo fatto il botto”. In un certo senso, il botto l’hanno fatto, ma al contrario.
Il bonifico ricevuto dai danesi datato 30 novembre, riportava la causale “servizi di assistenza forniti in acque internazionali”. I magistrati sostengono che, per liberarsi dei migranti dopo il lungo stallo, i danesi presentino “un’emergenza sanitaria a bordo con richiesta di assistenza della Mare Jonio ufficialmente salpata per consegnare 80 litri di benzina”, come attesta il comandante Pietro Marrone, anch’egli indagato . A 12 miglia dalla costa italiana, vengono fatti evacuare urgentemente dalla petroliera danese una migrante “in presunto stato di gravidanza stimato al secondo trimestre” e suo marito.
La migrante viene visitata, in Italia, in ospedale dove si scopre non avere “nulla di patologico” e che non è assolutamente incinta. Il giorno dopo, il 12 settembre, arriva l’autorizzazione a sbarcare a Pozzallo i migranti. I “talebani dell’accoglienza” – li definisce Fausto Biloslavo – hanno risolto il problema ai danesi; e l’arrivo dei 125mila euro da Copenaghen, fa sì che Caccia preannunci a Casarini “l’attribuzione di una confortante gratifica natalizia”, secondo gli atti giudiziari. I magistrati non si sono affatto convinti della linea difensiva della Mediterranea Save Humans, dei pirati dei Caraibi: quella per cui non si nega il passaggio di denaro, ma quel passaggio è avvenuto causa “sostegno per l’attività umanitaria“.
Il sequestro dei 125 mila euro è un segno che la magistratura finalmente si sta muovendo, e che la situazione non sia affatto rosea per gli attivisti. Altro che le levate di scudi contro il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il quale con grande rigore sta facendo il suo dovere cercando di tutelare i confini italiani.