Dopo il cedimento iniziale grazie all’aiuto di una psicologa infantile e soprattutto alla forza che le dona ogni giorno sua figlia, Francesca aveva bisogno di una guida per gestire il suo rapporto con la figlia, mentre la sofferenza ridefiniva le sue giornate, le sue priorità, in parte il suo modo di essere. Adesso ha trovato la forza e sopratutto il coraggio di ripartire.
“Per molti mesi non ho acceso la tv né ho dormito nella nostra stanza. Mi facevo accompagnare in bagno per lavarmi i denti, temevo di non essere più in grado di gestire mia figlia, ero terrorizzata dall’idea di volerle meno bene. Mi ha aiutato una psicologa infantile. Ero in confusione totale” ‘Se ti fa stare bene‘, mi ha detto, ‘manda via tutti’. Le ho dato retta. Ho rassicurato parenti e amici, li ho fatti andare a casa, mi sono isolata e tornando a fare le cose di sempre, lentamente, ho ricostruito la mia stabilità“.
Francesca sta trovando nel teatro un’ancora di salvezza. Non esclude la possibilità di innamorarsi di nuovo, anche se al momento le sembra impossibile. Spera di riuscire a ridere, scherzare, uscire a cena. Così, un giorno per caso, aveva incontrato quello che sarebbe diventato il suo compagno. “Anche se ormai ho smesso – dice – di chiedermi perché sia successo proprio a noi e so che non ci sono risposte, mi consolo pensando che eravamo felici. Non avevamo litigato. Non vedevamo l’ora di rivederci. Dopo quella cazzo di partita ogni cosa avrebbe ripreso il suo corso“.
Ma non è stato facile: “Ognuno attraversa il dolore a modo proprio. All’inizio, avevo paura di tutto – aveva aggiunto – Mi facevo accompagnare in bagno per lavarmi i denti, temevo di non essere più in grado di gestire mia figlia, ero terrorizzata dall’idea di volerle meno bene”.
Francesca si è ritrovata improvvisamente a fronteggiare non soltanto un dolore indicibile. Lei e Davide Astori non erano sposati e la burocrazia ha reso ogni cosa più complicata. “Mi sono accadute cose kafkiane. A poche ore dalla morte di Davide sono state bloccate le carte di credito in comune, con le quali sostenevamo le spese familiari, e ho scoperto che per i prossimi 15 anni avrei dovuto avere a che fare con un giudice tutelare“.
“Io sono stata veramente fortunata – continua il suo racconto a Vanity Fair – Ho incontrato una donna saggia e illuminata che si è resa conto del percorso di tutela, del cordone di protezione che avevamo recintato intorno a Vittoria. Ma se penso che altre donne rischiano di trovarsi a stretto contatto con una burocrazia complessa o con persone che potrebbero applicare le regole di una tabella impersonale senza andare in profondità mi vengono i brividi. Matrimonio non è l’unica possibile definizione di un’unione”
Adesso Francesca e Vittoria, madre e figlia, stanno cercando insieme un modo nuovo per continuare ad apprezzare la vita. E da lassù Davide saprà proteggerle e guidarle con il suo ricordo.