di Antonello de Gennaro
In questi giorni dove tutti esaltano il Marta per difendere il trasferimento della Soprintendenza Archeologica da Taranto a Lecce, pochi sanno qualcosa di ciò che parlano. E cioè che iIl Marta, cioè il Museo archeologico di Taranto tra il 2014 e 2015 non compare tra i trenta musei più visitati in Italia . La notizia non molto felice… si evince da un’attenta lettura delle tabelle del Ministero. Un risultato fatto molto triste per una città in cui 146 Associazioni o presunte tali hanno manifestato polemicamente ed inutilmente (solo 300 persone partecipanti) sul trasloco della Soprintendenza, auto-considerandosi capitale dell’archeologia della Magna Grecia. Pochi sanno e forse è il caso di ricordarlo o renderlo noto, che il Marta era un settore della Soprintendenza. Che quindi non ha fatto un gran lavoro.
Una città che si candida “follemente” ad essere capitale della cultura, che era persino convinta di esserla, che si autocelebra per bocca di persone che di cultura sanno ben poco , una città che spera di poter puntare sulla cultura per una ripresa economica e turistica, non può restare silente nello scoprire di avere un Museo nazionale e di sapere che non è tra i primi trenta musei più visitati in Italia.
Questo movimento di protesta è a dir poco inutile, folcloristico, un accozzaglia di aspiranti protagonisti elettorali, di persone desiderose di apparire, di malati del “selfie”. Tutto questo secondo noi è contro ogni logica e quindi siamo d’accordo con la nuova impostazione di sviluppo della cultura italiana adottata dal Ministro Franceschini , che cerca di perseguire una nuova politica culturale, innovativa, come ad esempio quella di conferire totale autonomia gestionale al Museo ed alla sua nuova direttrice, trasferendo gli uffici preposti alla tutela in un’altra città della Puglia.
Finora abbiamo assistito all’ennesima stupida provinciale battaglia di “campanile”. Per una Soprintendenza che non ha “pensato ” o tantomeno “fatto” cultura, che non sviluppa alcuna strategia e progettualità culturale stare a Taranto o a Lecce cambia ben poco. O meglio non cambia nulla ! Il trasloco delle competenze centralizzate della Soprintendenza, che passano a Lecce,sotto il punto di vista culturale in realtà contano poco e nulla . Ha ragione chi dice che a Taranto, deve interessare poter gestire un’ offerta culturale che non può essere gestita soltanto con l’autorevolezza di un Museo aperto.
Nonostante la Puglia nel 2015 abbia accolto , circa 580.000 visitatori per i luoghi della cultura, come dicevano, il Museo di Taranto non compare tra i primi trenta mentre nella classifica ministeriale, dove invece si trovano e piazzano meglio del Marta di Taranto, persino Castel del Monte di Andria, ed il Castello Scaligero di Sirmione che nel 2015 hanno registrato più visitatori del museo di Taranto. Quindi appare a dir poco inutile e patetica la disfida sul trasloco della Soprintendenza da a Taranto a Lecce.
Sarebbe il caso di “puntare” sul Marta , perché il museo tarantino non è più un museo qualunque della periferia italiana, ma può diventare un volano per la città grazie al nuovo arrivo presenza di un direttore come Eva Degl’Innocenti, competente ed autorevole sia sotto il punto di vista scientifico che da quello manageriale. Bisogna augurarsi solo che le istituzioni, la politica locale la sostengano, e l’aiutino per far sì che Taranto possa finalmente percorrere la via giusta per trasformarsi e diventare una città di veri “eventi”, inserendosi nel circuito turistico della cultura.
La Taranto di oggi, nel 2016, ha un Direttore di Museo in un Marta che è finalmente e completamente autonomo, un particolare non indifferente che significa che assume una sua presenza istituzionale e giuridica, sopratutto sotto il punto di vista culturale. Un’autonomia gestionale e decisionale che prima della riforma voluta da Franceschini non esisteva, in quanto il Museo in pratica altro non era che un ufficio alle dipendenze giuridiche della Soprintendenza, il sui direttore era il Soprintendente e, quindi, mancava un direttore dalle competenze specifiche abbastanza chiare .
Oggi con la riforma il nuovo direttore del Marta , ingloba sotto di sè dei poteri e competenze manageriali che prima non esistevano, e questo è secondo noi il punto cruciale della vicenda. Un nuovo “peso”, una nuova autonomia gestionale completamente rinnovata che potrebbe consentire a Taranto di competere in maniera autorevole nei confronti delle altre città europee che già hanno dei Musei autonomi sia gestionalmente parlando che nella propria programmazione, elementi questi fondamentali per la progettualità ed originalità degli eventi da andare a realizzare e promuovere.
La Soprintendenza a Lecce non è uno scippo come molti lamentano e contestano senza alcuna reale cognizione di causa. Ma in realtà una maggiore forza, data (e opportunità) ad una città che ha bisogno di immagine e di saper valorizzare il proprio patrimonio. Occorre capire l’innesto giuridico per sfollare le tante incomprensioni. Taranto con l’autonomia del Museo può consolidarsi al centro dei network degli eventi culturali e potrà così diventare finalmente un modello trainante di nuove iniziative, capacità, professionalità e nuove risorse.
Le polemiche , che sono la specialità della maggioranza dei tarantini, senza delle ragioni fondate non hanno più senso. Gli aspetti giuridici servono infatti in particolar modo a far luce su alcune contraddizioni della città e di come ha sinora (mal)interpretato la cultura. oggi, è importante pensare al futuro per non restare inesorabilmente un passato da dimenticare e rimuovere. I giovani devono vivere questa nuova ristrutturazione culturale tarantina come una grande opportunità.
Ecco i dieci luoghi della cultura più visitati nel 2015 (dati forniti dal Mibact)
1) Colosseo (6.551.046 visitatori, +6% rispetto al 2014, pari a +369.344 ingressi);
2) Scavi di Pompei (2.934.010, +12% pari a +312.207 ingressi);
3) Uffizi (1.971.596, +2% pari a +35.678 ingressi);
4) Gallerie dell’Accademia di Firenze (1.415.397, +6% pari a +79.656 ingressi)
5) Castel S.Angelo (1.047.326, +2,5% pari a +26.007 ingressi);
6) Circuito Museale Boboli e Argenti(863.535, +5% pari a +40685 ingressi);
7) Museo Egizio di Torino (757.961 +33% pari +190.273 ingressi);
8) Venaria Reale (555.307 visitatori e una crescita del +6,5% degli introiti)
9) Galleria Borghese (506.442, invariato rispetto al 2014)
10)Reggia Caserta (497.158, +16% pari a +69.019 ingressi).
A seguire ci sono Villa D’Este (439.468), la Galleria Palatina di Firenze (423.482), il Cenacolo Vinciano (420.333), il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (364.297), il Museo Nazionale Romano 356.345), gli Scavi di Ercolano (352.365), le Cappelle Medicee (321.043), gli Scavi di Ostia Antica (320.696), il Polo Reale di Torino (307.357), Paestum (300.347) e il Museo Archeologico di Venezia (298.380). Di Taranto nessuna traccia……
Il “fatto” che Taranto allo stato attuale non compaia tra i trenta musei più visitati pur avendo avuto nella stessa città, la Soprintendenza ed il Museo alle dipendenze della stessa, è dipeso certamente quale incapacità gestionale e limite strutturale. Le polemiche che abbiamo visto, i “selfies” sui socialnetwork, le raccolte di firme (appena 1.000 persone su 200mila abitanti…), i cartelli di associazioni e sigle a volte frutto della fantasia, i cortei con appena 300 partecipanti sono solo una manifestazione di un provincialismo “esasperato”. Di quel provincialismo che ha invaso la città di Taranto e l’ha portata al suo livello più basso.
Forse è ora di di rimettere in piedi la città, facendo ragionare il cervello e non la bandiera rossoblu della stupida faziosità che pervade alcuni tarantini.