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23 Dicembre 2024 12:38

A proposito della protesta sulla Sovraintendenza Archeologica di Taranto. Pro & contro

Abbiamo preferito osservare da fuori l’inutile protesta dei tarantini, che hanno aderito (molti solo sulla carta) all’ennesimo inutile corteo di protesta, utile solo a far circolare un pò di immagini sul web e riempire le proprie bacheche sui socialnetwork, ed abbiamo trovato due opinioni (una pro ed una contro) espresse dall’ avvocato amministrativista Piero Relleva, e l’altra da un collega, Gianmario Leone, che non conosciamo, ma che apprezziamo molto, cosa rara nella desolazione giornalistica tarantina.

Schermata 2016-02-01 alle 20.02.09Giù le mani da Taranto 

di Piero Relleva 

Hanno ragione Giuseppe Mazzarino e gli altri appassionati amanti di questa abbandonata città a gridare “GIÙ LE MANI DA TARANTO”. Ma in verità, le continue” sottrazioni“ non sono una novità di oggi. Le manifestazioni sono una buona cosa (e io ho avuto il torto di non poter partecipare a quella di domenica per la Soprintendenza) ma devono avere un risultato che non dipende dal numero dei partecipanti ma dalla qualità degli stessi, nel caso di domenica altissima perché caratterizzata da una partecipazione trasversale e “ecumenica”.

Tuttavia temo che non si otterrà alcun risultato positivo: le manifestazioni sono fruttuose in due casi:  quando convincono la politica locale a porre in essere i provvedimenti che i manifestanti richiedono, ma in questo caso la protesta era rivolta al Ministro; quando convincono la politica centrale a porre in essere i provvedimenti che i manifestanti richiedono, ma in questo caso alla testa della manifestazione ci deve essere la politica locale che poi intervenga con efficacia determinante sul Ministro; sindaco e compagni – per quanto ne so e spero di sbagliare – era assenti e probabilmente il Ministro Franceschini non ha neppure saputo nulla. 

Dunque, il problema è sempre lo stesso: manca una classe politica che tuteli gli interessi della città e del territorio e, dalle voci circolanti, il futuro e tutt’altro che roseo.

Schermata 2016-02-01 alle 20.04.59

Soprintendenza archeologica: anche il Comune ‘sbatte’ i pugni. Ma la nostra storia dice altro

di Gianmario Leone *

Ci mancava soltanto la polemica sulla chiusura della soprintendenza archeologica adesso. E via giù con discussioni infinite e sterili, con espressioni di rabbia e sdegno, con i ‘soliti’ annunci di battaglie e di rivoluzioni. Improvvisamente, tutti (anzi, quasi tutti) si lanciano a difesa della storia millenaria (che secondo noi troppi pochi tarantini conoscono per davvero) di Taranto, dei suoi luoghi di cultura, della sede della soprintendenza archeologica. Guai a spostarla a Lecce: un altro scippo, Governo ladro!…(e chissà cosa si dirà dopo la scelta di Pistoia come capitale della cultura: ma perché Taranto possiede gli strumenti adatti ad ospitare una tale kermesse???).

Al chiacchiericcio sguaiato degli ultimi giorni, a cui hanno preso parte un po’ tutti (politici, giornalisti, sindacalisti, imprenditori, cittadini e quant’altri), non poteva non aggiungersi il Consiglio comunale riunitosi questa mattina. Che dopo diverse ore in cui si è discusso del tutto e del niente tra grida isteriche e interventi retorici (come sempre avviene ad ogni seduta di quello che negli anni abbiamo ribattezzato come il peggior consiglio comunale degli ultimi 30 anni), ha approvato un ordine del giorno nel quale chiede quanto segue: “il mantenimento della secolare presenza della Soprintendenza archeologica, assolutamente funzionale anche ai progetti di recupero della città, del collegamento con il sistema universitario esistente sul territorio, del sistema museale, essendo stato deciso di puntare anche al turismo culturale, perché è bene ribadirlo, Taranto è la capitale della Magna Grecia depositaria del patrimonio archeologico di tutto rispetto, e che il Governo, la Regione, il Sindaco e tutti gli organi si attivino affinché la Soprintendenza Archeologica resti a Taranto, per evitare un ulteriore danno alla nostra città, già gravemente colpita dalla forte crisi ambientale ed occupazionale“. Il tutto sarà inviato al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al ministro Franceschini, ai Parlamentari locali, al Presidente ed ai Consiglieri regionali, “affinché si eviti la consumazione di questa autentica privazione per la città di Taranto“.

Tanto per non lasciare nulla ‘al caso’, il senatore Piero Liuzzi, capogruppo deiConservatori e riformisti in commissione Cultura di Palazzo Madama, che tarantino non è (è di Noci, provincia di Bari!!!), ha promesso che “giovedì prossimo, durante l’audizione del titolare del dicastero, presso le commissioni riunite di Camera e Senato solleverò l’obiezione invitando Franceschini a riflettere sull’opportunità dello spostamento“. ‘Difficile’ prevedere cosa faranno i nostri parlamentari e consiglieri regionali. Per non parlare della Provincia e del suo presidente, che ogni qual volta spira vento di tempesta, preferisce calarsi in un silenzio tombale a prescindere dall’argomento in questione.

Orbene. Al netto del fatto che se qualcuno non se ne fosse ancora accorto è in atto una radicale trasformazione della macchia della pubblica istruzione italiana per eliminare quanto più possibile gli sprechi, a prescindere da come effettivamente finirà la vicenda (pare che in realtà ci sarà una sede centrale a Lecce mentre gli altri capoluoghi avranno sedi distaccate), la domanda che sorge spontanea è: ma la soprintendenza archeologica di Taranto negli ultimi 30 anni cosa ha prodotto per la valorizzazione culturale della città?

A noi risulta, ad esempio, che le tombe a camera siano chiuse da innumerevoli anni e si aprano soltanto poche volte l’anno. O siamo noi che le vediamo sempre chiuse? A noi risulta, ad esempio, che se non fosse per le encomiabili associazioni cittadine, i vari palazzi storici e gli splendidi ipogei di Taranto vecchia, resterebbero luoghi chiusi e abbandonati. Stessa cosa dicasi per la zona di Saturo. A noi risulta, ad esempio, che se non fosse per la Marina Militare, il castello Aragonese si potrebbe ammirare soltanto da fuori (senza dimenticare che quella gestione, che proprio oggi ha ufficializzato le 90mila visite nel 2015, è comunque figlia di un compromesso politico tra amministrazione e Marina che sottende altre questioni cittadine).

A noi risulta che esiste una Taranto sotterranea, che rischia di restare tale per l’eternità. A noi risulta, ad esempio, che quando si organizzano eventi di spessore al MarTà, possono accedere solo i “tarantini bene“, mentre il resto viene lasciato fuori (come avvenuto quest’estate). A noi risulta, ad esempio, che la voce della soprintendenza si sia levata nell’ultimo anno soltanto in occasione della nomina del nuovo direttore del museo: ovviamente per protestare perché ‘forestiera‘ (non ce ne vogliano l’archeologo Luigi Viola e i funzionari Quintino Quagliati e Ciro Drago, visto che sopratutto dal loro lavoro nacque il Museo archeologico e l’attenzione all’archeologia della città).

Sarà, ma a nostro modo di vedere, forse non è un male che la sede centrale sia trasferita a Lecce. A di là di quello che si possa pensare, da quelli parti negli ultimi 20 anni hanno dimostrato di saper valorizzare anche le pietre pur di attirare turismo e far conoscere al mondo il ‘barocco leccese‘, i tramonti tra Adriatico e Ionio, le spiagge, il mare, i paesini caratteristici, le sagre e quant’altro. Cosa abbiamo noi da invidiare a loro? Assolutamente nulla.

Il problema, semmai, è un altro: cosa abbiamo fatto noi, come comunità, negli ultimi decenni per valorizzare il nostro patrimonio storico-archeologico? Cosa abbiamo fatto per far parlare di Taranto in maniera positiva, per farla conoscere per quella che realmente è?Assolutamente nulla. Ed allora di cosa ci stupiamo? Di cosa ci meravigliamo e indigniamo? Possibile che ci svegliamo, tra l’altro per finta, soltanto a cose avvenute?

Infine, un’ultima considerazione di natura politica. Possibile che nessuno riesca a guardare le cose con un certo distacco, analizzandole in maniera seria? Possibile che ancora non si è capito che la politica, sempre, è non solo un ‘do ut des‘, ma soprattutto una ripartizione di interessi e di concessioni? Il Governo ha dato a Taranto l’Autorità portuale. Che lo si condivida o meno, ha programmato centinaia di milioni per i lavori al porto (che se attendiamo da almeno 15 anni non è certo per colpa di Roma). Altrettante decine per la bonifica del Mar Piccolo e per l’area industriale di Statte e per la riconversione energetica delle scuole dei Tamburi. Ne ha stanziati altrettante decine per il nuovo ospedaleSan Cataldo‘ a cui nessuno, se non i soliti pochi intimi, si è opposto se non dopo che il tutto fosse stato deciso. Che lo si condivida o meno, troverà il modo di salvare l’Ilva almeno per i prossimi 10 anni (in modo tale che allora, se nulla sarà cambiato in merito alla gestione pubblica, avrà la possibilità di mandare in prepensionamento migliaia di persone, perché questa è l’altra verità che in tanti fanno finta di non sapere). Stessa cosa dicasi per l’Arsenale che diventerà in parte anche un riferimento di storia industriale. Infine, non per importanza, qui c’è ancora (e chissà per quanti anni resterà) la più grande base della Marina Militare italiana.

Ora. Voi davvero credete che tutto questo sia possibile senza concedere agli altriterritori pugliesi qualcos’altro? Ma la storia di Taranto e della Puglia la conoscete? Quando fu deciso di costruire a Taranto il IV centro siderurgico italiano, si fece unaccordo politico con il quale si stabilì che qui ci sarebbe stata l’industria, mentre altrove il commercio, il turismo, l’Università. Ecco perché in questi ultimi 60 anni non abbiamo investito nelle famose alternative economiche. Ecco perché siamo stati aguardare gli altri crescere in altri settori, mentre abbiamo continuato a difenderel’esistente. Questa è, in estrema sintesi, la storia politica-economica di questa città degli ultimi 60 anni. Ed ora, cosa vogliamo? Di cosa ci lamentiamo quando passiamo la nostra vita a sparare parole a vanvera sui social network dalla mattina alla sera, a litigare tra noi per questioni misere e meschine, a farci la guerra invece di provare ad unire le forze e le poche intelligenze rimasteci? Gli altri, da tempo oramai, fanno i fatti e ci compatiscono.

Il resto, scusateci, sono e restano chiacchiere da bar.

(AdG) Permettetemi alcune riflessioni. Stimo l’avvocato Piero Relleva, ma vedergli dare ragione ad un giornalista (ora in pensione), tale Giuseppe Mazzarino, figlio del deputato della DC, Mario Mazzarino, che ha non poche responsabilità sull’insediamento siderurgico dell’ ILVA (ai tempi Italsider), ed anche sull’accesso di suo figlio alla carriera giornalistica, se così vogliamo chiamarla. Leggere affermazioni di Relleva come “manca una classe politica che tuteli gli interessi della città e del territorio e, dalle voci circolanti, il futuro e tutt’altro che roseo” mi fa venire più di qualche dubbio sulla sua obiettività sull’argomento.  Ti scusi per non aver partecipato alla manifestazione. Ma di cosa ti scusi Piero ?

E’ troppo facile criticare, giudicare, senza impegnarsi. Non ho molta stima per 3/4 degli esponenti politici tarantini, ma ben conoscendo cosa sia veramente la politica avendo avuto il piacere e l’onore di lavorare come giornalista accanto ad uno “statista” come Bettino Craxi, con il Guardasigilli Claudio Martelli che si avvaleva della collaborazione di magistrati del calibro di Giovanni Falcone e Livia Pomodoro, con i ministri Gianni De Michelis (Partecipazioni Statali) e Renato Ruggiero (Commercio Estero) . Sto parlando di “politici” di razza, veri. Di gente che faceva politica senza internet come Grillo ed il “furbetto” Casaleggio, di gente che raccoglieva il consenso sul territorio porta a porta (quelle vere, da non scambiare con Bruno Vespa) e senza le tv di Silvio Berlusconi. Quella era una politica seria, cioè quella della 1a Repubblica, svolta senza il finanziamento pubblico ai partiti, senza i rimborsi elettorali, senza i portaborse e collaboratori pagati dai vari Parlamenti.

Non posso quindi condividere le accuse che sento dalla mattina alla sera nei miei soggiorni tarantini e ti chiedo caro Piero ed attraverso te, ne approfitto e lo chiedo anche ai tuoi amici rotariani, ai cugini del Lions, alla moltitudine di associati alle varie loggie massoniche locali: ma voi dove eravate quando votavate e veniva eletta questa classe politica che ora disprezzate ? E’ facile prendere in giro il popolo, la gente che fa i salti mortali per portare il pane a casa ai propri figli, e ci sono ben riusciti in molti, a partire da Ginacarlo Cito a Rossana Di Bello, da Vendola a Fitto, per arrivare ai grilliniFurnari e Labriola (ormai ex) e l’ultima arrivata Rosa D’Amato, un ex-disoccupata che lavorava in una palestra….balzata al Parlamento Europeo a percepire circa 25mila euro al mese.

Fare, governare, amministrare caro Piero è ben altra cosa. Chi protesta, deve avere il coraggio di chiedersi “cosa posso fare io di utile e concreto la città di Taranto ?” , di impegnarsi, di proporre rimedi, soluzioni, Non solo proteste e lamenti. E’ pressapochismo, che da una persona intelligente e preparata come da te, lo confesso, non me l’aspettavo !

Lo ripeto: condivido invece parola per parola quanto ha scritto, ricordato e contestato il collega Gianmario Leone, che non ho il piacere di conoscere, e che mi ha dato la possibilità di leggere finalmente del sano e vero giornalismo. Quello che a Taranto è mancato per tanto, troppo tempo.

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Grazie, Antonello de Gennaro

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