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28 Agosto 2024 05:19
28 Agosto 2024 05:19

A rischio le inchieste della Procura di Roma: informazioni su appostamenti, cimici, gps e intercettazioni vendute agli indagati

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma a cui è stata delegata l'indagine, stanno indagando a 360° gradi su tutti i dipendenti, in servizio presso l’ufficio intercettazioni, abbiamo manifestato dei comportamenti anomali. E non a caso hanno perquisito anche le abitazioni dei 14 indagati.

Il sistema di intercettazioni della procura di Roma è dislocato in due diversi uffici. “La gente con le cuffie” lavoro al piano terra del palazzo di giustizia di Roma in piazzale Clodo dove lavorano 14 persone fra poliziotti, carabinieri e finanzieri che poi si interfacciano con il personale amministrativo dipendenti del ministero di Giustizia. Sei di queste 14 persone sono stati iscritti sul registro degli indagati, in quanto sospettati di aver rivelato segreti d’ufficio.

l’ingresso del palazzo di giustizia di Roma in piazzale Clodo

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma a cui è stata delegata l’indagine, stanno indagando a 360° gradi su tutti i dipendenti, in servizio presso l’ufficio intercettazioni, abbiamo manifestato dei comportamenti anomali. E non a caso hanno perquisito anche le abitazioni dei 14 indagati. Tra loro, probabilmente, c’era chi, secondo le dichiarazioni della Marianera ai suoi “clienti”, sarebbe stato in grado di dirle se un indagato aveva un “gps sotto la macchina”, o se era stato “predisposto ocp (cioè un servizio di pedinamento) su via, sotto casa” o persino se “ha il telefono sotto controllo”. Incontri riservati “in posti precostituiti“.

Camila Marianera

Contatti tramite telefoni cellulari intestati a terze persone o parlando con la messaggeria “Signal” credendo di farla franca, erano questi gli accorgimenti con cui  Camilla Marianera, l’aspirante avvocatessa arrestata con l’accusa di avere comprato da una “talpa” dell’Ufficio intercettazioni le informazioni coperte da segreto istruttorio su pedinamenti, cimici e trojan, cercava di evitare (inutilmente) la tracciabilità e la ricostruzione delle comunicazioni e delle conversazioni con la sua fonte infedele.

Vi sono degli aspetti oscuri inquietanti che emergono a seguito dell’indagine sulla talpa in procura anche se l’enorme falla sulla segretezza è stata “blindata” dai sostituti procuratori coordinati dall’aggiunto Paolo Ielo, i pm Francesco Cascini e Giulia Guccione, che hanno arrestato la praticante Camilla Marianera, che era anche dipendente nell’ufficio dell’assessore alla sicurezza di Roma Capitale  Monica Lucarelli (completamente estranea alle indagini), e il suo fidanzato Jacopo De Vivo, figlio di “Peppone” uno dei capi della curva sud della Roma, deceduto sette anni fa,.

Jacopo e suo padre “Peppone” De Vivo

Inchieste “datate” ma anche nuove dimostrano segnali anomali e preoccupanti. Indagati intercettati per mesi che all’ improvviso smettevano di parlare al telefono, persone pedinate che dall’oggi al domani non incontravano più nessuno in pubblico, pericolosi appartenenti alla criminalità organizzata che erano a conoscenza persino con precisione dove era stata installata una microcamera davanti la loro abitazione e nelle macchine che venivano immediatamente fatte bonificare.

La questione spinosa in ogni caso non è stata ancora risolta. La talpa, o le talpe infedeli, di fatto sono ancora a piede lavoro ed incredibilmente lavorano davanti allo stesso computer da cui trafugavano le informazioni per poi cederle a chi era disposto a pagare tra le 300 e le 700 euro, secondo a quanto dice (venendo intercettata) la praticante avvocato Camilla Marianera in cui spiegava insieme al suo fidanzato Jacopo De Vivo al loro amico-cliente Luca Giampà, marito di Mafalda Casamonica, di riuscire ad avere notizie direttamente “dall’ufficio dove sbobinano le intercettazioni”, dove “trovi la gente con le cuffie”.

Camilla Marianera, durante l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Gaspare Sturzo del Tribunale di Roma, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, salvo poi rendere spontanee dichiarazioni sostenendo di avere sempre e solo millantato e che in realtà era solo un modo per racimolare qualche soldo, consegnando, in realtà, a chi pagava, informazioni senza fondamento. Una versione priva di alcuna credibilità che non ha convinto affatto gli inquirenti: innanzitutto perché la Marianera prima di incontrare Luca Giampà al ristorante “il Fungo” e consegnargli le notizie ottenute era davvero stata in tribunale.

Ma anche perché lo scorso novembre 2022, parlando con il fidanzato su “Signal” per un altro “cliente” da controllare ed al quale il suo fidanzato De Vivo aveva chiesto 700 euro diceva: “Allora io lo faccio questo controllo, qualora dovesse uscire qualcosa di rilevante tipo… ovviamente una parte deve passare dì là” facendo così capire che la talpa veniva retribuita soltanto in caso di riscontro positivo, ossia quando emergeva che le intercettazioni erano in corso. E De Vivo rispondeva “Male che va a quello gli regali 200 piotte“.

Se queste notizie importanti e delicate venivano rivelate a una ragazza di soli 29 anni. Se una praticante legale che non aveva neanche superato l’esame da avvocato (era stata bocciata agli esami a Catanzaro) era stata capace di ottenere informazioni così delicate, è legittimo e normale chiedersi quanti criminali ben più “strutturati”radicati” nel sistema legale-giudiziario della Capitale saranno venuti a conoscenza dei segreti delle indagini? Se una talpa è ancora in servizio allora quanti procedimenti potrebbero essere state danneggiati o inquinati ? Sono questi i quesiti che magistrati ed investigatori attualmente si pongono nei corridoi della procura di Roma.

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