di Francesca Laura Mazzeo
ROMA – La sua storia inizia in Puglia, a Francavilla Fontana cittadina in provincia di Brindisi da cui i suoi genitori emigrarono negli anni ‘30 per sfuggire al regime fascista, trasferendosi in Francia ad Aix-en-Provence, dove il padre di Emanuel Ungaro riprese a fare il sarto: è dal suo papà che Emanuel, nato il 13 febbraio 1933 , aveva imparato a cucire.
Scomparso ieri all’età di 86 anni, viene oggi ricordato ed omaggiato come uno degli ultimi emblemi della Haute Couture più grandiosa e “tradizionale”. Proprio lui, che aveva fatto della rottura con i canoni del passato il proprio biglietto da visita, la base del suo “stile” personale. Non fu un caso quando nel 1965 dopo aver fondato la sua maison personale, nella sua prima sfilata di alta moda si rifiutò di inserire degli abiti da sera .
Malato da tempo, da due anni era “indebolito” si è spento nella serata del 21 dicembre nella sua casa di Parigi. Una fine senza clamore, come nel suo stile di vita, circondato dall’affetto della famiglia.
Ungaro spiegò a suo tempo la propria scelta con la volontà di essere un creativo del suo tempo, di disegnare per le donne del suo tempo. E così ha sempre fatto, è stato il primo ad utilizzare stampe anche in contrasto fra di loro, a realizzare dei mix vivaci per l’epoca fatti da motivi e colori, dando così vita a un’alta moda estremamente femminile, allegra, volutamente estremamente francese.
Egli stesso racconterà che fin da quando aveva sei anni era abituato ad avere in mano ago e filo, esperienza che gli venne utile quando si trasferì nel 1955 a Parigi, dove nel 1958 diventò l’assistente del maestro di tutti i maestri, Cristobal Balenciaga rimanendo al suo fianco per 6 anni. Decidendo che era arrivato il momento di una sua “maison” di moda. Ha vestito molte donne importanti, da Jacqueline Kennedy a Wallis Simpson, da Catherine Deneuve a Lauren Bacall, mentre la sua prima musa della quale è stato anche innamorato,è stata, l’attrice Ainouk Aimeé .
Alle stampe e ai colori che Ungaro amava tanto univa i volant, i drappeggi. I suoi vestiti sono spettacolari, scolpendo ed esaltando il corpo femminile. Abiti perfetti negli anni 80, periodo in cui il marchio esplode, diventando sempre più famoso e conosciuto, ben oltre il recinto della haute couture.
Al vertice della maison Emanuel Ungaro erano lo stilista e la moglie Laura Bernabei . Per spingere ancora di più la propria griffe, lo stilista firmò un accordo nel 1996 con Ferragamo per la produzione di accessori. Due anni dopo inizia un’insolita co-gestione assieme al suo ex-braccio destro Giambattista Valli: Ungaro si occupa della couture, Valli del prêt-à-porter, filtrando attraverso la sua visione i simboli della maison. Un esperimento che funzionò bene: ma Valli però abbandonò il proprio ruolo nel 2004 , secondo voci per dei dissapori con la moglie di Ungaro.. L’anno seguente Ungaro vendette la sua maison per 84 milioni di dollari all’imprenditore arabo Asim Abdullah, ritirandosi definitivamente dalle passerelle. Un’ eredità creativa quella lasciata da Emanuel Ungaro, finita con lui.
I suoi funerali si terranno domani mattina a Parigi.