ROMA – Nella notte, i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un soggetto accusato di usura aggravata e continuata e tentata estorsione commessa a Roma in concorso con un’altra persona indagata a piede libero.
L’attività investigativa condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Roma, coordinata dal Gruppo reati contro il patrimonio, usura ed estorsioni della Procura della Repubblica di Roma, e, ha fatto luce su un complesso e raffinato sistema usurario, con un giro d’affari di milioni di euro. Le indagini sono state avviate a febbraio 2017, a seguito della denuncia presentata ai Carabinieri di via In Selci da un imprenditore, operante nel settore della torrefazione del caffè, il quale, dopo aver subito per anni ogni sorta di vessazioni, ha deciso di denunciare i propri strozzini.
Le successive attività tecniche e gli accertamenti bancari e patrimoniali eseguiti hanno permesso ai Carabinieri di ricostruire la rilevante entità dei prestiti e dei rispettivi interessi usurari pretesi nel corso degli anni dallo strozzino e la sistematicità delle minacce subite dalla vittima in occasione del mancato pagamento delle rate mensili a fermo del capitale. L’arrestato, T.A. di 45 anni, unitamente al complice indagato in stato di libertà, ha elargito prestiti per centinaia di migliaia di euro. In cambio la vittima è stata costretta a rilasciare, quale garanzia, assegni – comprensivi dell’importo del prestito ottenuto e degli interessi sull’operazione – e a sottoscrivere scritture private attestanti falsamente la vendita di beni immobili o di opere d’arte di ingente valore. Le scritture private servivano a garantire il pagamento del prestito e a giustificare, agli occhi degli inquirenti, le transazioni di denaro tra l’usuraio e la vittima.
Indagini dopo la denuncia di un imprenditore
L’imprenditore, che opera nel settore della torrefazione del caffè, si era rivolto ai Carabinieri dopo aver subito minacce e vessazioni per anni. Come garanzia, tra l’altro, sarebbe stato costretto a rilasciare assegni comprensivi dell’importo del prestito ottenuto e degli interessi sull’operazione ed a sottoscrivere scritture private per la vendita di beni immobili o di opere d’arte di grande valore. Le scritture private, secondo gli inquirenti, servivano a garantire il pagamento del prestito e a giustificare le transazioni di denaro tra il presunto usuraio e la vittima.
A fronte di un prestito iniziale di 630.000 euro, la vittima ha elargito, in sei anni, la somma di 4.246.000 euro circa, pari all’interesse complessivo del 673,97% circa (interesse annuo del 112,33% circa). Nel momento in cui la vittima non è riuscita, a causa delle difficoltà economiche, a corrispondere gli interessi pattuiti, lo “strozzino” è divenuto proprietario dei beni promessi al momento del prestito, dando esecuzione ai fittizi contratti di compravendita; nel contempo, ha promosso azioni legali sulla base degli assegni in suo possesso, determinando così il fallimento o il pignoramento di beni a danno dell’ imprenditore usurato.
L’indagine ha portato alla luce una vera e propria attività “professionale” di tipo familiare. La persona arrestata, infatti, dopo aver ereditato dal defunto padre vari titoli e crediti accumulati in anni di attività usuraria, ha tentato di incassarli minacciando in più circostanze la vittima che, ormai stremata, si è rivolta ai Carabinieri. Nel corso dell’indagine, oltre al denunciante, è stata individuata anche un’altra vittima dell’attività usuraria svolta dall’indagato, un noto gallerista d’arte romano che ha subito danni per milioni di euro, rischiando più volte la perdita della propria azienda.
Sequestrati anche dieci quadri
Nel corso dell’operazione, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo nei confronti di due terreni edificabili siti a Roma e a Paliano (FR), del valore complessivo di circa 7 milioni di euro, appartenuti alla vittima ed ora intestati all’usuraio e al suo complice. Nella fase di esecuzione della misura cautelare, i Carabinieri hanno sequestrato 10 quadri di pittori contemporanei, sui quali verranno svolti approfondimenti in ordine all’autenticità e provenienza. I beni sequestrati sono considerati il profitto dei reati di usura ed estorsione contestati nel provvedimento cautelare.