di ANTONELLO de GENNARO
Come era facilmente prevedibile è arrivata un’ unica offerta per la gestione dei prossimi 8 mesi, cioè sino al 31 luglio 2011 , presentata dalla società Ledi s.r.l. ( Gruppo Ladisa) controllata dagli imprenditori della ristorazione Sebastiano e Vito Ladisa, notoriamente molto “vicini” a Michele Emiliano. Per dovere di cronaca giornalistica infatti dobbiamo ricordare che Emiliano e Vito Ladisa sono indagati dalla Procura di Torino (a cui la Procura di Bari ha inoltrato il fascicolo per competenza territoriale) per un pagamento non effettuato da Emiliano alla società di comunicazione Eggers di Torino che curò la su campagna elettorale per le primarie del Pd del 2017 quando il governatore pugliese si candidò alla segreteria nazionale contro Matteo Renzi ed Andrea Orlando.
Fra i particolari che emerse dall’indagine che aveva condotto nell’aprile 2019 le Fiamme Gialle negli uffici della Presidenza della Regione Puglia per acquisizione di documenti e dati e nella stessa azienda Ladisa, i cui uffici sono stati perquisiti perché nell’inchiesta è indagato l’amministratore Vito Ladisa, era stata propio la “vicinanza” con il governatore Emiliano.
Come scriveva il quotidiano La Repubblica nella sua edizione barese “La Gdf era alla ricerca di “finanziamenti, contributi regionali, contratti di appalto, delibere e determine” e di documenti relativi alla registrazione nelle scritture contabili della fattura dell’ottobre 2017, dell’importo di circa 59 mila euro, emessa dall’agenzia di comunicazione torinese Eggers 2.0 nei confronti di Ladisa”.
La perquisizione della Guardia di Finanza portò anche a sequestro di documenti. Il sospetto degli inquirenti è che ci sia un collegamento tra il pagamento della Ladisa di una fattura alla Eggers (che vantava un credito nei confronti di Emiliano di cui aveva curato la campagna elettorale per le primarie del Pd del 2017, senza essere stata pagata ” ) e eventuali rapporti di lavoro delle aziende pugliesi che hanno poi pagato quel debito e la Regione Puglia. I finanzieri stanno ricostruendo, infatti, anche i rapporti tra l’imprenditore barese con il presidente Emiliano nonché con alcuni dei suoi collaboratori e con il titolare della società di comunicazione, Pietro Dotti.
Nel provvedimento del gip di Bari Antonella Cafagna su richiesta del procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e del sostituto Savina Toscani, della Procura di Bari comparivano i nomi dei cinque indagati: oltre ad Emiliano, accusato di “abuso d’ufficio“, “induzione indebita a dare o promettere utilità” e “concorso in reati tributari” appunto quello di Vito Ladisa. Coincidenze ?
La gestione provvisoria per 8 mesi dei Ladisa si svolgerà in attesa dell’asta fallimentare, dove si faranno i veri “giochi” per determinare il futuro del giornale barese, motivo per cui onestamente viene da sorridere nel leggere i soliti patetici trionfali…. comunicati sindacali.
“Sarà, inoltre, necessario rimboccarsi immediatamente le maniche per mettere a punto un piano industriale di rilancio che assicuri sostenibilità, tuteli l’occupazione valorizzando le professionalità e faccia crescere l’offerta informativa del giornale” scrivono in una nota congiunta, la FNSI-Federazione Nazionale della Stampa italiana e le Associazioni regionali di Stampa di Puglia e Basilicata: “Va potenziato il legame della testata con i singoli territori della Puglia e della Basilicata, che le gestioni del passato hanno mortificato e impoverito“.
I Ladisa grazie alla loro offerta hanno evitato per solo per i prossimi 8 mesi il licenziamento degli 147 dipendenti, che hanno non poche responsabilità nel fallimento del giornale con una massa di oltre 50 milioni di euro dei debiti. Qualcuno dovrebbe ricordare ai sindacati che il giornale lo scrivono i giornalisti, e che i lettori comprano in edicola i quotidiani per leggere delle notizie di loro interesse.
Se le vendite sono calate, scendendo a circa 10 mila copie al giorno (in un bacino di oltre 6 milioni e mezzo di potenziali lettori), non è certo colpa di chi gestiva il giornale, cioè l’editore, ma a parer mio di chi lo scriveva e confezionava giornalisticamente. A partire dall’attuale Direttore Giuseppe De Tomaso che si era dimesso, convinto di potersene andare in pensione, e rientrato poche ore dopo dietro la sua scrivania quando si è accorto che non poteva ottenere la pensione !
Non vogliamo certamente difendere l’editore Mario Ciancio di Sanfilippo, che qualcuno ha dimenticato, è stato a lungo presidente della FIEG la Federazione Italiana degli Editori dei Giornali, ma soltanto auspicare che un buon approfondito esame di coscienza dovrebbero farlo per primi i giornalisti della Gazzetta a partire dal loro direttore Giuseppe De Tommaso , plurindagato attualmente sotto processo penale a Bari, e quel giornalista-sindacalista che si è fatto una società privata (come documentato da questo giornale) per “arrotondare” le proprie entrate sottraendo potenziali entrate pubblicitarie alla Gazzetta del Mezzogiorno dirottate a Radio Cittadella una semi-sconosciuta emittente radiofonica in quel di Taranto.
L’aggiudicazione all’esito della scadenza del bando cui è pervenuta una sola offerta, è stata correttamente gestita dai curatori fallimentari della procedura, il prof. Michele Castellano ed il dott. Gabriele Zito, che hanno dovuto “battagliare” persino con la Sovraintendenza di Bari che voleva avere voce in capitolo, è avvenuta alla presenza dell’amministratore unico della società del Gruppo Ladisa, il dott. Franco Sebastio, ex procuratore capo a Taranto, e successivamente assessore alla legalità del Comune di Taranto salvo essere poi vergognosamente “rottamato” e rimosso dal suo incarico dal Sindaco Rinaldo Melucci che gli ritirò la delega assessorile senza alcun valido motivo, mandandolo a casa.
La società del Gruppo Ladisa è stata assistita nell’intera operazione (che è consistita nel presentare un’offerta) dagli advisor legali prof. avv. Vincenzo Vito Chionna e prof. avv. Michele Lobuono oltre che dagli advisor lavoristici avv. Gianni Di Cagno e avv. Fabio Di Cagno (legali dello Studio Polis di Bari ) e dall’advisor finanziario dott. Ignazio Pellecchia “scongiura l’estinzione del più antico e seguito quotidiano di Puglia e Basilicata oltre che il licenziamento di 147 dipendenti che sarebbe ineluttabilmente conseguito alla cessazione dell’esercizio provvisorio fallimentare già decisa dal tribunale a decorrere dal 20 novembre 2020” scrive oggi la Gazzetta del Mezzogiorno sul suo sito online.
Martella: ora si costruiscano le condizioni per il rilancio del giornale
“Abbiamo seguito fin dall’inizio e costantemente la vicenda della Gazzetta del Mezzogiorno e salutiamo con favore l’aggiudicazione del bando per il fitto di ramo d’azienda e il raggiunto accordo sindacale che garantirà la continuità delle pubblicazioni di questa storica testata. La Gazzetta del Mezzogiorno rappresenta una realtà importante nel panorama editoriale e dell’informazione nazionale. Continueremo a seguire l’evoluzione della vicenda in vista del termine di luglio previsto per la vendita della testata, confidando che questo tempo serva a costruire le condizioni per il rilancio del giornale”. scrive in una nota Andrea Martella Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria e all’Informazione .
Sulla base di quanto indicato nel bando, adesso la Ledi ha tre giorni per riprendere le pubblicazioni della Gazzetta del Mezzogiorno , che da domani dovranno essere sospese, e 15 giorni per firmare il contratto.
Ma quello che vi abbiamo raccontato, state tranquilli sulla Gazzetta del Mezzogiorno e sui comunicati sindacali, non lo leggerete. I soldi a volte, sopratutto per chi è affamato, non puzzano…