di Paolo Campanelli
Lo spettacolo scritto, diretto e citato dal tarantino Massimo Cimaglia affronta i luoghi comuni quasi totalmente innegabili della città dei due mari, le sue origini spartane nascoste dietro gli stili di vita, le abitudini ed i modi di fare odierni, e per abbattere alcune delle negatività che comunemente vengono associate al territorio tarantino. Cimaglia ripercorre in maniera divertente ed ironica Taranto, i suoi abitanti e il suo dialetto, con aneddoti autobiografici, ricordi, racconto facendo scivolare lo spettacolo in un clima di grande divertimento ed allegria, ma nello stesso tempo compie un vero e proprio atto d’amore celebrato da chi ha lasciato la propria città ma non esita a manifestare con orgoglio il legame che lo lega la sua città: sì, sono di Taranto Taranto!
Perché il “tarantino di Taranto” anche linguisticamente e calcisticamente si pone in maniera dubbia: le “o” chiuse, l’aggressività nel parlare, il sognare la Serie B, la presenza dello stabilimento dell’ILVA… ma il tarantino è fatto anche di tradizioni di terra e mare, di bellezze naturali. Lo spettacolo teatrale infatti diventa l’occasione anche per chi non è tarantino di lasciarsi “prendere”, affascinare da una città tutta da scoprire e riscoprire, con un invito a visitare Taranto e ad apprezzarne la sua storia, il mare, l’enogastronomia.
Una città come non l’avrete mai sentita descrivere, la Taranto dei due mari, della bellezza del suo paesaggio e della provincia, una città dell’arte. Un monologo comico quello di Massimo Cimaglia scritto per entrare nel cuore anche di chi non è nato a Taranto, un vero e proprio atto d’amore per la sua città, una storia che viene raccontata con sottile intelligenza e condivisione che fa vivere Taranto “come un pezzo di noi stessi“, commentano gli spettatori uscendo dal teatro.
“Quasi sempre, parlando di Taranto, i più pensano alle cose negative, alla notorietà dell’ILVA, dell’inquinamento” dice Massimo Cimaglia che aggiunge ”Ma Taranto non è solo questo, e ha un tesoro nascosto che aspetta solo di essere portato alla luce, per questo ho fatto questo spettacolo”
Ed è giusto che si sappia, che il “non sembrare di Taranto” quasi fosse un complimento è un simbolo, che il tarantino è “tosto” fuori così come lo è dentro, ma che è sempre pronto ad essere ospite di chi si presenti alla sua soglia. Uno spettacolo teatrale che dopo essere già stato rappresentato a Taranto, è andato in scena a Bologna, dove ha riscosso un ottimo successo anche tra gli spettatori emiliani, e che dopo la sua permanenza al Teatro Manzoni di Roma, si trasferirà a Milano. I racconti e le riflessioni di Massimo Cimaglia nel suo viaggio verso Taranto, la città dei due mari, sono accompagnate dalle musiche di Fabio Lombardi, mentre “Terra mia” è interpretata da Domingo Stasi.