Domani 47 imputati, dei quali 44 persone fisiche e tre società, cioè Ilva spa, la Riva Fire, holding del gruppo, e la Riva Forni Elettrici , più di 100 avvocati, saranno in aula nel Tribunale di Taranto, chiamati a rispondere a seguito dell’inchiesta nota con il nome di “Ambiente Svenduto” in un rinvio a giudizio disposto lo scorso 23 luglio dal del Tribunale di Taranto, al termine dell’udienza preliminare. Prima udienza che sembrerebbe essere a rischio a causa di un difetto di notifica ad un imputato, complicazione che se non verrà risolta, potrebbe comportare in uno slittamento della prima udienza del processo dinanzi alla Corte di Assise di Taranto presieduta da Michele Petrangelo, a latere Fulvia Misserini e sei giudici popolari.
I reati contestati dall’ accusa, cioè dalla Procura della Repubblica di Taranto, che ha depositato una lista per ascoltare 179 testimoni, citando ben 31 imputati in procedimento connesso, per i quali gli imputati dovranno rispondere dinnanzi al Tribunale tarantino vanno dall’ associazione per delinquere finalizzata a vari reati, tra i quali il disastro ambientale, al getto pericoloso di cose, all’omissione di cautele sui luoghi di lavoro. Reati che avrebbero causato due morti bianche, all’avvelenamento di acque e sostanze alimentari , questi i principali reati.
“Ambiente Svenduto” potrebbe costituire il più imponente maxi-processo in materia ambientale in Italia, dopo ben sei anni di indagini, con oltre 1.000 costituzioni di parte civile. Un processo atteso dalla città di Taranto ed i suoi abitanti che pretendono ed hanno il diritto di capire chi è il stato il vero responsabile dell’ inquinamento ambientale nel territorio tarantino, e di poter vedere condannato coloro i quali non hanno fatto di nulla pur di evitarlo, pensando solo al profitto, calpestando le vite umane ed il diritto a lavorare senza dover rischiare la propria vita e salute nello stabilimento siderurgico di Taranto, che come ben noto è il più grande d’Europa.
Nicola e Fabio Riva (attualmente l’ unico detenuto) saranno processati, mentre il loro padre il “patriarca” della famiglia e del gruppo industriale lombardo, Emilio Riva, non ci sarà in quanto morto nell’ aprile 2014. Sul banco degli imputati sederanno anche un considerevole numero gruppo di dirigenti e fiduciari ILVA , fra cui spicca l’ex presidente dell’azienda ed ex prefetto di Milano, Bruno Ferrante, ai direttori dello stabilimento siderurgico tarantino, dall’ex responsabile rapporti istituzionali, Girolamo Archinà, ed un legale dell’ ILVA. A processo anche dei politici fra i quali spicca l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola (Sel) che dovrà rispondere del capo di imputazione di “concussione aggravata in concorso“, il suo compagno e di partito Nicola Fratoianni diventato deputato, ed un consigliere regionale del Pd, Donato Pentassuglia, entrambi accusati di “favoreggiamento personale“, il sindaco di Taranto Ippazio Stefano che risponde di “abuso d’ufficio“, l’ex presidente della Provincia di Taranto Giovanni Florido (che venne arrestato durante il corso delle indagini) e Michele Conserva ex assessore provinciale all’Ambiente che dovranno rispondere del reato di “concussione“. Imputati anche dei funzionari del Ministero dell’ Ambiente e funzionari regionali per l’Aia 2011.
Le tre società rinviate a giudizio Ilva spa, Riva Fire, Riva Forni Elettrici sono imputate per degli illeciti amministrativi. Cinque imputati sono stati giudicati e condannati dal gup dr. Gilli, con rito abbreviato. Tre anni e quattro mesi di carcere per l’ex consulente della Procura Roberto Primerano per “falso ideologico“, il sacerdote don Marco Gerardo, attuale parroco della Chiesa del Carmine di Taranto (che a breve dovrebbe lasciare) ed ex-segretario del Vescovo di Taranto, condannato a 10 mesi di carcere per “favoreggiamento“. Dichiarati assolti l’ex assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro, l’avv. Donato Perrini , che erano stati accusati di “favoreggiamento personale” ed il carabiniere Giovanni Bardaro accusato inutilmente di “rivelazione di segreti d’ufficio”.