A latere dell’incontro di commiato con l’ormai ex-comandante provinciale dei Carabinieri Daniele Sirimarco, che ritorna a lavorare negli uffici romani dell’ Arma , venendo sostituito dal nuovo comandante, il giovanissimo Colonnello Intermite proveniente dal Comando Generale dell’ Arma dei Carabinieri, il quale si trova già in città dallo scorso 1 settembre scorso alla guida del Comando Provinciale di Taranto, un pensionato dell’ ILVA, contitolare con le due figlie di un piccolo “negozietto” sottoscala di oreficeria, “tale” Marcello Perri componente di Giunta della Confcommercio di Taranto si è lamentato della sicurezza a Taranto, ignorando che dalle ultime rilevazioni della Direzione Investigativa Antimafia, la città di Taranto può considerarsi un’isola “felice” in materia di sicurezza sul territorio pugliese.
L’ “orafo-pensionato” Perri si è improvvisamente svegliato dal torpore che avvolge l’associazione da cui non pochi importanti gioiellieri del centro cittadino sono usciti, ed altri rifiutano di iscriversi proprio per la sua imbarazzante presenza, commentando i fatti di criminalità accaduti negli ultimi giorni che a suo dire “inducono i cittadini a chiedersi se Taranto possa ancora essere considerata una città dove è possibile uscire di casa senza correre il rischio di essere colpiti da un proiettile vagante” e che i commercianti “temono per la incolumità personale, dei dipendenti e dei propri clienti” chiedendo di essere ricevuti dal nuovo Questore di Taranto, il quale fa molto bene a tenere le dovute distanze, essendo stato bene informato sui comportamenti di reticenza avuti da alcuni commercianti che siedono nel direttivo della Confcommercio, i quali nel corso dell’ “inchiesta ALIAS” coordinata dal Procuratore Capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, dr. Cataldo Motta nella lotta alla criminalità organizzata, mentirono ai vertici della squadra mobile tarantina,
Accuse non infondate quindi, quelle degli uomini della Polizia di Stato, che hanno indotto il pubblico ministero dr. Alessio Coccioli della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Lecce – a richiedere il processo anche per i commercianti tarantini rinviati a giudizio.
Parliamo di Giovanni Geri titolare del noto negozio di abbigliamento “Lord ” riconfermato presidente della Federmoda-Confcommercio di Taranto ed a Giovanni Perrone componente della famiglia Perrone proprietaria della “Ferramenta Perrone”, famiglia di cui fa parte Angelo Perrone, a cui la Confcommercio di Taranto ha affidato la Presidenza della categoria “ferramenta & bricolage” . Sia Geri che Perrone, sono stati accusati dalla Procura Antimafia di “favoreggiamento all’organizzazione mafiosa“, reato punito con la reclusione fino a quattro anni . Non erano inventate le nostre cronache giornalistiche, quando a suo tempo (leggi QUI) raccontavamo le pesanti accuse mosse dal Procuratore Distrettuale Antimafia di Lecce dr. Cataldo Motta che accusò pubblicamente , in occasione della conferenza stampa per l’ “operazione Alias“, commercianti, imprenditori e politici tarantini, per non aver collaborato alle indagini svolte dagli investigatori della Polizia di Stato.
Vedere questi due signori ancora seduti nel Consiglio della Confcommercio di Taranto, come se niente fosse accaduto, dice tutto sull’aria di legalità che circola in un’associazione, i cui vertici e cioè il presidente Leonardo Giangrande ed il suo vice Aldo Manzulli, peraltro ci risultano entrambi iscritti nel registro degli indagati di alcune procure della repubblica. Ed hanno anche il coraggio di parlare di legalità !
Una cosa è certa: dal prossimo 3 novembre data in cui il colonnello Sirimarco lascerà definitivamente la città di Taranto, Giangrande, Basile e Manzulli, rispettivamente presidente e vicepresidenti della Confcommercio si sentiranno molto più soli…