di REDAZIONE POLITICA
Nei luoghi di lavoro i controlli sul Green Pass potranno essere effettuati anche in anticipo, ma non più di 48 prima dall’orario di entrata in servizio del lavoratore o della lavoratrice. La norma è contenuta nella bozza di Dpcm che punta a portare chiarezza a partire da venerdì 15 ottobre su uno dei punti più complicati dell’obbligo di certificazione verde nel settore pubblico e privato. Il provvedimento, alla firma del premier Mario Draghi, contiene sia le informazioni tecniche, che quelle logistiche e informatiche per la verifica dei Green Pass sia nella pubblica amministrazione che nelle aziende di piccole, medie o grandi dimensioni.
Il Dpcm che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato martedì affronta questi problemi che preoccupano lavoratori e datori di lavoro che dovranno obbligatoriamente presentare e verificare il Green Pass per accedere nei luoghi di lavoro da venerdì prossimo. Sempre oggi arriverà il via alle linee guida per il rientro dei dipendenti pubblici preparate dai ministri della Pubblica amministrazione e della Salute, Renato Brunetta e Roberto Speranza.
dpcm-per-adozione-linee-guidaNel Dpcm alla firma del premier si legge che “Per far fronte a specifiche esigenze di natura organizzativa, come ad esempio quelle derivanti da attività lavorative svolte in base a turnazioni, o connesse all’erogazione di servizi essenziali, i soggetti preposti alla verifica” possono richiederlo ai lavoratori “con l’anticipo strettamente necessario e comunque non superiore alle 48 ore, ciò anche in relazione agli obblighi di lealtà e di collaborazione derivanti dal rapporto di lavoro”, si legge nella bozza. Una tempistica, quella delle 48, in linea con la durata del Green Pass più breve. Per chi non è vaccinato, infatti, e si sottopone a un tampone antigenico la Certificazione verde ha una validità di appena due giorni. Da qui la necessità di non richiedere con troppo anticipo il Pass ai lavoratori per evitare che nel frattempo scada.
Il certificato verde potrà essere richiesto al lavoratore in anticipo per esigenze di organizzazione e pianificazione dei turni ma non oltre le 48 ore prima “ciò anche in relazione agli obblighi di lealtà e di collaborazione derivanti dal rapporto di lavoro”, si legge nel Dpcm. Tra le indicazioni c’è il divieto di conservare il Qr code contenuto nel gGreen Pass e rilevato dalle piattaforme digitali o dalle app durante la verifica quotidiana. Vietato espressamente anche l’uso per altri fini.
Per quanto riguarda il cosiddetto smart working, nel decreto si spiega: “Non è consentito in alcun modo, in quanto elusivo del predetto obbligo, individuare i lavoratori da adibire al lavoro agile sulla base del mancato possesso di tale certificazione”. In poche parole i lavoratori in smart working non devono necessariamente avere la certificazione verde (anche perché non è previsto un controllo in questo caso), ma la modalità da remoto non può essere un modo per eluderne l’obbligo.
Sia le aziende private che la pubblica amministrazione avranno disponibili app e piattaforme per il controllo del Green Pass. Non ci sarà solo la app VerificaC-19, attualmente utilizzata dai privati ad esempio all’ingresso di ristoranti e bar. Le piattaforme informatiche per la verifica automatizzata del Green Pass sono: Sdk, cioè Software Development Kit, un pacchetto di sviluppo per applicazioni rilasciato dal Ministero della Salute con licenza open source (cioè gratuita) che consente di integrare sistemi di controllo; il sito NoiPa, il portale Inps o altri sistemi operativi di gestione del personale di grandi amministrazioni pubbliche da almeno mille dipendenti o uffici dislocati su più sedi interagiranno con la Piattaforma Nazionale-Dgc (che è quella dalla quale i cittadini possono scaricare il Pass), tutte soluzioni utilizzabili per controllare la veridicità delle Certificazioni verdi.
In questa prima fase di applicazione del decreto, per andare incontro ai cittadini che hanno trovato grandi difficoltà per scaricare i Green Pass ed evitare il rischio di svuotare di personale aziende e uffici pubblici, saranno validi anche i Green Pass cartacei. Sempre dal decreto e come riportato anche tra le Faq del sito del Governo si legge: “Nelle more del rilascio e dell’eventuale aggiornamento delle certificazioni verdi Covid-19 da parte della piattaforma nazionale Dgc, i soggetti interessati possono comunque avvalersi dei documenti rilasciati, in formato cartaceo o digitale, dalle strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta che attestano o refertano” una delle condizioni necessarie che danno il via libera all’ingresso del posto di lavoro (vaccinazione, tampone o avvenuta guarigione dal Covid).
Le sanzioni previste
Ogni giorno di mancato servizio nel settore pubblico di chi non ha il Green Pass verrà ritenuta un’assenza ingiustificata, e quindi per quella giornata non verrà liquidata alcuna retribuzione. Inoltre per chi si presenta al lavoro senza il certificato verde, inoltre, è prevista una sanzione amministrativa da 400 a 3.000 euro. “Il quadro sanzionatorio sopra delineato non esclude, ovviamente, le responsabilità penale per i casi di alterazione o falsificazione della certificazione verde Covid-19 o di utilizzo della certificazione altrui”.