Si rinnova l’allarme in Bari dove sono a rischio i posti di 1.575 addetti, già ridotti attraverso bonus azienali, rispetto ai precedenti 1.700 dipendenti dell’impianto Bosch che produce da sempre pompe per i motori diesel, a causa della forzata transizione del settore automotive in favore del “full” elettrico, e nel caso della multinazionale tedesca la pressanti campagne euro-ambientaliste anti-diesel, che senza tener conto degli sviluppi green delle tecnologie fanno di tutta l’erba un fascio. Nell’incontro svoltosi a Bari alla presenza delle istituzioni locali e dei sindacati, la Bosch ha confermato quanto annunciato nel piano presentato nel 2022 con l’impegno a non dismettere dino al 31 dicembre 2027 lo stabilimento barese.
“La situazione nello stabilimento barese di Bosch è preoccupante. Con Regione Puglia e azienda le organizzazioni sindacali sono d’accordo per convocare un tavolo ministeriale per cercare di capire come usare al meglio le risorse del Pnrr e gli accordi di programma della Regione” ha detto Riccardo Falcetta segretario generale della Uilm Bari-Bat, al termine del tavolo regionale organizzato ieri al quale hanno preso parte le sigle sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil e Ugl. Per la Regione Puglia era presente il comitato Sepac e l’assessore regionale al Lavoro, Sebastiano Leo; per Bosch l’amministratore delegato di Bosch Italia, Renato Lastaria; e il responsabile delle risorse umane per l’Italia, Alessandro Brunelli. “La Regione – ha aggiunto Falcetta – si è resa disponibile a mettere in campo le risorse economiche necessarie per arginare una crisi creata da una transizione mal governata. Bosch, invece, ha detto che ad oggi non ha alcun prodotto da portare sullo stabilimento di Bari”. Il sindacalista ha aggiunto che “chi decide è la Germania e speriamo che con il tavolo ministeriale sia possibile sollecitarla perché ci dica cosa vuole fare dello stabilimento di Bari”. Al momento nel sito pugliese sono stati dichiarati 650 esuberi e sono utilizzati ammortizzatori che interessano “il 40% della forza lavoro”, aggiunge. Nel corso della mattinata una delegazione di lavoratori si è raccolta in presidio davanti alla sede del Consiglio regionale pugliese, mentre era in corso il tavolo.
L’impianto di Modugno nella zona industriale del capoluogo pugliese, si sviluppa su una superficie di circa 240 mila mq ed è composto dall’Area Produzione Tecnologie Diesel S.p.A e dal Centro Studi Componenti per Veicoli S.p.A. Tra i clienti principali dell’azienda rientrano il gruppo FCA, Mercedes, Opel, Renault, Nissan, PSA, Hyundai e Kia, nonostante tutto ciò sono stati dichiarati da tempo 700 esuberi nella forza lavoro, ed il quartiere generale della Bosch per trovare una soluzione aveva deciso di occuparne 200 nella produzione di e-bike. Ma il mercato non ha risposto e la domanda non ha rispettato le aspettative, risultanto inferiori del 50% facendo così scattare la cassa integrazione per none giorni al mese.
I sindacati hanno chiesto al governo l’immediata convocazione di un tavolo di confronto, sollecitando “la politica a supportare l’industria in generale” e conseguentemente in questo passaggio delicato anche la Bosch, in maniera tale che non si consumi un ennesimo dramma sociale. “O Bosch avvia una seria diversificazione produttiva, oppure lo stabilimento di Bari chiuderà” concludono i sindacati.
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