di Redazione Politica
Il premier Giuseppe Conte che non segue i consigli del comitato tecnico scientifico sulla necessità di un “lockdown solo parziale ed invece chiude tutto il Paese” e mentre gli italiani vengono fermati e mulati mentre corrono sulle spiagge deserte lui se ne va tranquillamente a casa della compagna-amante Olivia, pur essendo in realtà ancora regolarmente sposato con la moglie .
Conte che non segue i consigli del Comitato tecnico scientifico sulla urgenza e necessità di una zona rossa ad Alzano e Nembro, esita e e poi decide da solo, come ribadito più volte in diverse interviste.
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Agli inizi di marzo, dei due comuni della Val Seriana colpiti dal Covid19, la linea del premier è venuta fuori con chiarezza solo dopo la deposizione resa ai magistrati della Procura di Bergamo nell’ambito dell’inchiesta dove l’ipotesi di reato è epidemia colposa.
“Ho deciso io dopo un’attenta valutazione ispirandomi al principio di massima precauzione”, avrebbe messo a verbale dinnanzi ai pm, a cui avrebbe però anche detto di non aver mai ricevuto alcun verbale dal Cts.
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Nei giorni della discussa proroga dello stato di emergenza diversi “osservatori qualificati” – come scriveva Stefano Folli su la Repubblica – “hanno espresso tutta la loro inquietudine”. Sul Corriere della Sera il costituzionalista Sabino Cassese osservava che è buona norma “non abusare dell’emergenza” per evitare “l’accentramento di tutte le decisioni a Palazzo Chigi”. Dopo non poche tensioni politiche la discussione è stata almeno portata in Parlamento e il periodo di emergenza ridotto, dall’annunciato 31 dicembre, a metà ottobre.
Nei mesi del lockdown oltre a espressioni relativamente nuove come ‘distanziamento sociale’ o ‘dispositivi di protezione individuale’, gli italiani ha iniziato ad entrare in con fidenza con strumenti normativi d’eccezione come i celebri Dpcm, cioè i Decreti della presidenza del consiglio, con cui di volta in volta si stabilivano limiti e possibilità della vita quotidiana assediata dalla pandemia, ignorando il Parlamento.
In quest’inizio di agosto che vede l’indice di contagio risalire sopra il pericoloso 1 in dodici regioni, la novità è stata la desecretazione dei cosiddetti verbali del Comitato tecnico scientifico, grazie alle iniziative legali (osteggiate da Palazzo Chigi) della Fondazione Luigi Einaudi, che stanno facendo emergere e portare alla luce una pericolosa discrasia, anche in vista di una situazione analoga nella paventata seconda ondata di autunno, tra tecnici e politici, e nello specifico tra l’organo tecnico che il premier aveva allestito per essere ben consigliato in un contesto decisamente irrituale e drammatico e il premier stesso.
Discrasia che si è condensata in quella frase che allora suonava come una presa di responsabilità, lontana da rimpalli o viltà, e che oggi alla luce della documentazione rivelata dalla Fondazione Einaudi si illumina di una luce un po’ più sinistra.
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“Ho deciso io dopo un’attenta valutazione ispirandomi al principio di massima precauzione” ha rivendicato il premier Conte, dinnanzi ai pm a cui avrebbe però anche detto di non aver mai ricevuto alcun verbale dal Cts , diventando oggetto di attacchi proprio da quella parte politica il cui leader, esattamente un anno fa, dalle piste di una discoteca romagnola chiedeva “pieni poteri”. Il paradosso o la nemesi del Papeete sta emergendo, in quest’anno lungo e difficile, i pieni poteri in realtà li ha usati Conte.
Nei giorni della discussa proroga dello stato di emergenza diversi “osservatori qualificati hanno espresso tutta la loro inquietudine” – scriveva Stefano Folli su la Repubblica“. Sul Corriere della Sera il costituzionalista Sabino Cassese osservava che è buona norma “non abusare dell’emergenza” per evitare “l’accentramento di tutte le decisioni a Palazzo Chigi”. Dopo non poche tensioni politiche la discussione è stata almeno portata in Parlamento e il periodo di emergenza ridotto, dall’annunciato 31 dicembre, a metà ottobre.