ROMA – Beppe Grillo gioca a nascondersi nel tentativo di sfuggire alle proprie responsabilità. E lo da diverso tempo, e per la precisione almeno dal 2012. Infatti tutte le querele, denunce e cause civili per calunnia e diffamazione rimbalzano contro un sistema di scatole cinesi create proprio per sfuggire alle maglie della giustizia grazie alla confusione creata per mascherare l’effettiva titolarità del Blog.
Una cosa è certa e cioè che per individuare la reale titolarità del blog tra i più cliccate e politicamente attivi d’Italia occorre “andare alla ricerca del Sacro Graal», per dirla con l’avvocato Guido Scorza, uno dei più autorevoli esperti di diritto delle nuove tecnologie. Tutto nasce dalla vicenda portata alla luce da Francesco Bonifaci, avvocato, deputato e tesoriere nazionale del Partito Democratico con la sua querela conseguenti alle pesanti accuse rivolte al partito democratico per la vicenda petrolio e ministro Guidi di un anno fa.
Grillo fautore a parole della trasparenza e dell’onestà, con i suoi avvocati che hanno “contestato la riconducibilità ad esso del blog“, come si legge nella loro difesa. ha opposto un muro al rispetto della legge e della legalità. Grillo sostiene che “non è responsabile, né gestore, né moderatore, né direttore, né provider, né titolare del dominio, del Blog, né degli account Twitter, né dei Tweet e non ha alcun potere di direzione né di controllo sul Blog, né sugli account Twitter, né sui tweet e tanto meno su ciò che ivi viene postato”.
Difficile non dare ragione a Bonifaci quando parlando del comico genovese dice: ” scrive insulti e poi finge di non sapere chi è stato? Una sola parola: vergognati, caro Beppe Grillo. La tua difesa è ridicola, se vuoi parlare a milioni di persone abbine rispetto e assumiti la responsabilità delle cose che dici e scrivi di fronte a loro e di fronte alla legge. Noi andremo fino in fondo“.
Secondo Grillo i blog sarebbero come una community, dunque, in cui lui il capo dirige soltanto il traffico. Ma in realtà non è così. La vicenda giudiziaria che vede contrapposto l’on. Bonifaci e Grillo, non è la prima. A molmento è solo l’ultima. Da cui è emersa la questione dell’anonimato.
Primo punto. Il NIC, cioè il registro nazionale dei nomi a dominio (“Whois”) attesta che il dominio beppegrillo.it non è di proprietà del comico. “E’ dal 2012 che questa contraddizione si è manifestata”, ha dichiarato l’avvocato Scorza. “Cinque anni fa, un analogo processo si è tenuto a Modena perché è emerso che il sito è intestato allo sconosciuto signor Emanuele Bottaro, residente a Modena, almeno stando a whois.net». In quell’occasione, guarda caso, a difendere davanti ai giudici il signor Bottaro è stato l’avvocato del foro di Genova Enrico Grillo, cugino del più noto Giuseppe“.
Secondo punto. Di chi è la titolarità dei diritti d’autore del sito “Beppegrillo.it”. Incredibilmente il soggetto giuridico che riconduce a sé quei diritti è la Casaleggio Associati.. “Una eventuale azione risarcitoria non investe necessariamente il titolare di quei diritti, ovvero dei credits, come si dice in gergo – spiega Scorza – Ma a è pur vero che il titolare dei credits sta al blog come l’editore a un giornale“.
Ecco il passaggio in cui la Casaleggio si nasconde anch’essa sostenendo che sostiene che il gestore dei diritti d’autore non debba rispondere di tutti i contenuti pubblicati on line sul sito.
Terzo punto. L’aspetto sulla privacy è inquietante. Infatti cliccando sul link della pagina del leader Cinque Stelle per verificare chi è il reale “titolare del trattamento” del blog, il deus ex machina, del blog: è lui, Giuseppe detto Beppe Grillo . Ma quella titolarità Grillo in qualche modo la subdelega (illegalmente secondo noi) , alla società Casaleggio & Associati . “Titolare del trattamento ai sensi della normativa vigente è Beppe Grillo – si legge sul blog – mentre il responsabile del trattamento dei dati è Casaleggio Associati srl, con sede in Milano, Via G.Morone n.6“. Ed a questo punto come se non fosse già un grande casino, compare un terzo soggetto: l’Associazione Rousseau. che viene coinvolta nella vicenda con una confusione ai limiti della follia.
“I dati acquisiti – si legge – verranno condivisi con il “Blog delle Stelle” e, dunque, comunicati alla Associazione Rousseau, con sede in Milano, Via G. Morone n.6 (sede della Casaleggio & Associati n.d.r.) che ne è titolare e ne cura i contenuti la quale, in persona del suo Presidente pro-tempore, assume la veste di titolare del trattamento per quanto concerne l’impiego dei dati stessi“.
Non appena è esploso il caso, Ernesto Carbone deputato “renziano “del Pd ha pubblicato via Twitter uno stralcio del documento con cui Beppe Grillo, dopo fughe, strappi e polemiche interne aveva rivendicato la sua esclusiva potestà del sito, pur concedendo una pagina interna al Movimento: “Giuseppe Grillo, in qualità di titolare effettivo del blog raggiungibile dall’indirizzo www.beppegrillo.it, nonché di titolare esclusivo del contrassegno di cui sopra, mette a disposizione della costituita Associazione la pagina del blog www.beppegrillo.it/movimento5stelle. Spettano dunque al Signor Giuseppe Grillo titolarità, gestione e tutela del contrassegno, titolarità e gestione della pagina del blog”. A leggere bene sembrerebbe la rivendicazione autografata dal diretto interessato.
I suoi avvocati, di fronte all’ennesima querela però, dicono ora che non è. Sarà quindi anche in questo un giudice – e speriamo – una volta per tutte a scoprire e rivelare chi si nasconda realmente dietro il sito di Grillo. Di colui il quale vorrebbe dare lezioni ai giornalisti italiani. Dimenticando di essere un clown da palcoscenico, che è cosa ben diversa dall’essere un comico.