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26 Dicembre 2024 13:48

Ambiente Svenduto o deviato ? Un ex legale dell’Ilva, spiato al telefono con i suoi assisti: gli abusi di una procura “politicizzata”

Francesco Perli, avvocato amministrativista, è stato accusato per un’intercettazione falsa: trascrissero «inquinato» al posto di «impugnato»

A raccontare ieri l’ennesimo abuso della magistratura tarantina è la giornalista Valentina Stella, firma del quotidiano Il Dubbio (edito e di proprietà del Consiglio Nazionale Forense) che racconta che “L’ Avvocato Francesco Perli venne accusato per un’intercettazione falsa: trascrissero “inquinato” al posto di “impugnato”. Riuscì a ottenere l’originale e fece sentire in udienza l’audio della telefonata vera. Oggi è stato condannato a 5 anni per quella prova artefatta. Giustizia?»: così scriveva su X, ex Twitter, il 31 maggio 2021 l’attuale Ministro della Difesa Guido Crosetto.

Ma chi è l’avvocato Perli? È un noto legale amministrativista che fu incaricato dall’Ilva nel 2002 di assistere davanti al Tar e al Consiglio di Stato il consigliere delegato Fabio Riva e il direttore generale dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso per importanti questioni tecnico-giudiziarie. Vince numerose cause davanti ai tribunali amministrativi ma nonostante questo viene indagato nell’esercizio della sua funzione perché non avrebbe operato correttamente. Il contesto è quello del processoAmbiente Svenduto’, relativo al presunto disastro ambientale avvenuto a Taranto negli anni dei Riva, dal 1995 al 2013. Come sappiamo quel 31 maggio la battaglia giudiziaria fu vinta dall’accusa ma il 19 aprile ci sarà l’appello.

L’ avvocato Francesco Perli ha subito in primo grado una condanna a 5 anni e 6 mesi per associazione per delinquere e concussione. Ed ha rinunciato alla prescrizione (che non fa quasi nessun imputato !) per l’accusa di abuso di ufficio. Secondo la Procura di Taranto aveva rapporti diretti e non strettamente istituzionali con funzionari della Regione Puglia e del Ministero dell’Ambiente e avrebbe fatto pressioni per far ottenere all’azienda il certificato AIA (autorizzazione integrata ambientale). La difesa di Perli aveva fatto leva durante il processo su errori, anche clamorosi, nelle trascrizioni delle intercettazioni e su decine di sentenze ottenute dal giudice amministrativo che, avendo dato ragione a Ilva, per la difesa dimostravano come la via maestra scelta dall’azienda, attraverso Perli, per far valere le sue ragioni fosse quella, e non la “rete di relazioni” o le pressioni indebite esercitate da Perli.

Come spiega lo stesso Perli, assistito dagli avvocati Guido Camera e Giorgio Gallico, alla giornalista del Dubbio, “la sentenza di primo grado, per quanto riguarda la mia condanna, si sostanzia in una inaccettabile criminalizzazione del diritto di difesa”. Gli vengono chiesti i motivi e lui spiega: “sono stato intercettato per mesi mentre discutevo della strategia difensiva con i miei assistiti. Quelle trascrizioni effettuate dalla Guardia di Finanza sarebbero dovute essere rese inutilizzabili, invece sono state usate per costruire un sistema accusatorio evanescente, basato non su fatti ma solo su quelle intercettazioni“.

Perli aggiunge che “le mie affermazioni in dette intercettazioni sono anche state completamente distorte nelle trascrizioni. Quando poi abbiamo sentito l’integrale delle intercettazioni ci siamo resi conto che alcune parti mancavano ed erano state tagliate appositamente per dare tutt’altro significato alla conversazione“. Ma la circostanza più eclatante e vergognosa a nostro parere riguarda una intercettazione in particolare (la telefonata numero 10173): “in una trascrizione, utilizzata in giudizio dalla Procura, c’era scritto che io avrei ammesso “di aver inquinato gli atti del Comune di Taranto” mentre io avevo, riferito al mio cliente di “aver impugnato al TAR Puglia – Lecce l’ordinanza 04.06.2010 del Sindaco di Taranto che pretendeva di fermare o, comunque, di limitare fortemente, l’attività produttiva dello stabilimento ILVA”.

L’ avvocato Perli racconta inoltre chei pm presenti in udienza hanno sostenuto di non aver sentito la registrazione della copia forense dell’intercettazione fatta ascoltare in dibattimento dal mio legale. La coraggiosa Cancelliera della Corte, in udienza, ha invece dichiarato di averla perfettamente sentita, tanto da ricevere gli strali dei pm presenti, e da indurre anche la Corte a sospendere il processo, riunirsi in Camera di Consiglio e convocare immediatamente in udienza il perito che ha riconosciuto il grave errore commesso. Accanto a questa mia vi è stata un’altra conversazione erroneamente trascritta in danno del presidente della provincia di Taranto Giovanni Florido e dell’assessore Michele Conserva che, sulla base di tali errate prove, sono stati incarcerati e costretti alle dimissioni dagli incarichi pubblici che ricoprivano“.

La corte mandò a chiamare il perito in aula che confermò l’errore. L’audio si sentiva chiaramente e la cancelliera disse che si sentiva. I pm invece guarda caso….dicevano di non aver sentito niente. La presidente diceva in camera di consiglio valutiamo. L’avvocato Raffaele Della Valle difensore di Perli, già difensore di Enzo Tortora nel clamoroso caso di errore giudiziario di cui il presentatore è stato vittima, disse chiaramente che “la prova si forma in aula o si chiarisce in aula o non finisce qui“. Fece ascoltare l’audio in aula e fu proprio lui a chiedere di convocare il perito in aula.

Che quella dell’errore fosse la linea difensiva, è stato chiaro sin dalle prime battute della sua arringa: “L’avvocato Perli non è un faccendiere, la procura i faccendieri li deve cercare altrove. È un mio amico, un uomo che improvvisamente viene catturato in un ingranaggio e da nove anni è sotto processo. Io sono qui per cercare di aiutarlo anche moralmente: ha perso la moglie dal dolore, è un docente universitario, collaboratore dei più grandi e prestigiosi studi di Milano, distrutto, annientato. Ecco perché non posso accettare la tesuncola “Perli è prescritto”: prescritto un bel niente, andiamo a fondo! Perli è un imputato per caso, trascinato a giudizio per un refuso, e sono buono a definirlo tale“.

Inoltre, aggiunge l’ avvocato Perli ,da parte della Procura e del Collegio giudicante c’è stata una assoluta sottovalutazione del ruolo dell’avvocato amministrativista che ha la stessa dignità di quello penalista, e di tutte le sentenze passate in giudicato a favore dell’Ilva che io ho ottenuto, di certo non andando a pranzo con i funzionari del Ministero dell’Ambiente ma grazie al mio lavoro decennale. Ho prodotto una corposa documentazione durante il processo ma è stata completamente ignorata“. Infine, Perli racconta al Dubbio un altro episodio particolare: “Il giudice a latere dottoressa Fulvia Misserini che ha scritto la sentenza (con un anno e mezzo di ritardo) è la sorella dell’avvocato Giuseppe Misserini di Taranto che è stato mio avversario nella causa avanti il Consiglio di Stato. Non si profila una questione di incompatibilità ma almeno di inopportunità. Un giudice non solo deve essere imparziale ma deve anche apparire tale“.

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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