La relazione del Commissario Unico Stanco, presentata con le sue dimissioni, ha determinato il ritorno al centro del dibattito pubblico della complessa ed articolata vicenda dei Consorzi di Bonifica Pugliesi. Una vicenda, questa, che a fasi alterne si palesa, toccando picchi elevatissimi, ogni qualvolta una nuova valanga di cartelle esattoriali si abbatte su proprietari terrieri ed agricoltori. Come a tutti noto e come riportato dalla stampa, le opere di pertinenza dei consorzi, laddove realizzate, hanno dovuto attendere tempi biblici prima di diventare operative, altre sono rimaste incompiute. Lo “Stornara e Tara“, che ci interessa da vicino, ha una rete idrica di distribuzione colabrodo, determinando come inevitabile effetto un utilizzo dei servizi inferiore al 10% da parte del territorio.
I consorzi, nel tempo, si sono avvalsi del prezioso e competente apporto di elevate professionalità ingegneristiche, a cui gli stessi hanno dovuto rinunciare per effetto dell’applicazione di una politica di contenimento dei costi che non ha risparmiato neanche i consorzi. L’inevitabile riduzione della capacità progettuale ha determinato una sensibile contrazione dei finanziamenti che ha portato a sua volta ad un improduttivo e dannoso immobilismo. Per ANCE Taranto, senza cadere in facili tentazioni liquidatorie, è indispensabile operare per rinnovare organizzazioni giudicate come macchinose ed inefficienti, trasformandole con robuste iniezioni di competenze e managerialità in moderne agenzie capaci di assolvere a vecchie e nuove funzioni di presidio del territorio. In particolare il loro rilancio non può prescindere dall’attribuzione di tutte le attività di specifica pertinenza come il dissesto idrogeologico e la concreta possibilità di utilizzare per le irrigazioni le acque reflue.
Con la giusta attenzione alla promozione della progettualità ed all’efficienza delle azioni, ai profili economici e finanziari di una gestione che deve imprescindibilmente puntare all’equilibrio ed alla sostenibilità nel quadro della complessiva finanza pubblica regionale, si può impostare una seria azione riformatrice che non disperda, ed anzi valorizzi, quella matrice storica, culturale, economica ereditata dal periodo dell’Antica Roma.