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26 Dicembre 2024 01:26

Anche la Cassazione silura la riforma “grillina” sulla prescrizione

Forte anche il richiamo all'autonomia e alla indipendenza della magistratura, nelle parole importanti pronunciate dal Vicepresidente del CSM Ermini, impegnato a ridare quella piena credibilità all'organo di autogoverno. Secondo il Primo Presidente della Cassazione c’e’ il rischio di un “significativo incremento del carico penale (vicino sostanzialmente al 50%) che difficilmente potrebbe essere trattato a causa del venir meno delle prescrizioni che maturano in appello, circa 20-25mila processi l’anno.
Giovanni Mammone Primo Presidente della Cassazione 

ROMA – L’ “allarme prescrizione” è arrivato oggi inaspettatamente dal Primo Presidente della Cassazione Giovanni Mammone che ha spiegato che  senza correttivi si rischia un vero e proprio caos giudiziario,  in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario  svoltosi nell’Aula magna del “Palazzaccio”, alla presenza del  Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del presidente del Senato Elisabetta Casellati e del premier Giuseppe Conte e delle più alte cariche dello Stato.

Secondo il Primo Presidente della Cassazione c’e’ il rischio di un “significativo incremento del carico penale (vicino sostanzialmente al 50%) che difficilmente potrebbe essere trattato a causa del venir meno delle prescrizioni che maturano in appello, circa 20-25mila processi l’anno. Ne deriverebbe un significativo incremento del carico penale (vicino al 50%) che difficilmente potrebbe essere tempestivamente trattato” aggiungendo che “risulta pertanto necessario porre allo studio e attuare le piu’ opportune soluzioni normative, strutturali e organizzative tali da scongiurare la prevedibile crisi”.

Il Presidente della Cassazione Mammone ha spiegato che  “è necessario che le concrete misure acceleratorie vengano adottate non solo nella parte del processo successiva al primo grado, ora non più coperta dalla prescrizione, ma anche in quella anteriore, soprattutto nelle fasi dell’indagine e dell’udienza preliminare, in cui si verificano le maggiori criticità che determinano la dispersione dei tempi e la maturazione della prescrizione“, concludendo che “Il blocco della prescrizione prolungherà la durata dei processi; le vittime del reato vedrebbero prolungarsi i tempi di risposta della giustizia e del risarcimento del danno patito: è dunque auspicabile che intervengano concrete misure legislative  per accelerare il processo, la cui stessa conformazione dilata oltremodo i tempi“.

Nella relazione di Mammone messo in evidenza il valzer delle cifre del pianeta giustizia, sempre in sofferenza nel nostro Paese, in cui pendono oltre 3 milioni e 312mila cause civili pendenti, con durata dei processi non adeguata ai parametri della Corte europea ed “alle attese del mondo economico”.

Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione Giovanni Salvi nel corso del suo intervento ha detto che “L’inaugurazione dell’anno giudiziario è stata una importante occasione per ribadire alcune emergenze,a partire dalla necessità di un impegno senza quartiere per contrastare corruzione, mafie e la loro penetrazione nell’economia legale” .  L’allarme del procuratore generale della Corte di Cassazione sulle politiche dell’immigrazione è chiaro e diretto: “Mentre da anni sono chiusi i canali di ingresso legali e ormai non viene nemmeno più redatto nei tempi prescritti il decreto flussi, la cessazione dell’accoglienza e delle politiche di inserimento creeranno tra breve un’ulteriore massa di persone poste ai margini della società, rese cioè clandestine. Ciò deve essere evitato per molte ragioni, ma per una sopra ogni altra: rendere il nostro Paese ancora più sicuro”.

“Affidare esclusivamente al diritto penale i valori della società reca rischi preoccupanti”, ha aggiunto Salvi: dalle sentenze si esigerebbe  che “veicolino contenuti ritenuti “giusti”» perché ricavati dalla discussione mediatica e si rischia di  spostare le politiche» ai “soli risvolti punitivi”. «La tentazione del governo della paura ha riflessi anche sul pm, e dal desiderio di  rassicurazione sociale  a  proporsi come inquirente senza macchia e senza paura, il passo non è poi troppo lungo“.

Sul problema della prescrizione che  da settimane divide e contrappone persino gli stessi partiti della maggioranza, il procuratore generale Salvi ha ricordato che si tratta di “un istituto di garanzia correlato all’inerzia dei pubblici poteri e alle loro inefficienze, a presidio del diritto all’oblio, che tuttavia non è assoluto e non è senza bilanciamenti”. Bisogna quindi “operare per respingere gli effetti negativi di una prescrizione che giunge mentre è intenso lo sforzo di accertamento della responsabilità, preservando al contempo il valore di garanzia dell’istituto”.

Sui doveri del magistrato, di cui il Procuratore Generale della Cassazione è una sentinella in quanto titolare  insieme al ministro della Giustizia dell’azione disciplinare nei confronti delle toghe, la relazione di Salvi ha affrontato un altro argomento di grande attualità: la comunicazione dell’attività giudiziaria da parte dei capi degli uffici, e in particolare dei procuratori. I quali danno notizia di arresti e indagini in una fase preliminare del procedimento, cioè “quando ancora il contraddittorio non è pieno e un ruolo dominante è svolto necessariamente dal pubblico ministero” .

Un’informazione inevitabilmente di parte, un tema che anche di recente ha suscitato dibattiti e polemiche, e Salvi non si sottrae richiamando i pm al principio secondo cui “l’informazione non è resa nell’interesse del magistrato o della Procura; è un dovere di ufficio e il pm deve attenersi ai doveri di riservatezza e correttezza, come manifestazione e riflesso della imparzialità e della indipendenza“. Ne consegue  che l’utilizzo di  “toni enfatici, tali da generare nell’opinione pubblica la convinzione della definitività dell’accertamento, sono professionalmente inadeguati e lesivi dei diritti degli indagati. La semplificazione della comunicazione rischia di generare il sospetto che non la fiducia della pubblica opinione sia ricercata, ma il suo consenso. E questo sarebbe la fine dell’indipendenza del pubblico ministero”.

L’intervento del procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi non ha risparmiato la crisi che l’estate scorsa ha travolto il Consiglio Superiore della Magistratura , con il “caso Palamara” che ha portato alla sostituzione del Pg della Cassazione, di cui lui ha preso il posto, ed alle   dimissioni di cinque consiglieri . Salvi ha ricordato le azioni disciplinari avviate, ma sostiene che “limitare la risposta istituzionale alle sole sanzioni amministrative, sarebbe un segno di incomprensione  di quanto avvenuto” . “Il controllo disciplinare dell’attività dei magistrati, sia nell’ambito del loro lavoro che fuori, è fondamentale per contribuire Allo svolgimento corretto della funzione giudiziaria” ha aggiunto il procuratore generaleMa va esercitato con grande attenzione, perché in moltissimi casi le denunce disciplinari arrivano da privati che hanno il solo scopo di «punire il magistrato sgradito e magari liberarsene“.

Si spiega così il dato statistico per cui  a fronte di 1.898 notizie di interesse disciplinare arrivate in Cassazione, che sono in costante aumento negli ultimi anni, sono stati 156 i procedimenti aperti nel 2019 , anche questi in aumento rispetto agli anni precedenti. La metà delle incolpazioni (per la precisione il 50,8 per cento) riguarda le violazioni del dovere di correttezza, il 37, 4 per cento della diligenza e l’11,8 per cento comportamenti al di fuori dell’attività giudiziaria.

Forte anche il richiamo all’autonomia e alla indipendenza della magistratura, nelle parole importanti pronunciate dal Vicepresidente del CSM David Ermini, impegnato a ridare quella piena credibilità all’organo di autogoverno minata dalle vicende opache emerse qualche mese fa e da un deteriore correntismo, che impone anche nuovi meccanismi di elezione dei membri togati. “Serve prudenza  e sobrietà anche nell’uso dei social da parte delle toghe”, ha sostenuto Ermini che dopo la bufera dell’inchiesta di Perugia  ha chiesto loro “un comportamento esemplare e irreprensibile anche nella vita privata”.

La relazione del Primo Presidente Mammone e l’intervento del Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Mascherin, hanno riproposto, tra l’altro, l’urgenza di una riforma del processo penale che garantisca davvero tempi certi e rapidi ai processi. Ma hanno chiaramente fatto emergere anche tutti i rischi insiti nella riforma Bonafede sulla prescrizione, che non è affatto quel fattore di civiltà di cui ha parlato il Ministro.

“Per questo, per il Pd, è necessario al più presto portare in Consiglio dei Ministri la riforma del processo penale e insieme giungere come maggioranza  ad una modifica vera della legge sulla prescrizione, per giungere ad una sintesi che tenga conto delle ragioni serie di tutte le componenti” ha commentato il deputato Walter Verini, responsabile giustizia del Pd, presente oggi all’inaugurazione dell’anno giudiziario presso la Suprema Corte di Cassazione.

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione  ha detto : È noto a tutti che esistono divergenze, soprattutto per quanto concerne il nuovo regime della prescrizione entrato in vigore dal primo gennaio che io considero, personalmente, una conquista di civiltà. Ciò premesso, è in atto un confronto serrato all’interno della maggioranza per superare le divergenze e consegnare ai cittadini un processo idoneo a rispondere alle loro istanze di giustizia, garantendo tempi certi ed eliminando ogni spazio di impunità” aggiungendo   “Contemporaneamente ci stiamo confrontando su un progetto di riforma ordinamentale della magistratura che mira a rafforzarne l’autonomia e l’indipendenza incidendo, da un lato sulla recisione di ogni possibile commistione con la politica; dall’altro lato sulla necessaria eliminazione delle cosiddette degenerazioni del correntismo“.

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