Ritenendo infondata la notizia di reato, Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, dr.ssa Angela Salerno, ha condiviso ed accolto ieri la richiesta di archiviazione del procedimento penale a carico di Claudio Michele Stefanazzi, ex capo di gabinetto del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ed attuale deputato eletto nelle liste del Pd, di sua moglie Milena Rizzo e degli imprenditori baresi Sebastiano e Vito Ladisa.
Le indagini della Guardia di Finanza coordinate della pm barese Savina Toscano ipotizzavano le accuse dei reati di “truffa aggravata” ed “abuso di ufficio”, per la gestione di un Pfa (piano formativo aziendale) cioè di un corso di formazione negli anni 2016-2018 , finanziato dalla Regione Puglia e gestito, secondo l’accusa, da Milena Rizzo, moglie di Stefanazzi. I finanzieri perquisirono la sede della Ladisa e gli uffici di una società di formazione a Lecce dove si era svolto il corso alla ricerca di prove che non sono mai state nè reperite nè tantomeno accertate. Tutto si era svolto legalmente.
Il Piano Formativo Aziendale è uno strumento di finanziamento di iniziative di formazione della Regione Puglia a beneficio di tutte le aziende per la riqualificazione delle competenze dei propri lavoratori. Il bando in questione è a sportello, cioè non sottoposto a scadenze, e i requisiti di ammissibilità delle imprese sono: essere micro, piccola media o grande impresa secondo la definizione comunitaria; garantire il cofinanziamento obbligatorio a carico dell’azienda previsto nel bando; presentare la documentazione amministrativa e contabile prevista dal l’istruttoria (tra cui certificato antimafia); presentarla secondo le modalità telematiche previste dall’avviso. Tutti coloro che richiedono un PFA e che rispettano i requisiti menzionati, vengono finanziati. Tutta la documentazione relativa al piano, ovvero i calendari dell’attività di formazione, l’indicazione delle sedi di svolgimento, dei docenti, dei discenti, del personale coinvolto oltre alla descrizione del piano formativo e documentazione amministrativo/contabile sono inseriti e custoditi in una piattaforma informatica della Regione Puglia, quali atti pubblici. Contestare la effettività della attività formativa effettuata significherebbe coinvolgere nell’eventuale reato una miriade di pubblici funzionari.
“Stasera, appena rientrato come ogni sera a Lecce da Bari, sono stato raggiunto da una telefonata di un giornalista che mi chiedeva notizie di una indagine a mio carico e di una perquisizione avvenuta presso la sede della società dove lavorava, fino ad un anno fa, mia moglie. Non avendone avuto notizia mi sono informato ed effettivamente mi è stato riferito che, stamattina la Guardia di finanza si è recata presso la società. Ho cosi scoperto che io e mia moglie siamo indagati, senza però aver avuto alcuna notifica in merito. Io sarei accusato di essere “amministratore di fatto” della società. Ovviamente non sono mai stato amministratore di fatto di quella società. Ci mancherebbe” commentò a suo tempo con giustificata rabbia ed amarezza Stefanazzi.
Resta da chiedersi a quante indagini, perquisizioni inutili delle forze dell’ ordine disposte da qualche magistrato, dovremo assistere ? L’ atto giudiziario che riguardava Stefanazzi e sua moglie era avvenuto a 150 km da Bari, quindi commentò Romanazzi “esclusa la accidentale scoperta da parte di qualche passante occasionale, debbo constatare che, ancora una volta, la stampa viene a conoscenza di vicende che riguardano una sfera molto riservata della vita di ognuno di noi, prima dei diretti interessati”.
Adesso per fortuna con la riforma Cartabia verranno analizzate le indagini dei pubblici ministeri ed il numero dei processi portarti a termine con rinvio a giudizio, parametri sui quali si baseranno le valutazioni sull’operato delle procure. Ed i numeri non tengono conto della “cordata” o corrente di appartenenza…è arrivato il momento di valutare il lavoro ed i meriti dei magistrati, e non di che corrente sono !