Il ministro Maria Elena Boschi non ha alcun conflitto di interessi sulla vicenda del salvataggio della Banca Etruria. A sostenerlo è l’Antitrust, secondo quanto riferiscono fonti qualificate dell’Authority, in una risposta al deputato Alessandro Di Battista del Movimento Cinque Stelle , che aveva sollecitato un pronunciamento sulla vicenda.
La mozione di sfiducia respinta
Per il ministro delle Riforme è una specie di doppia vittoria in cinque giorni. Venerdì 18 dicembre la Camera dei deputati aveva respinto la mozione di sfiducia promossa proprio dal Movimento Cinque Stelle nei confronti del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi per la questione banca Etruria, uno dei quattro istituti che hanno visto azzerati i risparmi di coloro che avevano sottoscritto le obbligazioni subordinate. I voti a favore erano stati 129 , 373 i contrari. Il ministro aveva quindi ricevuto la piena fiducia. “Se fosse coinvolta la mia famiglia io mi dimetterei – era stata lapidaria nel suo discorso – Se mio padre ha sbagliato deve pagare, ma se ha sbagliato non può essere giudicato da un tribunale dei talk show”.
Il pronunciamento dell’Antitrust
Non ci sarebbe conflitto d’interessi perché l’Antitrust ha verificato che “non sussiste alcuna circostanza in basa alla quale il ministro abbia partecipato all’adozione di alcun atto con danno dell’interesse pubblico”. L’Autorità, sulla base delle competenze ad essa assegnate dalla legge Frattini del 2004, ha esaminato la posizione della Boschi per verificare in primo luogo la presenza del ministro alle riunioni decisive sul salvataggio delle banche, poi se gli atti (o le eventuali omissioni) del ministro abbiano avuto un “incidenza specifica e preferenziale” sul suo patrimonio (e su quello del coniuge o dei parenti fino al secondo grado) e infine se vi sia stato un danno per l’interesse pubblico.
Non fu presente all’approvazione del decreto
L’Antitrust nella risposta a Di Battista, esclude che il comportamento della Boschi possa rientrare nei due casi previsti dalla legge. Sul primo punto, quello riguardante l’incidenza sul suo patrimonio, l’Antitrust osserva che la Boschi partecipò solo alla riunione del consiglio dei ministri del 10 settembre, quando fu approvato lo schema preliminare del decreto legislativo 180 da inviare alle commissioni parlamentari per il parere previsto dalla legge. Il ministro non partecipò invece alle riunioni del 6 e 13 novembre nel corso delle quali il governo esaminò e approvò il decreto. E non avendo preso parte alle riunioni, stando alla legge sul conflitto di interessi al ministro, non può essere imputato un comportamento volto ad accrescere il proprio patrimonio.
Le altre osservazioni dell’Antitrust
Anche sul secondo punto, l’Antitrust «assolve» la Boschi: per parlare di danno pubblico, si osserva nella risposta a Di Battista, bisognerebbe che il ministro avesse compiuto atti idonei “ad alterare il corretto funzionamento del mercato”, circostanza che per l’Antitrust è palesemente non rinvenibile in questo caso. Un eventuale danno, sottolineano dall’Antitrust, potrebbe derivare unicamente dall’inerzia dei commissari speciali chiamati dal decreto legislativo approvato dal consiglio dei ministri a risanare le banche. Nella risposta al deputato M5s, l’Antitrust dà conto delle presenze del ministro Boschi nelle riunioni del consiglio dei ministri dove sono stati esaminati i provvedimenti legati al sistema bancario.
Sulla base dei dati ricevuti da Palazzo Chigi, l’Autorità segnala che Maria Elena Boschi non è stata presente alla riunione del 20 gennaio 2015 che ha dato il via libera al decreto numero 3/2015 sul sistema bancario; è stata invece presente nella riunione del 10 settembre 2015 che ha approvato lo schema preliminare del decreto legislativo numero 180 sulle banche (ma non ha poi partecipato alle riunioni del consiglio dei ministri del 6 e del 13 novembre nel corso delle quali quel decreto legislativo è stato esaminato e poi approvato); e , infine, non ha partecipato alla riunione del consiglio dei ministri del 22 novembre che ha approvato il decreto cosiddetto “salva-banche“. Per quanto riguarda invece la dichiarazione sulle attività patrimoniali del ministro Boschi e dei suoi familiari, l’Antitrust segnala che essa fu presentata il 21 maggio 2014 e non riportano il possesso di azioni bancarie della Banca Etruria (ma il questionario impone l’obbligo di dichiarare il possesso di azioni solo sopra i 50 mila euro)
Parere sulla base della legge Frattini del 2004
L’Antitrust ha emanato il suo pronunciamento in base alle legge Frattini del 2004 la numero 215. In particolare l’articolo 3 prevede che sussiste una situazione di conflitto di interessi “quando il titolare di cariche di governo partecipa all’adozione di un atto, anche formulando la proposta, o omette un atto dovuto, trovandosi in situazione di incompatibilità ai sensi dell’articolo 2, comma 1, ovvero quando l’atto o l’omissione ha un’incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del titolare, del coniuge o dei parenti entro il secondo grado, ovvero delle imprese o società da essi controllate, secondo quando previsto dall’articolo 7 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, con danno per l’interesse pubblico“.
Ma cosa aspettarsi cari lettori da una persona come il grillino Di Battista che ha avuto la propria educazione da un padre auto-dichiaratamente “fascista”. Ecco cosa diceva Vittorio Di Battista, padre di Alessandro Di Battista, al raduno del Movimento 5 Stelle a Imola, intervistato da Corriere Tv : “No di destra proprio no, sono fascista. È un’altra cosa“. Parlando poi del figlio, alla domanda se gli piacerebbe come ministro degli Esteri, Di Battista senior ha spiegato: “Io lo preferirei ministro dell’Interno, spero che possa diventare più cattivo del padre“. Occorre aggiungere altro…???