Nell’udienza preliminare svoltasi questa mattina il giudice Alessandra Romano, ha chiuso l’udienza preliminare del procedimento nel quale la Guardia di Finanza aveva portato alla luce delle manovre corruttive attuate da un cartello di imprese per poter pilotare e dividersi gli appalti dell’Arsenale militare di Taranto.
L’ inchiesta dei militari del nucleo di Polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza di Taranto si era nel febbraio 2020 fa con 12 misure cautelari ai domiciliari disposte dal giudice delle indagini preliminari su richiesta della Procura nei confronti di imprenditori ( o meglio “prenditori” ) , dipendenti dello Stato e ufficiali della Marina scoperti e coinvolti nell’inchiesta.
Quei provvedimenti vennero disposti a a seguito delle indagini con le quali la Guardia di Finanza accerto e contestò le manovre illegali messe in atto da un cartello di imprese che secondo gli inquirenti, avrebbero attuato un accordo al fine di pilotare l’assegnazione delle commesse della Marina Militare alle loro imprese ed escludere conseguentemente gli altri concorrenti. Un progetto illegale e truffaldino nel quale vennero affiancati da funzionari e ufficiali di Marina infedeli loro complici.
In avvio dell’ udienza preliminare odierna alcuni degli imputati ha preferito optare al ricorso a riti alternativi come l’ abbreviato ed il patteggiamento. La pena più pesante è stata decisa dal giudice nei confronti del tenente di vascello Antonio Di Molfetta condannato a quattro anni e mezzo di reclusione. Secondo l’ impianto accusatorio Di Molfetta, nello svolgimento del suo incarico di addetto all’ufficio “servizio efficienza navi” della stazione navale di Taranto, avrebbe consentito l’assegnazione di lavori ad alcune imprese coinvolte nella vicenda, ottenendo in cambio degli arredi e persino degli elettrodomestici. A carico di Di Molfetta è stato disposto l’obbligo di risarcire il Ministero della Difesa che si è costituito parte civile con 30.000 euro.
La giudice Romano ha poi condannato a quattro anni di reclusione l’imprenditore Daniele Guardascione e l’impiegato civile dell’ Arsenale Federico Porraro. Un anno e otto mesi di condanna nei confronti dell’ imputato Giovanni Pletto, ed un anno a carico del funzionario civile Giuseppe De Monte, accusato di aver sottratto delle vernici da un magazzino. Per questi ultimi due condannati la pena è sospesa.
Disposto il rinvio a giudizio di altri undici imputati fra i quali l’ammiraglio Cristiano Nervi, accusato di turbativa d’asta in relazione alla sola gara che venne bandita per i lavori sulla nave San Marco. L’ ammiraglio ha sempre negato le accuse a suo carico respingendo fermamente ogni contestazione e si è difeso durante l’udienza preliminare ribadendo la sua assoluta estraneità alle accuse facendo riferimento anche all’esito di due indagini condotte dall’ Anac che hanno confermato la regolarità delle gare d’appalto effettuate nel periodo in cui ricopriva l’incarico di direttore dell’Arsenale.
Per la cronaca l’ammiraglio Nervi nonostante le imputazioni ed il processo è stato promosso dalla Marina Militare per un incarico superiore, mentre il gip ha preferito rinviare al dibattimento processuale ogni chiarimento in ordine sua alla posizione processuale. Analoga decisione nei confronti degli imputati Armando De Comite, Alessandro Di Persio, Fabio Greco, Giona Guardascione, Pierpaolo Iaia, Giacinto Pernisco, Nicola Pletto, Angelo Raffaele Ruggiero, Vincenzo Vernaglione ed Antonio Sottile. Il processo prenderà il via il prossimo 4 dicembre in Tribunale a Taranto.