La vicenda ha preso il via nei primi mesi del 2014, a seguito di una dettagliato esposto pervenuto alla Procura della Repubblica in cui si esponevano forti dubbi sulla illegittimità della procedura adottata dai vertici dell’azienda per la gestione delle commesse funzionali alla manutenzione e alla gestione dei mezzi di trasporto pubblici del Consorzio. Nell’esposto si spiegava dettagliatamente le procedure con cui fosse stato adottato il sistema dell’affidamento diretto delle commesse quando l’importo dei servizi obbligava ai termini di legge il ricorso al bando pubblico.
Quanto denunciato ha attivato il conseguente iter investigativo della magistratura, che ha delegato la Digos della Polizia di Stato, i cui investigatori nei mesi scorsi, si sono presentati negli uffici della società del Consorzio ed hanno sequestrato tutti i documenti relativi agli appalti, vivisezionando la documentazione acquisita segnalando alla Procura una serie di anomalie nella gestione di quegli appalti. Dubbi sulla legittimità dell’operato, con l’indicazione dei responsabili delle procedure, sono quindi stati inseriti in una approfondita relazione informativa trasmessa agli uffici del pubblico ministero Maurizio Carbone.
Manutenzione, rifornimenti, commesse e forniture. che sarebbero state assegnate dal Ctp ad incarico fiduciario diretto, evitando illegalmente i previsti e dovuti (dagli importi) bandi pubblici. Un “sistema” illegale scoperto dagli uomini del dirigente della Digos, dr. Cosimo Candita e dal pubblico ministero Maurizio Carbone, che ha deciso di iscrivere cinque dipendenti della società pubblica nel registro degli indagati per dei presunti reati commessi di “abuso di ufficio” . Sembra quindi arrivato alla conclusione delle indagini il lavoro con il quale la procura ha verificato una serie di commesse presumibilmente illecite nell’attività del Consorzio trasporti pubblici. Dalla relazione della Digos, il pm avrebbe l’ipotesi di abuso d’ufficio, iscrivendo nel registro degli indagati i nomi di cinque persone, destinatari dei canonici avvisi di conclusione delle indagini preliminari, che consentono proceduralmente agli indagati la possibilità di richiedere il proprio interrogatorio e poter in quella sede giustificare il proprio operato ed eventualmente scagionarsi dalle ipotesi accusatorie.
L’inchiesta si è collegata inoltre ad un’altra in corso in cui sono stati verificati i compensi di alcuni dipendenti del Ctp, a seguito di un’ulteriore denuncia arrivata in Procura che è stata assegnata al sostituto procuratore Carbone motivo per cui il magistrato alcune settimane fa aveva inviato questa volta gli uomini della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Taranto per acquisire la documentazione relativa agli stipendi di alcuni funzionari.