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3 Luglio 2024 03:31
3 Luglio 2024 03:31

Appello “Ambiente Svenduto”: stop ai risarcimenti

"E' un processo illegittimo" sostengono gli avvocati Giandomenico Caiazza e Pasquale Annicchiarico il quale lo scorso 3 aprile ha depositato una nota tecnica evidenziando i contestati errori contenuti nella perizia epidemiologica disposta a suo tempo dalla Procura jonica.

Un vero e proprio colpo di scena nella seconda udienza del processo appello “Ambiente Svenduto” per il presunto disastro ambientale causato dall’ex Ilva di Taranto nella gestione Riva, in corso tribunale del capoluogo jonico a seguito dell’ordinanza emessa dal presidente della Corte, Antonio Del Coco, che ha sospeso l’esecutività delle provvisionali disposte con la sentenza di primo grado emessa il 31 maggio 2021 che prevedeva cinquemila euro per le parti civili costituite nel processo.

Le 31 parti lese adesso dovrebbero vedersi costrette a restituire gli assegni ricevuti appena ventiquattro ore prima dal Codacons, quale titolo di risarcimento del danno riconosciuto per le conseguenze sulla salute delle emissioni inquinanti della fabbrica, per una somma complessiva di 155mila euro. Nel frattempo il collegio difensivo continuano a chiedere il trasferimento del processo “Ambiente Svenduto” dal tribunale di Taranto a quello di Potenza.

APPELLO-AMBIENTE-SVENDUTO-16-MAGGIO-2024

“E’ un processo illegittimo” sostengono gli avvocati Giandomenico Caiazza e Pasquale Annicchiarico il quale lo scorso 3 aprile ha depositato una nota tecnica evidenziando i contestati errori contenuti nella perizia epidemiologica disposta a suo tempo dalla Procura jonica. “I giudici di Taranto sarebbero persone offese e danneggiate dal reato di inquinamento” afferma la difesa che ha citato l’articolo 11 del Codice di procedura penale, sostenendo che non sarebbe stata garantita l’imparzialità nel corso del giudizio.

L’ avvocato Caiazza che difendeva Girolamo Archinà, il responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva sotto la gestione del Gruppo Riva, deceduto un mese fa, contesta l’operato del Tribunale di Taranto: “Continuiamo su questa strada perché è stato celebrato un processo totalmente illegittimo. In questo procedimento ci sono parti civili e persone offese che sono magistrati e questo avrebbe imposto il trasferimento del processo a Potenza ai sensi del Codice di procedura penale. La cosa è ancora più grave perché tra questi magistrati – secondo noi senza possibilità di discussione – sono persone offese del reato di disastro in quanto fra gli abitanti del quartiere Borgo vi era anche la presidente del collegio giudicante. I processi vanno celebrati secondo legalità: se i processi hanno violato la legalità processuale bisogna annullarli“. .ì Una contestazione procedurale questa, già evidenziata nel corso dell’ udienza preliminare. “Bastavano pochi mesi e rispettare le regole – aggiunge l’ avv. Caiazza trasmettere gli atti al Tribunale di Potenza e iniziare il processo a Potenza nel rispetto della legalità. Non è mai rassicurante un giudice che vuole trattenere la decisione a sé a tutti i costi “.

Ma al momento è la questione del blocco degli indennizzi che fa discutere. Secondo il Codacons è “incredibile decisione della Corte d’Assise d’Appello di Taranto senza nemmeno consentire agli avvocati di discutere. Gli operai e i cittadini assistiti dal Codacons ormai i 5mila euro li avevano messi in tasca proprio il giorno prima della abnorme pronuncia della Corte, ottenuti come risarcimento per i danni ambientali e sanitari subiti”.

Il processo prosegue con la prossima udienza del 24 maggio. Fissate le altre date: 7, 14, 21 e 28 giugno e 12 luglio.

| © CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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