L’aula parlamentare di Montecitorio ha approvato questa mattina in via definitiva con 199 voti favorevoli, 102 voti contrari e nessun astenuto, il ddl Nordio di riforma della giustizia che ora è legge. Il ddl era già stato precedentemente approvato dall’aula del Senato con 104 voti favorevoli e 56 contrari. “L’approvazione di questo disegno di legge rappresenta una svolta nel rafforzamento delle garanzie per gli indagati e una mano tesa a tutti i pubblici amministratori, che non avranno più paura di firmare. Di questo importante risultato desidero ringraziare tutti i parlamentari, i colleghi di governo e l’intero staff del ministero” ha dichiarato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Il testo abolisce il reato di abuso d’ufficio e introduce novità nell’uso delle intercettazioni telefoniche e sul ricorso alla carcerazione preventiva. Il nodo della riforma che ha causato più discussioni e contestazioni, sopratutto da parte della magistratura, è l’abolizione del reato di abuso d’ufficio. Con il voto odierno quindi viene eliminato l’articolo 323 dal codice penale . Per il Guardasigilli si trattava solo di un “reato evanescente, che serve soltanto a intimidire i pubblici amministratori. Su circa 5 mila procedimenti pendenti in un anno le condanne si contano sulle dita di una mano, peraltro condanne collegate con reati connessi”.
La reintroduzione del peculato per distrazione
In merito all’abrogazione dell’abuso di ufficio ha fatto molto discutere la contemporanea reintroduzione del reato di peculato per distrazione all’interno del decreto svuotacarceri, che alcuni hanno visto come alternativa all’abuso di ufficio. Il nuovo reato prevede che “il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, li destina ad un uso diverso da quello previsto da specifiche disposizioni di legge o da atti aventi forza di legge dai quali non residuano margini di discrezionalità e intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni”
Gli inquirenti ed oppositori dell’eliminazione del reato di abuso d’ufficio ritengono che adesso diventeranno più complicate le indagini sulla classe politica e la pubblica amministrazione in quanto l’abuso d’ufficio è un reato “spia” di violazioni più gravi. I favorevoli tra i quali anche molti sindaci del Pd invece sostengono che in nove casi su dieci le inchieste per abuso d’ufficio si concludono con una assoluzione, ed in realtà generano la cosiddetta “paura della firma” che blocca molte decisioni da parte di chi lacvora nella pubblica amministrazione.
Sul tema si è espresso anche il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia: “La cosa che colpisce è che si abroga il reato di abuso d’ufficio e se ne introduce un altro, con decreto legge, che è il vecchio peculato per distrazione. Segno tangibile di una scelta infelice. Si corre ai ripari con un provvedimento normativo d’urgenza per introdurre una pezza per colmare quei vuoti di tutela che saranno creati dall’imminente abrogazione dell’abuso“
Stop all’uso distorto delle intercettazioni telefoniche
Il ddl Nordio interviene sulle intercettazioni telefoniche, a tutela in particolare delle persone che risultino estranee all’oggetto dell’indagine. Stabilite “alcune modifiche alla disciplina delle intercettazioni al fine di rafforzare la tutela del terzo estraneo al procedimento rispetto alla circolazione delle comunicazioni intercettate. In particolare, viene introdotto il divieto di pubblicazione, anche parziale, del contenuto delle intercettazioni in tutti i casi in cui quest’ultimo non sia riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”. Presente nel testo anche l’obbligo di includere nell’informazione di garanzia una “descrizione sommaria del fatto“, ad oggi non prevista.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio dopo l’approvazione definitiva del ddl alla Camera ha aggiunto: “Stiamo lavorando da tempo a una riforma organica delle intercettazioni per dare un’attuazione radicale all’articolo 15 della Costituzione che indica nella segretezza delle conversazioni l’altra faccia della libertà. Le conversazioni sono libere intanto che sono segrete, come il voto. Sono state fatte delle ironie sul fatto che io abbia detto che più o meno siamo tutti intercettati. Vorrei ricordare che in questo Paese sono stati intercettati persino dei presidenti della Repubblica“.
Informazione di garanzia
L’informazione di garanzia dovrà obbligatoriamente contenere una “descrizione sommaria del fatto”, oggi non prevista. E la notificazione dovrà avvenire con modalità che tutelino l’indagato
Processi di mafia e terrorismo
Il rischio di nullità era legato al fatto che la legge prevede che i giudici popolari non debbano avere più di 65 anni. Il ddl, con una norma di interpretazione autentica, stabilisce che il requisito anagrafico si riferisce solo al momento della nomina.
L’interrogatorio avverrà prima dell’arresto e non dopo
Altro capitolo importante della riforma sono le nuove norme sulla carcerazione preventiva. Ogni ordinanza di custodia cautelare dovrà essere decisa da un collegio composto da tre giudici (come avviene nel Riesame) e non dal solo Gip, come invece è avvenuto sinora. Una norma sicuramente garantista ma che rischia mettere in difficoltà quei tribunali più piccoli, dove il numero di «toghe» è limitato. Inoltre viene introdotto “l’istituto dell`interrogatorio preventivo della persona sottoposta alle indagini preliminari rispetto alla eventuale applicazione della misura cautelare”. In parole più semplici, se un giudice ha intenzione di arrestare un indagato deve prima sottoporre il sospettato a un interrogatorio di garanzia, e non più farlo dopo l’arresto, ad eccezione se ricorre il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o se si tratta di reati gravi commessi con l’uso di armi o con altri mezzi di violenza personale.
Le assoluzioni definitive ed inappellabili
Altro tema molto contrastato dalla magistratura è quello che riguarda l’impossibilità per l’accusa “di proporre appello avverso le sentenze di proscioglimento per i reati quelle contravvenzioni o delitti, insomma, che prevedono la citazione diretta a giudizio, che possono portare ad una pena massima di quattro anni, con l’aggiunta di una possibile multa”. Sparirà quindi per le sentenze di assoluzione che riguardano reati di “contenuta gravità” la possibilità per l’accusa di ricorrere in appello . Una strada questa che era già stata tentata in passato con la riforma Pecorella bocciata dalla Corte costituzionale. Potranno essere impugnate dal pm invece le assoluzioni per i reati più gravi, compresi quelli del Codice Rosso.
Limiti per i giornalisti
Novità anche per i giornalisti, che potranno pubblicare solo le intercettazioni il cui contenuto sia “riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”. I pm e i giudici dovranno stralciare dai brogliacci e dai loro provvedimenti i riferimenti alle persone terze estranee alle indagini. Anche questa norma ha avuto l’ok dalla Camera.
DDL-Nordio