ROMA – Una decisione a dir poco “vergognosa” ed allucinante quella della Commissione disciplinare umbra dell’Associazione Italiana Arbitri nei confronti di Elena Proietti, attuale assessore allo sport di Terni: “niente più tessera dell’Aia” . La Proietti era stata aggredita nel 2014 durante la partita di Prima Categoria giocata fra le squadre del Real Quadrelli ed il Trevana.
La Proietti allora direttrice di gara nel tentativo di mettere fine ad una rissa in campo, si beccò un pungo che le causò danni permanenti a un occhio e a un orecchio. Lo scorso novembre l’arbitro aveva attaccato pubblicamente l’Aia, accusando l’Associazione di averla abbandonata.
La decisione della Commissione disciplinare, fu quella di punire l’arbitro umbro per “aver parlato ai media senza chiedere alcuna autorizzazione all’Aia“. La Proietti però non ci sta e replica: “Ecco l’epilogo di questa tragicomica vicenda – scrive l’assessore su Facebook – in cui chi subisce una violenza non né può neanche parlare né denunciare pubblicamente. Dopo 15 anni di onorato servizio mi viene ritirata la tessera perché ho cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica contro la violenza sugli arbitri. Ad maiora“.
Il punto di vista della Commissione disciplinare invece è differente : “L’Aia fece quanto in suo potere per assistere la vittima. Non appare affatto credibile la versione dell’episodio fornita dall’associata ai mezzi di informazione” spiega la nota ufficiale. Per l’Associazione, Elena Proietti parlò ai media per farsi pubblicità: “Tenuto conto che le dichiarazioni sono state rilasciate a distanza di ben quattro anni dall’episodio – motiva la Commissione – il comportamento tenuto nell’intera vicenda dall’associata appare alquanto strumentale, dettato da fini personali e politici approfittando, nella circostanza, della discussione in atto relativamente ad un grave episodio di violenza accaduto nel corso di una gara del campionato di Promozione laziale“.
AIA_umbriaUna giustificazione ridicola considerato che la Proietti si è candidata nelle liste di Fratelli d’ Italia in Umbria e non nel Lazio, e quindi non si comprende quale sarebbe stato lo scopo strumentale.
Il nostro verdetto ? L’ AIA deve solo vergognarsi , come anche i magistrati che hanno archiviato per ben due volte la denuncia presentata dalla Proietti. Chissà come avrebbero giudicato, se il pugno in faccia se lo fosse beccato una loro collega-magistrato ? Ai posteri la facile sentenza