ROMA – Il Tribunale del Riesame di Taranto ha accolto ieri seppure parzialmente, il ricorso promosso dai legali di ILVA in amministrazione straordinaria. Per ripristinare la produzione viene disposto che vengano rispettate tutte le prescrizioni indicate nel luglio scorso dal sostituto procuratore della repubblica di Taranto dottoressa Antonella De Luca, e che siano rispettati i tempi indicati perentoriamente.
Il collegio del Riesame presieduto dal giudice Tiziana Lotito, a latere Giovanni Caroli e Paola DAmico ha accolto la facoltà d’uso richiesta dai legali di ILVA in amministrazione straordinaria condizionandola all’adempimento di tutte le prescrizioni contenute nel provvedimento del pubblico ministero nel settembre 2015 , nel quale veniva indicato un periodo massimo di 50 giorni. Quindi la ripresa dell’attività produttività di AFO2 potrà essere consentita esclusivamente dopo che saranno verranno ripristinate ed applicate tutte le condizioni di sicurezza dell’impianto, che al momento ne è sprovvisto. La facoltà d’uso può consentire ad ArcelorMittal di contare sulla produzione dell’altoforno AFO2, ma bisogna tenere sempre presente l’ordine di spegnimento disposto e non revocato dal pm De Luca.
La decisione del Riesame è collegato al rigetto del giudice Maccagnano della richiesta di facoltà d’uso avanzata nelle settimane scorse del legale della società ILVA in amministrazione straordinaria . Sempre lo stesso giudice aveva rigettato anche una successiva richiesta avanzata dall’azienda agli inizi di settembre , il cui obiettivo era stato, ancora una volta, quello di poter utilizzare l’altoforno AFO2. E più di qualcuno nel più totale riserbo e richiesta di anonimato, faceva notare che il giudice Francesco Maccagno fa parte della seconda sezione penale del Tribunale di Taranto, della quale è coordinatore il giudice (ex Gip) Patrizia Todisco che ha sempre manifestato le proprie posizioni a favore della chiusura dello stabilimento siderurgico di Taranto. Ma queste lo diciamo per motivi di chiarezza e correttezza, sono solo opinioni e voci raccolte in ambienti giudiziari.
La condizione fondamentale per evitare che l’altoforno AFO2 sia spento è collegata alla sicurezza dell’impianto ed all’attuazione di tutte le prescrizioni che, per la mancanza dei commissari straordinari in passato non erano state rispettate ed attuate . Proseguono quindi le procedure di spegnimento, sino a quando ARCELOR MITTAL non potrà dimostrare di aver messo in totale sicurezza l’impianto, e soltanto in questo lo spegnimento potrebbe essere evitabile, a prescindere dalla decisione adottata ieri dal Tribunale dell’ Appello in fase di riesame della vicenda.
Il Riesame infatti pur avendo accolto parzialmente l’istanza di ILVA in amministrazione straordinaria, non ha dimenticato di evidenziare la condizione dell’adempimento alle prescrizioni in tempi brevi, e quindi i lavori di adeguamento alle prescrizioni hanno una valenza prioritaria. Riuscire a mettere in sicurezza l’altoforno AFO2 in tempi brevi consentirebbe alla multinazionale franco-indiana di poter salvare l’impianto, mantenere nel livelli previsti dal proprio business plan la produzione, e conseguenzialmente migliaia posti di lavoro, nel pieno rispetto del contratto sottoscritto al Mise da ArcelorMittal.
In merito all’ordine di spegnimento, è evidente da parte della Procura di Taranto guidata dal procuratore capo dr. Carlo Maria Capristo, la totale assenza di una posizione di preclusione verso l’azienda siderurgica, come avveniva invece in passato, quando alcuni magistrati erano smaniosi di protagonismo mediatico alimentato dal servilismo di “pennivendoli & scribacchini” locali .
A questo punto è molto chiaro che una volta messo in sicurezza l’AFO2 nei tempi brevi indicati, l’ordine di spegnimento verrebbe revocato, essendo venute meno le contestazioni per il mancato rispetto delle prescrizioni. I commissari di ILVA in amministrazione straordinaria ed il management di ArcelorMittal dovrebbero quindi cominciare a darsi da fare immediatamente per evitare che venga disatteso, il termine dei 50 giorni.