ROMA – Si è tenuto ieri l’incontro periodico tra Arcelor Mittal, presente con l’amministratore delegato Jehl, ele segreterie nazionali e territoriali della Fim, Fiom, Uilm, sulla situazione dell’avanzamento degli investimenti e dell’AIA per lo stabilimento siderurgico di Taranto. Appuntamento ancora più importante e delicato, dopo l’annuncio la scorsa da parte dell’azienda dell’apertura della procedura di Cassa Integrazione per 1400 lavoratori del sito ionico.
Arcelor Mittal ha presentato in apertura, un quadro del mercato che fotografa la situazione attuale di crisi dell’acciaio generalizzato in tutt’Europa. In particolare, il calo del mercato auto (che per il gruppo rappresenta il 20% della produzione), a cui si somma la sovraccapacità dovuta ai dazi imposti dagli USA e dall’export della Turchia che è ora 5 volte superiore rispetto al 2016. A questo si sommano i costi energetici e delle materie prime in aumento rispetto alle previsioni. Per queste ragioni – ha spiegato l’azienda – il 6 maggio è stata annunciata una riduzione di 3 milioni di tonnellate nel gruppo e il 29 maggio una ulteriore riduzione produttiva negli impianti presenti in Francia e Germania. Ed è stato per questo – questa la spiegazione di Arcelor Mittal – che hanno avanzato la richiesta di Cassa per 1400 lavoratori.
Sul fronte degli investimenti per la messa a norma degli impianti seguono le scadenze come: coperture nastri trasportatori, parchi primari e secondari, demolizione Afo3, batterie 9 e 10 e appalti dei filtri Meros alla Primetals. Sui 2,3 mld di acquisti sono stati effettuati soltanto per il 15% da fornitori locali e si sta procedendo alla creazione del database delle aziende di appalto e dei dipendenti con i contratti applicati. Unica nota positiva il miglioramento dell’indice infortuni che passa dai 41 eventi di aprile 2019 ai 21 di maggio 2019.
Per Gianni Venturi, segretario nazionale della Fiom, “si è trattato di un incontro insoddisfacente. Alle difficoltà di mercato prospettate da Arcelor Mittal abbiamo opposto, come sindacato, un quadro di riferimento che a partire dal 6 maggio doveva esaurirsi con la mancata risalita produttiva a 6 milioni di tonnellate. Dopo 30 giorni Arcelor Mittal decide di ricorrere alla cassa integrazione ordinaria per 13 settimane per 1.400 lavoratori in una realtà dove già sono in cassa integrazione straordinaria 1.700 lavoratori, in ragione di una delicata e difficile transizione negli assetti proprietari e produttivi dell’ex Ilva”.
“In ragione di ciò abbiamo chiesto ad Arcelor Mittal di valutare e di riconsiderare la scelta – continua il segretario nazionale della Fiom – e contemporaneamente di richiedere un incontro urgente al ministero dello Sviluppo economico per la verifica e il rispetto dell’insieme degli impegni sottoscritti nell’accordo del 6 settembre: impegni che riguardano sia il versante del risanamento ambientale, anche alla luce della prospettata revisione dell’aia, sia gli impegni sui volumi produttivi e i livelli occupazionali dell’insieme della forza lavoro del gruppo. Con ciò intendendo la necessità di attivare immediatamente un tavolo sugli appalti, sui perimetri delle funzioni esternalizzate, sui contratti applicati ai lavoratori in esse impegnati e sulle condizioni relative alla loro salute e sicurezza.“
“Infine abbiamo chiesto ad Arcelor Mittal di avviare concretamente e urgentemente una fase di negoziazione aziendale per accompagnare attraverso di essa e delle risorse dedicate la riorganizzazione dei processi produttivi e il conseguimento degli obiettivi che in quella sede saranno definiti.” – ha concluso Venturi .
Il Segretario nazionale Fim-Cisl Valerio D’Alò con una nota spiega che “come Fim abbiamo evidenziato l’impatto negativo che l’annuncio della Cassa integrazione ha avuto sui lavoratori che vedono nella scommessa Arcelor Mittal un rilancio ma trovano, sebbene in condizioni di mercato e produttive inequivocabili, una ulteriore frenata. Si è così chiesto all’azienda di verificare se ci siano le condizioni per evitare il ricorso agli ammortizzatori sociali. Abbiamo chiesto che sia completato al più presto il numero delle assunzioni previste nell’accordo”.
“È sicuramente positivo che le opere di messa a norma degli impianti proseguano nelle scadenze previste – continua D’ Alò – ma ci teniamo a tenere alta l’attenzione su tutta una serie di manutenzioni ordinarie e straordinarie che sono ancora carenti. Non è più accettabile l’assenza di DPI o di pezzi di ricambio. Per noi va bene fare incontri di verifica, è un’apertura apprezzabile, ma serve anche la convocazione al MiSE, così come prevista nel testo dell’accordo, perché è importante capire come si procederà con il tema bonifiche nei siti di Genova e Taranto, su questo il Ministero è completamente assente, vertenze delicate come questa vanno seguite e verificate giorno dopo giorno non possono essere abbandonate a ogni giro di campagna elettorale“.
A fine riunione Arcelor Mittal ha affermato ancora una volta che, nonostante il periodo di mercato non favorevole, l’ex-Ilva rimane la principale scommessa del gruppo Arcelor Mittal in Europa .
Oggi le strutture territoriali di Taranto incontreranno l’azienda per la discussione di merito sulla Cassa integrazione per verificarne se ci sono opportunità per rivedere i numeri e limitarne l’uso dell’ammortizzatore.