ROMA – La scorsa notte si sono verificate tre esplosioni all’interno dell’impianto Idf a servizio del Convertitore 1 di Acciaieria 2 nello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto, che hanno causato numerosi squarci alle tubazioni della condotta di aspirazione del recupero gas. Per fortuna non vi sono stati feriti.
Il fatto è stato reso noto da fonti sindacali, che evidenziano come l’incidente sia avvenuto alla vigilia della fermata dell’Acciaieria 1 e del conseguente aumento della produzione per l’Acciaieria 2, che necessita di manutenzione.
L’azienda ha già annunciato una riduzione di personale da 477 a 227 unità a seguito della fermata dell’Acciaieria 1 , che determinerà la collocazione di 250 lavoratori in Cassa integrazione ordinaria (Cigo). La previsione di fermata dell’Acciaieria 1 è di circa 2 mesi, fino al 31 marzo 2020.
La multinazionale franco-indiana Arcelor Mittal ha riferito nei giorni scorsi alle organizzazioni sindacali che i nuovi assetti produttivi sono conseguenti ad “uno scarso approvvigionamento di materie prime e all’attuale capacità produttiva legata alle commesse“.
Per il segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto-Brindisi, Biagio Prisciano i fatti confermano le sue tesi: “Non sono trascorse nemmeno 48 ore dall’incontro con i vertici di ArcelorMittal, sulla decisione di fermare Acciaieria 1 e marciare a pieno regime con l’Acciaieria 2, ed ecco emergere le prime criticità“.
I coordinatori di fabbrica Fiom e Uilm con una nota precisano che “le deflagrazioni si sono verificate nei pressi del pulpito stiring, laddove c’è transito di personale per le normali attività di affinazione. L’Acciaieria 2, a conferma di quanto sostenuto da Fiom e Uilm nei giorni scorsi e verificato nel corso del sopralluogo effettuato ieri, non può sostenere l’aumento produttivo a 3 convertitori e gli ultimi episodi lo testimoniano“.
Fiom e Uilm chiedono ad ArcelorMittal di “tornare sui suoi passi e sospendere immediatamente la scelta unilaterale di fermare l’Acciaieria 1 in quanto, i continui rinvii e ritardi su manutenzione ordinaria e straordinaria determinano, in caso di aumento produttivo, situazioni di pericolosità sia dal punto di vista della sicurezza che dell’ambiente”.